Index   Back Top Print


logo

In memoria delle vittime della strage compiuta dai nazisti il giorno di san Michele del 1944 nell’oratorio di Cerpiano sull’Appennino bolognese

Gli angeli custodi dei bambini

di Ferdinando Cancelli

Salendo sull’Appennino bolognese da Quercia verso il Monte Sole, tra i fiumi Setta e Reno, ci si trova quasi immediatamente in una zona impervia, con frequenti dirupi e strette strade sterrate alcune delle quali restano in cresta mentre altre scendono dai due lati. È settembre e arrivando al bivio per San Martino e Casaglia al mattino presto non c’è nessuno, i rari alberi segnano con la loro ombra la terra secca, il cielo è terso. Immediatamente viene da pensare che anche in quel tragico settembre del 1944, quando i nazisti del sedicesimo battaglione della divisione Reichsführer-ss iniziarono le operazioni che avrebbero provocato la morte di centinaia di civili, l’aria e la luce potevano essere le stesse.

Casaglia, Caprara, San Martino: questi piccoli villaggi che resteranno per sempre nella storia tragica dell’uomo ci sfilano davanti mentre camminiamo, poveri ruderi dai quali promana l’enorme e misteriosa forza che il male non riesce a cancellare. Tra tutti questi luoghi ve ne è uno in particolare che risulta più difficile da trovare, nascosto nel fitto della boscaglia, un po’ in disparte rispetto agli altri. Vi si giunge per un sentiero che scende molto tra gli alberi e poi risale improvvisamente permettendo di accedere a una piccola radura.

Nell’oratorio dell’Angelo Custode di Cerpiano, questo il nome del luogo, il 29 settembre del 1944, giorno di san Michele, vengono fatti entrare i bambini e le donne dal momento che gli uomini si nascondono nei boschi. «Pur essendo i paragoni impossibili in cose tutte al limite — scrive don Giuseppe Dossetti — oserei dire che forse la più emblematica è la strage di Cerpiano. Sono quarantanove persone» e cioè «venti bambini, due vecchi quasi invalidi, ventisette donne fra le quali tre maestre e la bidella. Trenta persone sono uccise con il lancio di bombe a mano dal di fuori: le altre, vigilate continuamente da una ss perché non possano uscire, sono costrette a rimanere per più di trenta ore tra i mucchi dei morti» continua Dossetti. Si salveranno soltanto una suora orsolina, Antonietta Benni, e due bambini, Ferdinando Piretti, di otto anni, e Paola Rossi, di sei.

Cerpiano e questi luoghi non permettono di passare indenni. I volti di tanti sacerdoti uccisi come don Ubaldo Marchioni o don Giovanni Fornasini, quelli di tante donne, ma soprattutto quelli di tanti bambini che hanno perso la vita tra queste montagne non ci lasciano respiro. Usciti tragicamente dalla storia, oggi rientrano nella nostra preghiera e nella nostra vita anche attraverso i luoghi. Come è potuto succedere questo nel giorno di san Michele, nell’oratorio dell’Angelo Custode a tanti bambini?

Non si sfugge a questa domanda umana per la quale serve una risposta divina. Nel racconto di Giacobbe che lotta contro l’angelo nel libro della Genesi (32, 22-32), scrive Romano Guardini, «si mostra una “debolezza” di Dio. Egli è debole nello spazio della storia perché ha voluto che l’uomo sia libero» e «se dovevano esserci libertà e storia, Dio doveva essere misteriosamente debole nel loro ambito e finché la prova fosse durata. Una volta che questa sarà passata, il tempo estinto e sarà presente l’eternità», ecco «allora Egli sarà di nuovo “forte”, tutto in tutti, nell’unità del compimento, quando non sarà più possibile alcun volere malvagio». Questa «“debolezza” — conclude Guardini — ha trovato il suo adempimento pieno quando Dio si fece uomo e gli uomini poterono fare con lui quello che fecero». Quello che fecero anche a Cerpiano.

Dietro i bambini di Monte Sole c’erano gli angeli custodi, ce lo dice chiaramente la nostra fede. «Guardatevi dal disprezzare uno solo di questi piccoli, perché vi dico che i loro angeli nel cielo vedono sempre la faccia del Padre mio che è nei cieli» si legge nel vangelo di Matteo (18, 10). «L’angelo tace — ci insegna ancora Romano Guardini — apparentemente non accade nulla», ma l’anima del bambino «è custodita dall’angelo», anche se «questo non significa che egli lo preservi da disgrazie e dolore», come un certo sentimentalismo riduttivo vorrebbe banalizzare.

I fatti dell’oratorio di Cerpiano sono stati dunque assunti e sollevati «entro l’onniscienza divina» proprio perché gli angeli dei bambini «vedono sempre la faccia del Padre». Ridiscendiamo verso Bologna senza parlare, per molti chilometri. «Il silenzio — ricorda ancora Dossetti con le parole di Wiesel — più della parola rimane la sostanza e il segno di ciò che fu il loro universo e, come la parola, il silenzio si impone e chiede di essere trasmesso».

(©L'Osservatore Romano, 1 ottobre 2018)