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Davanti a Dio
e davanti alla storia


"Mai più la guerra! Mai più la guerra!": riprendendo prima della preghiera dell'Angelus e poi twittando l'invocazione di Paolo VI davanti alle Nazioni unite, Papa Francesco si è fatto interprete di un grido che - ha voluto ricordare - sale "dall'unica grande famiglia che è l'umanità", senza distinzioni. È facile e amara la constatazione che non tutti nel mondo vogliono e costruiscono la pace, ma sicuramente l'aspirazione alla pace è diffusa ovunque, di fronte a conflitti il più delle volte dimenticati. Come avviene ora, e sempre di più, davanti alla tragedia che da oltre due anni in Siria ha fatto decine di migliaia di vittime, soprattutto civili, causando flussi imponenti e crescenti di profughi disperati.
Per questo ancora una volta la voce del vescovo di Roma - che si è detto ferito per quanto accade e soprattutto "angosciato per i drammatici sviluppi che si prospettano" - si leva con forza per condannare l'uso delle armi, e "con particolare fermezza" l'impiego di quelle chimiche: "Vi dico che ho ancora fisse nella mente e nel cuore le terribili immagini dei giorni scorsi!" ha esclamato Papa Francesco, che subito dopo ha pronunciato parole gravi, sulle quali i responsabili delle nazioni hanno il dovere di riflettere: "C'è un giudizio di Dio e anche un giudizio della storia sulle nostre azioni a cui non si può sfuggire!".
Tutto l'intervento del Pontefice è stato dedicato alla situazione internazionale, uno scenario dove da troppo tempo e senza tregua si moltiplicano i conflitti, ma che in queste settimane è sempre più segnato dall'inasprirsi feroce della tragedia siriana. In un contesto dunque molto preoccupante e dagli sviluppi imprevedibili Papa Francesco ripete che è indispensabile e urgente abbandonare la cultura dello scontro e del conflitto: a costruire la convivenza nei popoli e tra i popoli è infatti "la cultura dell'incontro, la cultura del dialogo; questa è l'unica strada per la pace", che la Santa Sede indica e per la quale la sua diplomazia sta operando con ogni strumento possibile.
Le parole del vescovo di Roma si rivolgono esplicitamente alle parti in conflitto e alla comunità internazionale, ma ancor più significativo è il richiamo alle parole di Giovanni XXIII sulla pace, e cioè che "a tutti spetta il compito di ricomporre i rapporti di convivenza nella giustizia e nell'amore". Papa Francesco chiede dunque che l'impegno per la pace "unisca tutti gli uomini e le donne di buona volontà", cattolici, cristiani, appartenenti a ogni religione e anche "quei fratelli e sorelle che non credono". E proprio per questo a tutti il Pontefice estende l'invito alla giornata di digiuno e di preghiera per la pace in Siria, in Medio oriente e nel mondo, che ha indetto suscitando interesse e adesioni ben al di là della Chiesa cattolica.

g.m.v.