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Come a Efeso

A Maria

tutto il suo posto

 

di Lucetta Scaraffia

Papa Francesco ha fatto capire molto chiaramente, fin dall’inizio del suo pontificato, di provare una intensa e specifica devozione nei confronti di Maria. E forse questo suo evidente amore mariano, unito alla straordinaria capacità di parlare a tutti con semplicità e chiarezza, ha potuto farlo passare — agli occhi di molti — per un Pontefice che lascia le vette del pensiero teologico per privilegiare una devozione sentimentale, ingenua.

 Niente di più errato: il Papa lo ha mostrato con chiarezza il giorno della festa della Madre di Dio, quando, dopo avere brevemente ma con grande efficacia evocato il ruolo di Maria — «lei ci ha portato la Misericordia, Gesù, la nostra gioia, la nostra speranza, la nostra letizia»  — ha invitato tutti a ripetere tre volte, come molti secoli fa fecero i cristiani di Efeso, «santa Madre di Dio». Riallacciandosi così al concilio che ha fondato la verità teologica della doppia natura di Cristo uomo e Dio attraverso una definizione che riguarda la donna che l’ha partorito. Mettendo quindi al centro della disputa dottrinale centrale della storia del cristianesimo la figura di Maria.

 Francesco ci porta a riconoscere, in questo modo, il ruolo centrale di Maria nella storia dell’alleanza fra Dio e gli esseri umani: Maria è condizione dell’Alleanza, condizione liberamente chiesta da Dio a una donna libera. Con il suo sì, pronunciato in modo pieno e totale in rappresentanza dell’intero popolo di Israele, una donna dà al Figlio di Dio la natura umana, una donna permette che siano resi all’uomo i tratti della parentela divina.

 Maria diventa così l’esempio per tutti noi, uomini e donne, immagine di questa nuova umanità che consente a Dio: se Dio si è fatto seme in lei, lo deve divenire in ciascuna delle nostre vite. Maria è il modello perché è la creatura che si è prestata perfettamente all’azione di Dio in lei, senza porre ostacoli.

 Così, riflettendo su questo mistero, vediamo come il primo interlocutore fra Dio e l’essere umano, che nell’Antico Testamento era Adamo, nel Nuovo diventi una donna, Maria, modello di tutti i credenti. Una rivoluzione che la Chiesa in fondo non ha ancora accettato fino alle sue conseguenze decisive per definire il ruolo delle donne al suo interno, ma che il Pontefice sta svolgendo, con tanti piccoli e grandi passi.

 Perché non si tratta tanto di definire meglio quale sia il posto di Maria nel mistero della salvezza, come fa la mariologia da secoli, ma piuttosto di dare a Maria «tutto il suo posto», tutto il suo peso teologico e spirituale. Accettando le conseguenze che questo comporta.

 Papa Francesco ha detto in più di una circostanza che è necessaria «una nuova teologia della donna», ma se osserviamo attentamente il modo in cui ci parla di Maria, dobbiamo riconoscere che questa nuova teologia la sta costruendo lui stesso. Partendo da un riconoscimento vero della Madre di Dio.

(© L'Osservatore Romano 2-3 gennaio 2016)