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Deserto spirituale

 

di Lucetta Scaraffia

Il drammatico caso del piccolo Charlie mette in evidenza i guasti che può compiere la diffusione generalizzata della cultura dello scarto tante volte denunciata con forza dal Papa e di una visione solo tecnico-scientifica della pratica medica. Provocando una diffidenza che può giungere fino a irreparabili rotture della fondamentale alleanza terapeutica fra paziente (o, come in questo caso, tra la famiglia di quest’ultimo) e medici, da una parte, e fino alla mistificazione e alla strumentalizzazione delle notizie, dall’altra.

Alcuni media, soprattutto in Italia, si sono distinti per cavalcare questa tragica vicenda facendone oggetto di conflitto ideologico, ulteriore occasione per schierarsi politicamente pro o contro l’eutanasia. Anche se nella straziante vicenda del piccolo Charlie Gard non è questo il problema. La frase, più volte ripetuta, «staccare la spina» evoca immediatamente un atto eutanasico, e non la possibile scelta di porre fine a un accanimento clinico, da sostituire con cure palliative. E se quella spina non avesse dovuto essere mai attaccata? Nel caso britannico non abbiamo gli elementi per rispondere, ma sappiamo che, in un mondo in cui si chiede alla scienza di vincere la morte in ogni modo possibile, è sempre più difficile trovare posto alla dolorosa ma ineludibile accettazione della fine. E per i medici trovare le parole per spiegare a quei poveri e disperati genitori che il loro strazio sarà inevitabile, e porsi al loro fianco con umanità e carità.

Qui quello che è mancato — pare di capire — è un orizzonte umano e spirituale più ampio nel quale iscrivere, anche se non spiegare, il mistero del dolore infantile, e più in generale della sofferenza. Correre da una speranza medica, spesso illusoria, a un’altra, senza lasciare a quella povera creatura il modo di morire con il minor dolore possibile, ma nella accettazione di questo tragico destino, è il segno del deserto spirituale moderno, è l’altra faccia dell’eutanasia e di una mentalità che si sta sempre più diffondendo.

(© L'Osservatore Romano, 2 luglio 2017)