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Il discorso del Pontefice
per gli auguri natalizi alla Curia

In difesa
della cultura umana

di Lucetta Scaraffia

Il discorso di Benedetto XVI per gli auguri natalizi alla Curia è un esempio perfetto di stile ratzingeriano. Insieme alle note più propriamente religiose - come l'invito a seguire Gesù che dice "venite e vedrete" rivolto a chiunque, interiormente, stia percorrendo una ricerca e un cammino verso il Signore - gran parte del testo è stato dedicato a temi che coinvolgono la società in generale, e gli argomenti usati appaiono ragionevoli, validi per tutti, credenti e non credenti. Sono soprattutto i temi sottesi alla questione della famiglia che, in realtà, non è solo "una determinata forma sociale", ma "la questione dell'uomo stesso". Infatti, le trasformazioni che la società postmoderna sta realizzando nei rapporti fra le persone, e in particolare sulla famiglia, non consistono solamente nell'allargamento dei diritti, nell'ampliamento della sfera della libertà di scelta, ma rappresentano una ferita alle dimensioni essenziali dell'esperienza umana. Perché ciò che è in discussione, quando si parla di matrimoni omosessuali, o della cancellazione della differenza dei sessi con l'imposizione della categoria del gender, è la visione stessa dell'essere umano, la concezione complessiva di umanità. E su questi temi il Papa interviene, guidando la Chiesa a prendere posizioni nette, coraggiose e impegnate sul piano intellettuale, dal momento che egli è profondamente consapevole del fatto che "chi difende Dio difende l'uomo".
Benedetto XVI, più di ogni altro Pontefice dei tempi moderni, sa bene che è necessario condurre anche una battaglia intellettuale per difendere un'idea di essere umano corrispondente alla realtà, alla verità, e che questa lotta va sostenuta insieme con tutti gli alleati possibili. E gli alleati ci sono: molti intellettuali laici, ma anche rappresentanti di altre religioni con i quali il dialogo - ripete ancora una volta il Papa - deve partire proprio da questioni culturali, e non dalle insolubili differenze teologiche.
Un dialogo che verte quindi intorno al condiviso senso di responsabilità nei confronti del destino umano. Proprio come quello che, nel suo discorso, Benedetto XVI intreccia con il gran rabbino di Francia, Gilles Bernheim, autore di una riflessione sul matrimonio omosessuale definita dal Papa non solo convincente dal punto di vista delle argomentazioni, che ampiamente condivide, ma addirittura "toccante". Egli si schiera quindi insieme a lui per salvare l'umanità da se stessa, dai pericoli che sta correndo nel seguire insensate e pericolose utopie.
Non è la prima volta che un Pontefice mette in guardia i contemporanei dai pericoli che le ideologie da loro abbracciate comportano, e che essi non vedono. Basti pensare alle denunce di Pio XI nei confronti dell'eugenetica, allora sostenuta da quasi tutti gli scienziati, anche cattolici: denunce poi confermate dalle terribili forme di selezione messe in pratica, non solo da parte del regime nazista. E come dimenticare a questo proposito le parole del vescovo tedesco von Galen contro l'operazione T4 voluta da Hitler per sterminare i malati mentali, nel silenzio di tutti gli altri Paesi? Poi, negli anni successivi, le denunce contro l'utopia comunista, considerata pericolosa da Pio XII non solo per i suoi aspetti di persecuzione religiosa, ma per gli effetti sulla condizione umana.
Si tratta di una difesa della cultura umana per quanto ha prodotto di più alto, spesso, ma non sempre, per ispirazione religiosa. Una difesa che si riallaccia all'esperienza iniziata dalla Chiesa antica che ha voluto e saputo trasmettere e conservare la cultura classica - anche se pagana - per difendere le creazioni più importanti dell'intelletto umano e offrire gli elementi su cui è stata poi costruita la civiltà occidentale. In questa antica e nobile tradizione si iscrive la voce di Benedetto XVI, capace di assumersi la responsabilità più alta: quella di essere la coscienza dell'umanità, di difendere la dignità dell'essere umano quale è stato creato da Dio a sua immagine e somiglianza, restituendo così alla Chiesa il suo grande ruolo culturale e morale. La vera novità sta nel riconoscere e nel valorizzare tutti gli alleati che incontra in questa battaglia e impostare su questa novità il dialogo fra le religioni, perché Papa Ratzinger sa che "questi sforzi possono avere anche il significato di passi comuni verso l'unica verità".