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Omaggio alla Francia
laica e religiosa


 

Un omaggio del cuore alla Francia laica e religiosa - omaggio che ha oltrepassato la solennità del protocollo - per quello che il Paese nella sua storia ha portato alla Chiesa. Questo ha voluto esprimere Benedetto XVI incontrando all'Eliseo le autorità francesi dopo l'accoglienza, anch'essa non abituale, del capo dello Stato all'aeroporto di Orly. Nove mesi dopo la visita in Vaticano di Nicolas Sarkozy, come subito ha voluto sottolineare il Papa, ancora prima di ricordare la prima ragione della sua visita:  la celebrazione del centocinquantesimo anniversario delle apparizioni della Vergine a Lourdes.
Conoscitore non comune della cultura francese, Benedetto XVI si è detto felice di potere rendere omaggio a un "imponente patrimonio di cultura  e  di  fede". Questa eredità - che ha saputo aprirsi alla cultura classica, e anzi ne ha assicurato la trasmissione grazie ai copisti e ai filologi medievali - permette di riconoscere storicamente che le radici del Paese, come quelle dell'Europa, sono cristiane:  ispirate da un messaggio che sin dall'inizio ha avuto pretese e respiro universali, non legate quindi ad alcuna nazione e cultura.
Come mostra il caso del primo grande teologo cristiano, quell'Ireneo che a metà del ii secolo venne dall'Asia e fu vescovo di Lione. O l'itinerario di san Tommaso d'Aquino, che insegnò nella Parigi duecentesca. O, ancora, il contributo alla teologia del Novecento - nel senso di un allargamento radicato nella tradizione - di figure come Henri de Lubac, Yves Congar, Jean Daniélou, religiosi e poi cardinali, ma anche studiosi laici come Etienne Gilson e Henri-Irénée Marrou. Protagonisti di quella grande cultura francese che Benedetto XVI ha ricordato sull'aereo, ancora prima di arrivare nella capitale.
I frutti della tradizione cattolica di Francia si sono manifestati anche nella formazione dei cuori all'amore dei poveri, nella fondazione di numerosissime congregazioni religiose e nel contributo dei cristiani alle istituzioni del Paese, disseminato di edifici religiosi dal cuore delle città fino alla solitudine delle campagne. E proprio il rapporto nuovo tra sfera politica e sfera religiosa è uno dei frutti portati nel mondo antico dal cristianesimo e rimasto durevolmente nell'esperienza occidentale:  la laicità non è infatti opposta alla religione. In Francia poi la diffidenza del passato si è trasformata - ha ricordato il Papa all'Eliseo - in un "dialogo sereno e positivo", che il presidente francese indica con l'espressione "laicità positiva", sottolineando nel suo discorso il rispetto di ogni religione, credenza, opinione.
In questo rapporto la Chiesa cattolica può offrire alla società francese - e soprattutto ai giovani, che per la loro fragilità preoccupano Benedetto XVI, "seminatore di carità e di speranza" - un contributo importante nel campo della formazione delle coscienze e nell'ambito educativo, come è del resto riconosciuto nei fatti anche in un contesto profondamente secolarizzato come è quello della Francia di oggi. E senza esclusività, come altre associazioni, anche quelle cattoliche fanno e faranno la loro parte per educare alla giustizia e alla responsabilità verso il pianeta.
Dal canto suo la Repubblica francese - e il Papa lo ha sottolineato estendendo all'Europa e al mondo la portata, politica in senso alto, del suo discorso - ha l'occasione della presidenza dell'Unione europea per attestare una volta di più il suo attaccamento ai diritti dell'uomo. Un complesso di diritti che, una volta compreso e sostenuto nella sua unità e indissociabilità, permetterà di capire la grandezza dell'Europa e la sua responsabilità di fronte a un contesto internazionale nuovamente minacciato da diffidenze, tensioni e opposizioni che è urgente superare. Con l'aiuto di tutti e con la benedizione di Dio.

g.m.v.

(© L'Osservatore Romano 13/09/2008)