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Sotto il segno di Montini


 

Giovanni Battista Montini lasciò la sua terra ancora molto giovane, poco dopo l'ordinazione sacerdotale, e alla piccola patria bresciana - dov'erano le sue radici familiari - restò sempre legatissimo, tornandovi ogni volta che poteva. Eletto nel conclave del 1963 e divenuto Paolo VI, come Papa non visitò più quella Brixia fidelis alla quale rivolse, parlando a un pellegrinaggio in visita a Roma, l'augurio portato nel cuore:  di mantenere sempre "una grande vitalità e una grande fedeltà".
Nella diocesi lombarda - quasi a compensare la delicata discrezione montiniana - sono però voluti significativamente tornare due successori del Pontefice bresciano:  per ben due volte, nel 1982 e nel 1998, Giovanni Paolo II, e ora Benedetto XVI, entrambi legati a Paolo VI sin dai tempi del Vaticano II ed entrambi sue "creature", cardinali ab eo creati. Come con gratitudine ha ricordato il Papa, evocando questo legame di "affetto e devozione".
All'omaggio a Paolo VI si sono uniti tantissimi bresciani, che hanno saputo accogliere Benedetto XVI con un calore che ha ravvivato la grigia giornata autunnale:  a Botticino, ricordando l'ultimo santo della diocesi, don Arcangelo Tadini, poi in città, con la preghiera per le vittime del terrorismo, e infine a Concesio, dove nel 1897 Montini nacque e fu battezzato. Qui si è appena trasferito, in una sede magnifica inaugurata dal Papa, l'Istituto Paolo VI che ha dato quest'anno il suo premio, vero Nobel cattolico, alle "Sources chrétiennes", la collana francese che da  quasi  settant'anni  pubblica  i più  antichi  testi  della  tradizione cristiana.
Davanti al Duomo dove Montini fu ordinato sacerdote, circondato dai vescovi della Lombardia guidati dal loro metropolita, Benedetto XVI ha presieduto una celebrazione eucaristica impressionante per la solenne compostezza, che nemmeno la pioggia continua è riuscita ad alterare. Spiegando le Scritture e ricordando ai fedeli il dono "inestimabile" rappresentato dalla lezione, che permane, del "grande Papa".
Per tutta la vita Paolo VI ha reso testimonianza alla verità, cercando l'incontro con l'umanità contemporanea che allora, come oggi, imponeva il confronto dei cattolici con la dimenticanza di Dio e con le religioni non cristiane. Di fronte alle difficoltà postconciliari Montini dichiarò che il Papa non riteneva "di dover seguire altra linea che non sia quella della confidenza in Gesù Cristo, a cui preme la sua Chiesa più che non a chiunque altro". Allo stesso modo, appena eletto, il suo successore ha esposto il suo "vero programma di governo":  quello "di non perseguire mie idee, ma di mettermi in ascolto, con tutta quanta la Chiesa, della parola e della volontà del Signore". Affinché "sia Egli stesso a guidare la Chiesa in questa ora della nostra storia".

g.m.v.

 (© L'Osservatore Romano 09-10/11/2009)