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Lampedusa e Calais

In prima linea

nell’accoglienza dei migranti

 

di Charles de Pechpeyrou

 

Lampedusa e Calais: due angoli d’Europa — uno in pieno Mediterraneo, l’altro che guarda al Mare del Nord — che nell’immaginario collettivo sono oggi strettamente legati alla crisi dei migranti. In segno di comunione,  i vescovi delle diocesi dove si trovano queste due località, Agrigento in Italia, e Arras in Francia, si sono incontrati sulla piccola isola. Un’iniziativa  nata da un’idea di padre Ferruccio Sant, coordinatore della Missione cattolica italiana in Francia e amico di lunga data del vescovo di Arras, monsignor Jean-Paul Jaeger, nella speranza che un’esperienza analoga si possa ripetere a Calais.

All’incontro hanno partecipato anche monsignor Guerino Di Tora, presidente della fondazione Migrantes della Conferenza episcopale italiana, monsignor Giancarlo Perego, direttore generale di Migrantes, e padre Carlos Caetano, direttore del Servizio nazionale della pastorale dei migranti della Conferenza episcopale francese. Durante la visita, la delegazione francese ha incontrato il comandante dei guardiacoste italiani, che ha descritto passo passo la procedura da seguire quando un’imbarcazione in difficoltà viene localizzata: «Sono rimasto colpito dalla competenza e dalla disponibilità dei marinai, alcuni molto giovani,  a vivere la loro missione con una dimensione di umanità e fraternità» ha raccontato all’Osservatore Romano padre Caetano. Più in generale, ha potuto constatare che, sia tra gli abitanti sia tra le persone con responsabilità istituzionali, «a prevalere è l’aspetto umano: piuttosto che parlare del “problema della migrazione”, gli isolani parlano dei “migranti”, delle persone». 

Durante la visita della delegazione francese, il 22 settembre Lampedusa ha festeggiato la Madonna di Porto Salvo, patrona dell’isola. Per l’occasione la messa è stata presieduta dall’arcivescovo di Agrigento, cardinale Francesco Montenegro. Invitato da quest’ultimo a pronunciare l’omelia,  monsignor Jaeger ha esortato tutti i cristiani ad accogliere senza timore l’invito di Dio a testimoniare nel mondo la carità e l’accoglienza dei fratelli in uno spirito di solidarietà.

Dopo la visita al centro di accoglienza dell’isola, i responsabili delle due diocesi si sono riuniti  attorno a un tavolo per condividere le proprie esperienze.  È stato organizzato un incontro anche con i giovani impegnati nei progetti ecumenici di corridoi umanitari della comunità di sant’Egidio e della Federazione delle Chiese cristiane evangeliche.

Tempo forte di questa visita è stato il momento di preghiera organizzato alla Porta d’Europa — elevata al rango di porta santa dal cardinale Montenegro in occasione dell’anno della Misericordia — proprio nel luogo  dove il Papa ha pregato l’8 luglio 2013 durante il  suo viaggio a Lampedusa, il primo del suo pontificato. È poi seguita una visita al cimitero dell’isola, alla presenza di un gruppo di volontari che, sulla base delle testimonianze dei sopravvissuti, cerca di dare un nome e un cognome a tutte le persone che vengono sepolte, affinché si possa pregare per loro. Poco prima di lasciare Lampedusa, nella mattinata del 23 settembre, la delegazione francese ha assistito all’accoglienza di circa quattrocento migranti soccorsi in mare. «Ognuno  dei soccorritori conosceva a perfezione il proprio ruolo, è stato impressionante» ci confida padre Caetano. 

«L’incontro tra Calais e Lampedusa, a motivo del loro coinvolgimento nella recente storia delle migrazioni, è stata l’occasione per ricordare che la crisi attuale non riguarda solo alcuni, ma concerne tutti, e in primo luogo l’Unione europea» hanno affermato i partecipanti in un comunicato finale. Secondo il vescovo di Arras, l’arcivescovo di Agrigento e i diversi responsabili impegnati nella pastorale dei migranti, «la sfida è complessa e non si troverà una soluzione se ci si fermerà solo a un punto di vista locale, nazionale». A loro parere  sono necessari «uno sforzo comune e una risposta ripartita su diversi fronti e in diverse tappe, andando dalla prima accoglienza fino a giungere all’integrazione della persona migrante nella società che l’accoglie». 

Quei momenti sono stati anche «un invito a riscoprire lo spirito di apertura, di libera circolazione che, a suo tempo, aveva ispirato il progetto dell’Unione europea e che oggi, purtroppo, si sta indebolendo nei suoi diversi stati membri, comprese l’Italia e la Francia» si legge nel comunicato.  «Il nostro auspicio comune, dopo queste giornate d’incontro, è che la testimonianza di Lampedusa possa divenire una catechesi per tutti i paesi europei, che possa ricordare l’importanza del rispetto dell’altro e la necessità di coltivare in Europa una cultura aperta, incline al dialogo e capace di valorizzare la diversità» concludono i vescovi. Un appello al centro dell’incontro dei direttori nazionali della pastorale dei migranti dei diversi paesi d’Europa, riuniti a Madrid il 26 e 27 settembre. 

 

(© L'Osservatore Romano 28 settembre 2016)