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Sotto le stelle della Croce del Sud

I segni della visita di Benedetto XVI in Australia si vanno moltiplicando e, nello stesso tempo, convergono sempre più verso l'essenza dell'essere cristiani. Così, nella messa per la consacrazione del nuovo altare della cattedrale di Sydney la splendida liturgia celebrata con i vescovi ha significato davvero l'inizio di una nuova edificazione della Chiesa australiana, e allo stesso modo l'emozionante veglia con i giovani - sotto le stelle della Croce del Sud, in una notte fredda e limpida - ha espresso la necessità di aprire il cuore allo Spirito Santo, centro di questa importante giornata mondiale della gioventù. Con una testimonianza evidente, insieme agli altri simboli di questo viaggio papale, di fronte a un mondo che ha bisogno della novità cristiana. Anche se sembra ignorarla, o addirittura vuole rifiutarla.
Nella cattedrale intitolata a Santa Maria, culla del cattolicesimo australiano, al centro della celebrazione è stato il nuovo altare dedicato dal Papa e sul quale spicca un originale bassorilievo ispirato all'immagine sindonica. Per sottolineare con immediatezza che Cristo è insieme sacerdote, altare e vittima. E come l'altare, anche i cristiani sono consacrati:  cioè messi a parte per il Regno di Dio - ha sottolineato il vescovo di Roma - in un mondo che vorrebbe invece mettere Dio da parte. No, la fede non può essere messa da parte né essere ridotta a una dimensione solo personale; nella proposta di Benedetto XVI la questione di Dio deve infatti ispirare una visione del mondo coerente e capace di un dialogo rigoroso con le molte altre visioni umane.
La consacrazione dei cristiani nel mistero della fede è poi tanto reale quanto esigente. Per questo il Papa ha ancora una volta espresso - con un dolore e una forza che non lasciano spazio a dubbi - la vergogna e il dispiacere per i casi di abusi sessuali sui minori. Esortando subito dopo i seminaristi e i religiosi a divenire altari viventi, nella fedeltà di una scelta radicale capace, con la grazia divina, di vincere il peccato. Come nella cattedrale di Sydney mostra la coloratissima vetrata dell'abside, che rappresenta Maria, nuova Eva, mentre offre a Cristo, nuovo Adamo, una mela:  a raffigurare il capovolgimento e il risanamento della colpa originaria portati dall'Incarnazione.
Sì, la fede cristiana non è rivolta a un Dio lontano, perché lo Spirito divino, pur silenzioso e invisibile, è capace di cambiare i cuori umani. E proprio allo Spirito Santo, "in vari modi la Persona dimenticata della Santissima Trinità", Benedetto XVI ha dedicato, in parte sulla traccia di sant'Agostino, tutta la lunga meditazione che ha segnato la veglia tra luci, canti e preghiere. Sottolineando ai giovani presenti - ma attraverso di loro parlando a tutta la Chiesa in un testo che è tra i più belli del pontificato - che lo Spirito di Dio è nella vita di ogni essere umano e attira a ciò che è reale, a ciò che è durevole, a ciò che è vero. Oltre i limiti di tutto quello che passa, e ben al di là della follia consumista. Perché l'umanità, come la donna samaritana del vangelo, ha sete di Dio.

g.m.v.

 (© L'osservatore Romano 20/07/2008)