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I ministri del Popolo della libertà hanno rassegnato le dimissioni

L'Italia costretta
a una nuova crisi politica

di Marco Bellizi

Il presidente del Consiglio dei ministri italiano, Enrico Letta, si presenterà mercoledì in Parlamento per chiedere la fiducia all'Esecutivo e un impegno almeno a medio termine da parte delle forze politiche che lo hanno sostenuto fino a questo momento. Com'è noto, la situazione è precipitata sabato, quando, in serata, il leader del Popolo della libertà (Pdl), Silvio Berlusconi, ha dichiarato attraverso una nota di aver deciso che i ministri del suo partito avrebbero rassegnato le dimissioni. E così effettivamente hanno fatto lunedì mattina, in via ufficiale, i ministri Angelino Alfano, Nunzia De Girolamo, Beatrice Lorenzin, Maurizio Lupi e Gaetano Quagliariello, che peraltro in una dichiarazione hanno espresso forti critiche nei confronti dell'ala più estremista del partito.
L'asserita motivazione delle dimissioni, come annunciato da Berlusconi nella nota diffusa sabato, è l'entrata in vigore il 1° ottobre prossimo dell'aumento dell'Iva, misura che il Governo ha spiegato di non aver potuto rinviare, essendo impossibile prevedere, a seguito delle già annunciate dimissioni dei parlamentari del Pdl, adeguate risorse alternative. Preso atto della dichiarazione di Berlusconi, Enrico Letta domenica si è recato al Quirinale. Il presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, al termine del colloquio ha diffuso una nota nella quale si spiega che di fronte "a un clima di evidente incertezza" il capo del Governo ha tratto la decisione di "illustrare in Parlamento - che è la sede propria di ogni risolutivo chiarimento - le proprie valutazioni sull'accaduto e sul da farsi".
È opinione condivisa dalle diverse parti politiche che l'Italia stia vivendo un momento cruciale, nel quale ci si interroga sul concetto di Stato di diritto, sull'indipendenza della magistratura e sul pericolo di compromettere l'affidabilità, non solo finanziaria, del Paese. Solo qualche giorno fa, il presidente Napolitano, con parole commosse, ha rievocato i tempi ormai lontani dell'Italia repubblicana, quando la politica, sebbene anche allora non immune a storture ed inefficienze ma animata da non poche figure di valore - che non erano costrette a interrogarsi quotidianamente sull'opportunità della loro scelta di campo - era considerata un'alta forma di testimonianza coerente da esercitare al di là di ogni tornaconto personale. In queste ore, mentre andiamo in stampa, Berlusconi sta tenendo diversi incontri con gli esponenti del suo partito per mettere a punto le prossime mosse, in un clima fortemente condizionato dalle vicende giudiziarie nelle quali il leader del Pdl è coinvolto. Nel pomeriggio di oggi, lunedì, è in programma l'incontro con i gruppi parlamentari del partito, che non erano stati messi al corrente della decisione di far dimettere i ministri. Diverse voci dissidenti, fra le quali quella di esponenti di primo piano del Pdl, più o meno apertamente hanno espresso il proprio favore per soluzioni in grado di scongiurare una crisi che appare irresponsabile provocare non solo per le sue ripercussioni economiche, ma per le ricadute sulla credibilità dell'intera classe politica italiana. Il timore è che il tessuto condiviso di regole sul quale si basa ogni convivenza civile, lacerato nel corso di questi anni da un confronto politico esasaperato, rischi di uscire definitivamente compromesso da una chiamata permanente allo scontro. E solo sullo sfondo, purtroppo, rimangono i problemi irrisolti della disoccupazione e delle scarse risorse a disposizione, per esempio, degli enti locali, alcuni dei quali hanno denunciato proprio in questi giorni di essere sull'orlo del collasso finanziario.