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Una diffusione promettente e impegnativa


 

Al di là degli inevitabili limiti umani e dunque della costante difficoltà di essere all'altezza di un ruolo davvero unico, nella storia del giornale della Santa Sede il punto dolente - lo notava il cardinale Montini nel 1961, in occasione del nostro centenario - è sempre stato quello della diffusione. Nel panorama italiano, al quale il quotidiano primariamente si rivolge, ma soprattutto in quello internazionale. Per questo è davvero un fatto senza precedenti la stampa e diffusione che dal 27 dicembre "L'Osservatore Romano" avrà in Spagna con il quotidiano "La Razón".
Duecentomila copie dell'edizione settimanale in lingua spagnola saranno distribuite ogni domenica, senza aumento di prezzo per i lettori del quotidiano di Madrid e senza costi aggiuntivi per la Santa Sede. Con il risultato di triplicare la tiratura del giornale, che - sommando i numeri del quotidiano, delle sette edizioni settimanali (in italiano, francese, spagnolo, inglese, portoghese, tedesco e malayalam) e dell'edizione mensile in polacco - si avvicinava finora alle centomila copie.
Viene così sviluppata la formula felice dell'abbinamento (anche in questo caso gratuito) avviata per "L'Osservatore Romano" nel 2008, quando l'edizione quotidiana iniziò a essere stampata e diffusa ogni domenica con "L'Eco di Bergamo", grazie alla generosa disponibilità nei confronti della Santa Sede del vescovo della grande diocesi lombarda - allora Roberto Amadei, oggi Francesco Beschi, che ha confermato la decisione del suo predecessore - per ricordare il cinquantesimo della morte di Giovanni XXIII. Con una iniziativa che è auspicabile possa servire da modello per accordi con altre testate.
Nata nell'ambito di un seminario organizzato dalla Conferenza episcopale spagnola, l'iniziativa di stampare e diffondere "L'Osservatore Romano" da Madrid con "La Razón" è importante per la possibilità di offrire ai lettori del Paese un'informazione sull'attività del Papa e della Santa Sede - oltre che sul panorama internazionale - unica e tempestiva, grazie all'impegno crescente della redazione dell'edizione in lingua spagnola. Con una particolarità anch'essa inedita per "L'Osservatore Romano", e cioè la stampa interamente a colori realizzata dai colleghi del quotidiano madrileno, che ama definirsi un "giornale di principi", proposti con ragionevolezza.
Ed è significativo che questo traguardo storico venga raggiunto nell'ambito ispanofono, il primo - nel 1931 in Argentina - a ideare un progetto di edizione non italiana del giornale del Papa, che tuttavia allora non ebbe esito. Fu però proprio a Buenos Aires, il 4 novembre 1951, che con las debidas licencias uscì il primo numero di un "Observador Romano" realizzato da un gruppo di cattolici traducendo testi e articoli dagli "Acta Apostolicae Sedis", dal nostro quotidiano e dal mensile vaticano "Ecclesia". Nel 1952 il settimanale adeguò progressivamente la testata a quella del quotidiano, divenendo prima "El Observador Romano" e poi "L'Osservatore Romano", con la specifica che si trattava della Edición semanal argentina, terza in ordine di tempo dopo quelle settimanali in italiano (regolarmente dal 1948) e in francese (dal 1949).
Dal 1969 l'edizione passò in Vaticano, trasmessa e stampata in Perú dal 1997, in Messico dal 1998 e, dal 2005, in Argentina, dove era nata. Con iniziative che hanno reso il settimanale in spagnolo la più diffusa delle edizioni del giornale vaticano. A queste si aggiunge ora l'abbinamento con "La Razón" che - con il sostegno esplicito di Benedetto XVI - apre per "L'Osservatore Romano" prospettive tanto promettenti quanto impegnative.

g.m.v.

 (© L'Osservatore Romano 25/12/2009)