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La visita del Pontefice a Strasburgo 

Scossa di speranza

 

di Reinhard Marx 
Cardinale, Presidente della Commissione degli episcopati della Comunità europea

La visita al Parlamento europeo a Strasburgo il 25 novembre ha rappresentato il primo incontro del Papa con l'Europa come insieme. Con la decisione di visitare l'istituzione democratica centrale dell'Unione europea, ancora prima di recarsi in uno Stato membro, il Pontefice ha reso omaggio al successo che il processo di unificazione ha avuto finora e alla sua importanza futura. Quando è stato eletto, primo Papa non europeo dopo molti secoli, numerosi osservatori e commentatori hanno pensato che Francesco avesse una minore comprensione delle questioni europee rispetto ai suoi predecessori. La visita a Strasburgo ha dimostrato invece che il Papa argentino non è affatto estraneo all'Europa. Al contrario, nel suo discorso a Strasburgo si riscontra forse una maggiore percezione delle realtà politiche dell'Unione di quanto noi europei, con il nostro sguardo interno, vogliamo ammettere. In ogni modo, la visita e il discorso di Francesco sono stati segni forti del suo interesse, della sua preoccupazione e della sua stima per l'Europa e per il progetto di integrazione politica.

Nella sua analisi, il Papa ha lanciato importanti moniti, quando ha indicato che l'Europa dà "un'impressione generale di stanchezza e di invecchiamento", che prevalgono "stili di vita un po' egoisti", "questioni tecniche ed economiche" a scapito "di un autentico orientamento antropologico". Francesco, però, non si è limitato a questa critica, ma piuttosto ha esortato l'Europa a sfruttare le proprie doti e le proprie capacità e a utilizzarle per il bene del mondo intero. L'Europa, secondo il Pontefice, deve essere un "prezioso punto di riferimento per tutta l'umanità". Queste parole mi hanno fatto ricordare una frase di Jean Monnet, il quale una volta disse che l'Europa deve essere un contributo per un mondo migliore. Allo stesso modo, il Papa ha auspicato che l'Europa sia un arricchimento e, attraverso la realizzazione degli obiettivi che si è data, addirittura un modello per tutte le regioni e gli uomini di questo mondo.

Davanti agli europarlamentari Francesco ha descritto soprattutto l'uomo, come persona, quale centro dell'unificazione europea. Su questa base, ha indicato nella dignità e nei i diritti umani il tema fondamentale della politica europea. Facendo riferimento al posto centrale della persona, ha richiamato l'importanza delle radici cristiane in generale e della dottrina sociale della Chiesa in concreto. Ed è proprio in questo senso che ha spiegato le conseguenze della natura della persona umana come essere individuale e sociale: i diritti umani contengono infatti sia diritti individuali sia diritti sociali, che riguardano il bene comune.

Questa riflessione sull'importanza della persona lo ha portato all'appello conclusivo: "È giunta l'ora di costruire insieme l'Europa che ruota non intorno all'economia, ma intorno alla sacralità della persona umana, dei valori inalienabili; l'Europa che abbraccia con coraggio il suo passato e guarda con fiducia il futuro per vivere pienamente e con speranza il suo presente".

Questa esortazione a un'azione coraggiosa e responsabile per il futuro riassume ciò che al Papa stava a più cuore nella visita a Strasburgo: il suo discorso davanti all'Europarlamento è stato un "messaggio di speranza e di incoraggiamento" per tutti gli europei e anche una scossa alla Chiesa, perché si adoperi con impegno a favore del "progetto Europa".

 

(© L'Osservatore Romano 12 dicembre 2014)