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Ciascuno faccia la sua parte


 

Sessant'anni dopo la Dichiarazione universale dei diritti dell'uomo - proclamata il 10 dicembre 1948 dalle Nazioni Unite come risposta alla più spaventosa guerra conosciuta - ecco un nuovo messaggio del Papa per la giornata mondiale della pace. All'indomani di una solenne celebrazione tenutasi in Vaticano a cui ha voluto partecipare lo stesso Benedetto XVI con il suo segretario di Stato, insieme al direttore generale dell'Organizzazione internazionale del lavoro, al presidente della Repubblica italiana e a diverse altre autorità istituzionali. Per ribadire una volta di più, e senza possibilità di equivoci, l'importanza attribuita dalla Santa Sede alla dichiarazione del 1948, in un momento in cui di nuovo sulla Chiesa cattolica piovono accuse infondate, che vogliono cancellare la sua volontà di difendere l'essere umano, ogni essere umano.
I diritti dell'uomo - ha ripetuto ancora una volta il Papa - sono un dato universale "insito nella stessa natura dell'uomo" perché derivano da quella legge che, "scritta da Dio nella coscienza umana, è un denominatore comune a tutti gli uomini e a tutti i popoli". Benedetto XVI non è naturalmente un ingenuo, ed è ben consapevole che questi diritti possono avere nelle varie culture "differente formulazione" e un "diverso peso", ma ha fiducia, come sempre l'ha avuta la sua Chiesa, che proprio questa base ragionevole può essere conosciuta da tutti, credenti e non, e può costituire un punto di partenza su cui è possibile confrontarsi e intendersi.
Senza preclusioni e senza chiusure, e meno che mai con discriminazioni o durezze che alla Chiesa si imputano, mentre essa con pacata e rispettosa chiarezza chiede di essere ascoltata, come ha confermato l'importante discorso tenuto nel sessantesimo anniversario della Dichiarazione universale dei diritti dell'uomo dal cardinale segretario di Stato:  volere escludere la religione "dalla possibilità di concorrere alla costruzione dell'ordine sociale" è una tendenza contraria all'affermazione dei diritti umani. Tra l'altro, con rinnovate persecuzioni, con il cedimento a un dilagante materialismo relativista - che appare nella stessa Europa, preoccupando e scandalizzando popoli appartenenti a tradizioni religiose diverse - e con punte di vera e propria "cristianofobia", tendenza quest'ultima che alti rappresentanti della Santa Sede di recente hanno più volte denunciato.
Un nuovo esempio dell'atteggiamento fiducioso e nello stesso tempo realista della Santa Sede a proposito dei diritti umani viene appunto dal messaggio per la prossima giornata mondiale della pace:  se si vuole costruirla - dice questa volta il vescovo di Roma - bisogna combattere la povertà. Anch'essa offende la dignità della persona umana, mentre il fenomeno della globalizzazione investe il pianeta e mostra come il destino di ognuno sia legato a quello di tutti.
Il documento di Benedetto XVI non predica principi vuoti né ripete sterilmente buoni propositi. Il testo, infatti, si caratterizza, in continuità con gli insegnamenti papali soprattutto dell'ultimo secolo, per la concretezza e il realismo:  sulla globalizzazione, appunto, e su luoghi comuni diffusi ideologicamente come quello che lega la povertà allo sviluppo demografico, quando proprio i dati economici e sociali degli ultimi decenni dimostrano il contrario. E tocca aspetti di immediata attualità come la diffusione di pandemie, la condizione dei bambini, l'urgenza del disarmo legato allo sviluppo, la crisi alimentare, il divario tra ricchi e poveri, la necessità di una solidarietà globale e una radicale correzione degli indirizzi del commercio e della finanza, che deve guardare non all'immediato ma al lungo periodo. Ciascuno - scriveva già nel 1891 Leone XIII - "faccia la parte che gli spetta", mentre la Chiesa "non lascerà mancare mai e in nessun modo l'opera sua".

g.m.v.

(© L'Osservatore Romano 12/12/2008)