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In un importante studio gli effetti della cannabis sui giovani

Il futuro in fumo

di Ferdinando Cancelli

Il quoziente intellettivo in fumo: il quotidiano "Le Monde" dell'8 settembre riprende i risultati di un importante studio pubblicato in rete il 27 agosto scorso dall'Accademia Americana delle Scienze (National Academy of Sciences) riguardante gli esiti delle ricerche sulle performance cognitive a medio e lungo termine di giovani che fumano cannabis, "la sostanza illegale più consumata al mondo". 1.037 individui nati tra il 1972 e il 1973 sono stati seguiti per due decenni da ricercatori neozelandesi e anglosassoni in uno studio che viene definito "prospettico", e qui sta la prima novità: finora sono stati molto rari gli studi che abbiano seguito appunto "in prospettiva" e per tanti anni un numero così elevato di persone.
Se da un lato ben noti erano gli effetti cognitivi del fumo di cannabis come disturbi della memoria, dell'attenzione, della concentrazione, mancanza di motivazione, dall'altro - sottolinea l'autorevole quotidiano francese - poco studiata era la vulnerabilità del cervello di un adolescente a questa droga. I dati impressionanti dello studio sono essenzialmente due.
In primo luogo è emersa una diminuzione della performance intellettiva misurata con il quoziente intellettivo fino a otto punti tra coloro i quali hanno iniziato a fumare cannabis più precocemente, cioè in età adolescenziale, per poi divenire fumatori abituali - "almeno quattro volte alla settimana" - per un lungo periodo. Di tale prestazione intellettiva inferiore si sono accorti non solo i ricercatori ma anche gli amici e i membri della famiglia dei ragazzi interessati.
Il secondo dato allarmante è che "l'arresto o la diminuzione del consumo della droga non ha potuto restaurare completamente le capacità intellettive". Detto in altri termini, il danno è risultato irreversibile e con ricadute importanti sulla vita quotidiana dei ragazzi.
L'interesse maggiore dello studio è infatti quello di aver dimostrato "l'interazione della cannabis con lo sviluppo cerebrale" che - ricordiamolo - è incompleto fino all'età di circa vent'anni. Se si pensa che, almeno in Francia, "il 24 per cento dei giovani di 16 anni ha fumato cannabis almeno una volta al mese nel 2011", è facile dedurre l'ampiezza e la gravità del fenomeno. E ciò senza contare che differenti studi hanno ampiamente documentato altri dati inquietanti.
Solo per fare qualche esempio, "il rischio di sviluppare una depressione è cinque volte più elevato in caso di abuso di cannabis nell'adolescente" scrive Amine Benyamina; "il rischio del manifestarsi di una sindrome ansiosa è doppio" negli stessi casi, scrive ancora Sandrine Cabut e anche gravi patologie psichiche come la schizofrenia sembrano comparire più frequentemente in chi utilizza questa droga spesso superficialmente ricordata come "leggera".
Dati come questi inducono a riflettere chi magari vive in una città più o meno grande e incontra spesso, anche nel proprio lavoro, i ragazzi. Se si pensa alla delicatezza del processo di maturazione personale di un individuo giovane non si può che rimanere sbigottiti pensando in quale mare di stimoli visivi, uditivi, affettivi e, a volte, tossici quest'ultimo si trovi a vivere continuamente.
Quale sarà l'esito di questo continuo stordimento a scopo per lo più commerciale al quale lo sottopone la nostra società? È probabile che gli effetti, spesso nell'indifferenza generale, vadano ben più in là di quanto non possa rivelarci il semplice esame del quoziente intellettivo e che segnino a fondo l'intero sviluppo della persona