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La campagna elettorale segnata da una lunga scia di sangue

Obiettivo democrazia per il Pakistan al voto

di Gabriele Nicolò

Sono le elezioni generali più violente e incerte della storia recente del Pakistan. Il voto, che si tiene domani, sabato 11, è stato preceduto da una lunga scia di sangue, con attentati che hanno causato più di cento morti e oltre trecento feriti. I candidati si sono visti costretti a rinunciare ai comizi all'aperto, limitandosi a una campagna elettorale porta a porta, con incontri nelle case o con rapidi discorsi agli angoli delle strade.
E giovedì, a conferma di uno scenario assai critico, è stato rapito Ali Haider Gilani, figlio dell'ex premier e leader del Partito del popolo pakistano (Ppp) al Governo, Yousuf Raza Gilani. Gli elettori, più di 86 milioni, si recheranno dunque alle urne sotto la spada di Damocle di violenze in agguato. Saranno dispiegati più di 600.000 uomini delle forze di sicurezza. Si vota per il rinnovo dell'Assemblea nazionale, la Camera bassa del Parlamento, e per le quattro assemblee provinciali del Punjab, del Sindh, del Baluchistan e di Khyber-Pakhtunkhwa. Le assemblee eleggeranno il nuovo premier e i capi ministri delle quattro province. L'esito del voto è importante anche per il destino del presidente Asif Ali Zardari, il cui mandato scade a settembre: sono infatti l'Assemblea nazionale, le quattro assemblee provinciali e il Senato a eleggere il capo dello Stato.
Gli aspiranti deputati sono circa cinquemila: si contendono 342 seggi, dei quali 60 riservati alle donne. I candidati alle assemblee provinciali sono 11.692.