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Su «Le Monde» intellettuali e politici dicono no alle madri fantasma

 

Il coraggio dei laici

 

di Lucetta Scaraffia

 

«Le leggi non sono fatte per coprire le ingiustizie, ma per prevenirle». Con questa indiscutibile affermazione si chiude un appello, firmato in Francia da cinque importanti intellettuali e politici, di diversa, anche opposta, provenienza, nessuno di loro cattolico. I filosofi Sylviane Agacinski e Michel Onfray, la scrittrice Eliette Abécassis, il deputato europeo José Bové e la giurista Marie-Anne Frison-Roche si oppongono a una forma di tacito consenso legale che si sta affermando nel paese sul riconoscimento del figlio nato dal ricorso alla madre surrogata, riconoscimento in realtà proibito dalla legge.

Con la scusa di proteggere i figli nati da questa pratica all’estero si arriva infatti a riconoscere la paternità e la maternità a persone che secondo la legge non dovrebbero averla. I firmatari denunciano questa pratica che utilizza motivazioni falsamente pietose per avvalorare «l’applicazione della legge di mercato alla procreazione». In California, per esempio, Stato dove è legale la pratica dell’utero in affitto, la filiazione è stabilita «sulla base di uno scambio commerciale» fra le parti, e il bambino diventa il prodotto di una sorta di ordinazione, come una merce.

Gli autori dell’appello ricordano invece che la legge francese mantiene una differenza fra le cose — che possono essere donate o vendute — e le persone: il problema è decidere se la procreazione di un figlio può diventare oggetto di uno scambio mercantile. Decidere cioè se può essere negato il legame filiale, che unisce fisicamente, simbolicamente e giuridicamente il figlio alla madre che l’ha messo al mondo. In sostanza, se si può con tanta leggerezza negare lo stato di madre alle donne che hanno accettato di essere utilizzate in questo modo. No alle madri fantasma! titola «Le Monde», che accompagna l’appello a un articolo che sostiene invece la liceità di questa pratica se avviene in modo puramente disinteressato. Condizione, come ben si sa, che molto difficilmente si constata nella realtà.

In altri paesi (fra cui l’Italia) esiste lo stesso problema, ma non si è aperto un dibattito vero e i laici sembrano rassegnarsi tutti a quello che viene considerato un «progresso». Ancora una volta i laici francesi hanno il coraggio di intraprendere una battaglia per difendere il rispetto dell’essere umano e un giornale laico come «Le Monde» di diffondere il loro punto di vista.

 

(© L'Osservatore Romano 20 giugno 2015)