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L'anello dei cardinali


 

Nell'omelia prima della consegna dell'anello ai nuovi cardinali Benedetto XVI ha richiamato l'attenzione sul fatto che già la precedente creazione di porporati era stata celebrata alla vigilia della solennità di Cristo re dell'universo, che conclude l'anno liturgico. E proprio nella luce di questa antica festa ha collocato il ministero papale e quello cardinalizio, che dal radicamento nella Chiesa  di  Roma  trae  il  suo significato.
Il primo servizio del successore di Pietro è quello alla fede. Che però non è un sentimento vago o una fede qualsiasi:  come Maria e come il buon ladrone, anche il Papa e i cardinali devono infatti riconoscere questa singolare regalità di Gesù crocifisso. E, come loro, stare accanto alla croce di colui che vi è salito per salvare il mondo, piuttosto che invitarlo a scendere dal patibolo, non riconoscendo la sua divinità sfigurata perché spoglia di gloria visibile:  "Lo deridono, ma è anche un modo per discolparsi" ha spiegato con sottile finezza Benedetto XVI.
È dunque un ministero difficile quello del Papa e dei cardinali "perché non si allinea al modo di pensare degli uomini" ha sottolineato il vescovo di Roma, tornando a parlare per la seconda volta in ventiquattro ore della necessità di pensare e operare secondo la "logica della Croce", che non è mai facile né scontata e non deve guardare a ideologie o affannarsi dietro particolari accorgimenti:  "In questo dobbiamo essere compatti, e lo siamo perché non ci unisce un'idea, una strategia, ma ci uniscono l'amore di Cristo e il suo Santo Spirito" espressi dal segno sponsale dell'anello.
Attento come sempre ai simboli, Benedetto XVI ha legato l'immagine della Crocifissione incisa sull'anello dei cardinali al rosso sangue della porpora. Entrambi infatti convergono nel significare la necessità di restare con Maria accanto a Gesù, che muore sulla croce e da questa regna sull'universo:  stat crux dum volvitur orbis. Con l'unico scopo di annunciare la sua signoria:  "Il primato di Pietro e dei suoi Successori - ha scandito - è totalmente al servizio di questo primato di Gesù Cristo" perché il suo amore venga e trasformi la terra.
E questo è lo scopo del libro con l'intervista al Pontefice, che senza ragione già si cerca di assimilare alla mentalità del mondo. "Io penso - vi afferma invece Benedetto XVI - che Dio, scegliendo come Papa un professore, abbia voluto mettere in risalto proprio questo elemento della riflessività e della lotta per l'unità tra fede e ragione". Con una lucida avvertenza:  "L'uomo in ogni caso non è in grado di dominare la storia a partire dalle proprie forze". Concludendo che proprio per questo "abbiamo bisogno di Cristo che ci raccoglie in una comunità, che chiamiamo Chiesa". La quale, sull'esempio del suo Signore, vuole essere amica dell'uomo.

g.m.v.

(© L'Osservatore Romano 22-23/11/2010)