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L’ingresso della Madre di Dio nel tempio

Il Creatore si annienta

davanti alla creatura

 

di Manuel Nin

Il 21 novembre nei calendari delle Chiese cristiane si celebra la festa dell’Ingresso della Madre di Dio nel Tempio. Nella tradizione bizantina, questa celebrazione ha un giorno prefestivo che annuncia la gioia del cielo e della creazione tutta, degli angeli e degli uomini per il mistero che Dio opera nella Madre di Dio e per suo mezzo. La festa quindi si prolunga fino al giorno 25.

Molti tropari della vigilia, attribuiti all’innografo bizantino Giorgio di Nicomedia, mettono in evidenza il tema centrale della festa: Maria introdotta nel tempio di Dio per l’incarnazione del Verbo diventa lei stessa tempio di Dio, accompagnata da un coro di vergini che richiama il brano evangelico delle dieci vergini in attesa dello Sposo alla porta del Regno, raffigurate in alcune icone: «Vergini recanti lampade, facendo lietamente strada alla sempre Vergine, realmente profetizzano in spirito ciò che avverrà: la Madre di Dio, che è tempio di Dio, con gloria verginale è introdotta nel tempio, ancora bambina».

Alcuni testi liturgici si servono di immagini e simboli che in Maria diventano realtà vera e propria: «Nutrita fedelmente con pane celeste, o Vergine, nel tempio del Signore, tu hai generato al mondo il Verbo, pane di vita: come suo tempio eletto e tutto immacolato, fosti misticamente fidanzata allo Spirito, sposata a Dio Padre». Altre icone raffigurano Maria ricevuta nel tempio dal sacerdote Zaccaria collocato di fronte all’altare, quasi come il vescovo che di fronte all’altare riceve nella Divina liturgia i doni presentati per essere deposti sull’altare. E sempre nell’icona si vede Maria seduta all’interno del santuario nutrita dall’angelo.

Nel giorno prefestivo si riprende con insistenza il parallelo tra il tempio che accoglie Maria, ed essa stessa diventata tempio di Dio: «Oggi il santo dei santi esulta, e il coro degli angeli è misticamente in festa; con loro anche noi oggi facciamo festa e insieme a Gabriele acclamiamo: Gioisci, piena di grazia, il Signore è con te, lui che possiede la grande misericordia».

Nel mattutino uno dei tropari canta il mistero della redenzione: «Il Creatore di tutte le cose, l’artefice e sovrano, piegandosi con ineffabile compassione, solo per il suo amore per gli uomini, ha avuto pietà di colui che con le sue mani aveva formato e che vedeva caduto, e si è compiaciuto di rialzarlo, riplasmandolo in modo più divino, con il proprio annientamento, perché per natura è buono e misericordioso. Egli prende pertanto Maria, vergine e pura, come mediatrice del mistero, per assumere da lei, secondo il suo disegno, ciò che è nostro: essa è celeste dimora».

Di fronte all’uomo caduto nel peccato, il Creatore si piega, «cade», si fa piccolo «piegandosi con ineffabile compassione», per rialzare e ricreare l’opera delle sue mani. Potremmo dire che Dio «vede l’uomo caduto» e si annienta davanti all’uomo annientato. E Maria, nel mistero della redenzione, diventa colei dalla quale il Verbo di Dio, incarnandosi, assume pienamente la natura umana, la rialza e la riporta alla sua primitiva bellezza nella gloria.

L’ultimo dei tropari del mattutino del giorno prefestivo è un vero e proprio intreccio di tre testi veterotestamentari (il salmo 44, Isaia 45 ed Ezechiele 44) letto in chiave cristologica e mariologica: «Esulti oggi il cielo in alto, e le nubi facciano piovere letizia sulle magnificenze oltremodo prodigiose del nostro Dio. Ecco infatti: la porta che guarda a oriente, generata secondo la promessa da una sterile senza frutto e consacrata come dimora di Dio, è condotta oggi al tempio quale oblazione immacolata. Esulti Davide suonando la cetra: Saranno condotte al re le vergini dietro a lei, le sue compagne saranno condotte: dentro alla tenda di Dio, nel luogo del suo propiziatorio dovrà venir allevata per essere dimora, a salvezza delle anime nostre, di colui che prima dei secoli è stato immutabilmente generato dal Padre». Il testo introduce dunque alla contemplazione del mistero: Maria diventata tempio nel tempio, ognuno di noi cristiani alimentati dal pane della vita e diventati anche noi tempio del Signore. «Entra, o Signora, nel tempio del Re; entra, tu, la cui gloria si scorge nel nascondimento; tu, dalla quale fluirà per tutti, come latte e miele, il Cristo luce».

(© L'Osservatore Romano 21 novembre 2015)