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Coinvolgimento nelle situazioni concrete

Il viaggio di Francesco in Colombia

di Lucetta Scaraffia

Ci sono degli incidenti che acquistano subito un valore simbolico: la ferita sul volto del Papa, frutto di un banale incidente nell’ultimo giorno del viaggio in Colombia, ha però segnato di sangue il suo volto e il suo abito bianco proprio mentre visitava esseri umani feriti dal dolore, immersi in una realtà che può apparire senza possibilità di riscatto. È stata una forma simbolica di condivisione — se fosse stato un film si sarebbe pensato che era opera di un buon regista — per far comprendere fino in fondo il significato del viaggio di Francesco.

Significato che lui stesso ha sintetizzato in una frase chiara: «Nulla potrà sostituire l’incontro riparatore; nessun processo collettivo ci dispensa dalla sfida di incontrarci, di spiegarci, di perdonare». Alludendo in questo modo con chiarezza all’importanza dell’incontro concreto, del contatto umano, all’importanza della condivisione di un’esperienza — l’odore di acqua marcia che ristagna nei quartieri degradati — come unica strada per cambiare qualcosa in meglio, per porre qualche rimedio al male nel mondo.

Se tutti i Papi della modernità hanno cercato di intervenire con parole rivolte a indirizzare i potenti del loro tempo su vie di riconciliazione e di rispetto nei confronti dei più deboli, cioè chiedendo loro di tenere presente il messaggio evangelico nel loro operare, Francesco prosegue questa tradizione in modo nuovo. La giusta preoccupazione di non venire coinvolti nei conflitti politici e diplomatici ha infatti sempre tenuto i Pontefici al di fuori di dichiarazioni di condanna specifiche — a parte eccezioni, come nei confronti del nazismo e del comunismo — e li ha di fatto costretti a posizioni necessariamente generali, al di sopra delle parti.

Francesco sfugge al pericolo della manipolazione politica delle sue parole muovendosi nella direzione opposta, cioè quella del coinvolgimento nella specificità più assoluta. Invece di volare alto, vola basso, accanto alle vittime. Invece di esortazioni generali, affronta volta per volta casi specifici, guerre che può pacificare, poveri e infelici che può aiutare. L’incontro personale, la visita alle vittime, ai poveri, costituiscono già in sé una denuncia e una condanna, ma al tempo stesso la svolta verso un cambiamento.

Attraverso il coinvolgimento personale, attraverso la serena persuasione della bontà, Francesco mette in atto tanti cambiamenti, piccoli e grandi, innesca processi positivi che potrebbero cambiare il mondo. Sembra che lo capiscano con immediata chiarezza gli umili, i poveri e i diseredati sempre ben presenti nel suo cuore, molto più dei giornalisti, che non si stancano di attribuirgli simpatie ideologiche — ma insomma, questo Papa è di destra o di sinistra? — e proprio per questo gli abbracci sono così caldi, i balli così festosi, i visi così splendenti.

(©L'Osservatore Romano, 13 settembre 2017)