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Suor Imelda Poole insignita del titolo di membro dell’Ordine dell’impero britannico

Un riconoscimento a chi lotta contro le moderne schiavitù

di Sally Axworthy

Ambasciatore del Regno Unito presso la Santa Sede

 

Elona è stata vittima della tratta di esseri umani. È stata presa in Albania e salvata in un paese dell’Europa occidentale, dopo essere stata venduta al mercato del sesso. Aveva subito abusi terribili. Aveva paura e voleva rimanere fuori dal sistema di protezione. Aveva scelto di stare con suo padre, anche se i rapporti tra loro non erano buoni. Una mattina telefonò a suor Imelda Poole, dell’istituto della Beata Vergine Maria, dicendo di trovarsi per strada e che suo padre l’aveva picchiata e insultata pesantemente.

La Renate (Religious in Europe Networking Against Trafficking and Exploitation), una rete di religiose impegnata contro il traffico di esseri umani e la schiavitù moderna in Europa, a cui fa capo appunto suor Imelda, è intervenuta ed Elona è stata di nuovo salvata. Ora partecipa a un programma di riabilitazione e sta ricevendo una formazione professionale. Elona è solo una delle numerose vittime della schiavitù moderna salvate dalle religiose in tutto il mondo.

La Renate fa parte di una rete globale, la Talitha Kum [“fanciulla, alzati”, dal vangelo di Marco 5, 41]. Le religiose offrono rifugio, assistenza sanitaria e consulenza psicologica alle vittime. Permettono loro di ritornare in sicurezza nei loro paesi d’origine o le aiutano con la formazione e tirocini volontari. Sensibilizzano sulla schiavitù moderna attraverso incontri e film come Called to give voice to the voiceless (“Chiamate a dare voce a chi non ha voce”). Lavorano per affrontare le ragioni alla base del traffico di persone, riducendo la povertà e sostenendo le economie delle comunità. Fanno campagne a favore di modifiche legislative e di servizi migliori per le vittime.

Con l’intenzione di rendere omaggio al lavoro di queste religiose, suor Imelda è stata insignita del titolo di membro dell’Ordine dell’impero britannico dal principe del Galles, per i suoi sforzi volti a porre fine alla schiavitù moderna durante una cerimonia che si è svolta a Buckingham Palace.

Il contributo delle reti religiose alla lotta contro la schiavitù moderna è essenziale. Secondo l’Organizzazione internazionale del lavoro ci sono ancora oltre 40 milioni di persone in schiavitù nel mondo. Molte religiose hanno risposto all’appello di Papa Francesco a prendersi cura degli emarginati e, in particolare, a operare per porre fine alla tratta di esseri umani e alla schiavitù moderna. Attraverso le loro reti, possono lavorare nei due paesi, quello in cui le donne cadono vittime della tratta e quello in cui vengono spedite, spezzando il circolo di disinformazione e di abuso che intrappola chi è vulnerabile.

Anche il governo britannico, insieme ai suoi partner, è in prima linea in questo sforzo. Nel 2014 Theresa May, all’epoca segretario per gli affari interni, ha partecipato in Vaticano al lancio del Gruppo Santa Marta, forum che riunisce i capi di polizia e i rappresentanti della Chiesa spesso in prima linea contro la tratta. May ha poi introdotto il Modern Slavery Act 2015, che ha dato alle forze dell’ordine gli strumenti di cui hanno bisogno per affrontare i crimini della schiavitù, del lavoro forzato e della tratta di esseri umani; ha inasprito le condanne e aumentato il sostegno alle vittime. In base a questa legge le grandi aziende devono identificare e contrastare la schiavitù moderna nelle loro filiere.

La schiavitù moderna è un problema globale che richiede una soluzione internazionale. All’assemblea generale delle Nazioni Unite del 2017, il primo ministro britannico e il segretario generale delle Nazioni Unite hanno lanciato l’invito all’azione per porre fine al lavoro forzato, alla schiavitù moderna e al traffico di esseri umani. Il documento è stato sottoscritto da oltre 80 paesi, segno concreto dell’intento internazionale di combattere questa piaga. Sia il Regno Unito sia la Santa Sede hanno sostenuto con forza l’obiettivo di sviluppo sostenibile 8.7 per porre fine alla schiavitù moderna entro il 2030.

Nel corso della storia, i sovrani britannici hanno premiato quanti hanno mostrato spirito di servizio, lealtà o coraggio. Oggi la regina Elisabetta ii conferisce onorificenze a persone meritevoli di ogni origine sociale, quale riconoscimento pubblico del loro particolare merito, servizio o coraggio.

Quella ora assegnata a suor Imelda Poole è un piccolo riconoscimento per il difficile lavoro che lei e le sue consorelle svolgono nel salvare donne come Elona. Mi congratulo con loro di tutto cuore.

 (©L'Osservatore Romano, 23 novembre 2018)