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Di fronte alla morte


 

Come accadde per la terribile agonia e la fine di Terri Schiavo negli Stati Uniti, la morte molto simile di Eluana Englaro ha turbato e sconvolto l'Italia. E ha diviso e lacerato il Paese. Ora, di fronte alla morte è necessario chinare il capo e sostare in silenzio dopo settimane angoscianti di polemiche e di scontri. Nella preghiera i cattolici, i cristiani, i credenti; nella meditazione e nel raccoglimento tutti, senza alcuna distinzione.
E tutti abbiamo il dovere di tornare a pensare alla morte, a questa dimensione che fa parte della vita umana e che non sarà mai possibile cancellare. L'obbligo della riflessione riguarda ognuno. Così, tutti devono interrogarsi sul processo che nelle società opulente ha rimosso la morte sino a nasconderla, persino nel linguaggio. Una cancellazione della morte che inevitabilmente è accompagnata dal deprezzamento della vita, che ha molte, spaventose facce:  dal suo dissipamento all'uso degli embrioni, dall'aborto all'eutanasia.
I progressi della scienza, soprattutto in ambito medico, impensabili solo qualche decennio fa, sono da salutare con ammirazione, ma pongono interrogativi nuovi e molto difficili sul piano morale e sociale, al punto che le questioni bioetiche sono divenute politiche. Per questo la riflessione e la prudenza sono quanto mai necessarie. Per questo la responsabilità di politici, legislatori e magistrati è sempre più grande.
Ora, dopo settimane di angosce e polemiche, è il momento di una riflessione che di nuovo possa riunire credenti e non credenti - come finora è avvenuto nella storia d'Italia - e questa volta sul significato della morte e della vita. Per salvaguardare la dignità di ogni essere umano in qualsiasi condizione si trovi.

g.m.v.

 (© L'Osservatore Romano 11/02/2009)