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Fede e coraggio di un Papa


Terzo anniversario della morte di Giovanni Paolo II

Tre anni fa si spegneva Giovanni Paolo II, al termine di un declino fisico vissuto con una fede e un coraggio impressionanti. E davvero la morte del Papa venuto da «lontano» colpì moltissime persone in tutto il mondo, come subito fu evidente dalle reazioni moltiplicatesi nei giorni successivi e poi dalla celebrazione dei funerali. Tanto che alcuni storici hanno ricordato quelle che seguirono, in circostanze del tutto diverse, la morte di Pio IX e, in tempi più vicini, l'agonia di Giovanni XXIII.
La stessa fede e lo stesso coraggio avevano del resto caratterizzato tutta la vita di Karol Wojtyla e hanno poi segnato il suo lunghissimo pontificato, urbi et orbi: così come davanti «alla città e al mondo», da piazza San Pietro, risuonarono il 16 ottobre 1978 le parole vigorose del cinquantottenne cardinale arcivescovo di Cracovia appena eletto Papa e quelle gravi del sostituto della Segreteria di Stato che il 2 aprile 2005 ne annunciarono la morte.
Prete dal carisma indiscusso, nominato già da Pio XII vescovo a soli trentotto anni, poi da Paolo VI promosso, ancora giovane, metropolita della storica sede polacca e quindi creato cardinale, Wojtyla è stato un vero protagonista della seconda metà del Novecento. E, «avvicinandosi il terzo millennio», tertio millennio adveniente, come «pastore universale della Chiesa» ha saputo - con una visione mistica e politica - accompagnare i fedeli cattolici e i cristiani, ma più in generale credenti e non credenti, in un arco di tempo segnato da mutamenti rapidi e inattesi: dalla crisi e dal crollo del comunismo europeo all'imporsi del fenomeno mondiale che va sotto il nome di globalizzazione. Con una nuova attenzione alle donne, alle quali per la prima volta dedicò diversi documenti e interventi.
Così la critica serrata all'ideologia materialista e disumana del comunismo da parte del Papa venuto dalla Chiesa del silenzio - che ora grazie a lui aveva ripreso a parlare - andò di pari passo e fu seguita da quella al materialismo pratico delle società ricche sempre più scristianizzate, povere di ideali ma pervasive con i loro avvilenti modelli di vita. Di fronte a nuove guerre e alla crescita dei fondamentalismi religiosi, in particolare quello islamico, la predicazione di Giovanni Paolo II riprese e rafforzò l'opera di pace della Santa Sede, ininterrotta almeno da oltre un secolo, ponendo la Chiesa cattolica all'avanguardia della difesa dei diritti umani e cercando un'intesa tra le grandi religioni. E dinnanzi alle minacce per la vita umana nascoste nelle biotecnologie Papa Wojtyla individuò e denunciò i pericoli per la dignità dell'essere umano.
Soprattutto, sulle vie indicate dai predecessori e dai concili, appassionato di Cristo e devoto alla Madre di Dio, Giovanni Paolo II ha percorso i cinque continenti senza stancarsi - e senza lasciarsi intimorire dall'attentato che nel 1981 lo ridusse in fin di vita - per dare visibilità e infondere coraggio alla Chiesa. Che per questo, iniziando da Benedetto XVI, è grata a Papa Wojtyla, prega per lui e alla sua preghiera si affida nella comunione dei santi.

g.m.v.

 (© L'Osservatore Romano 02/04/2008)