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La santità

dei papi

L’annuncio in concistoro della canonizzazione di Giovanni Battista Montini, che eletto nel conclave del 1963 prese il nome di Paolo VI, segna una novità nella storia della Chiesa romana. Durante il rito sarà infatti sancita la santità anche di Óscar Romero, l’arcivescovo martire, e di altre figure esemplari, in prevalenza fondatrici e fondatori di ordini religiosi. E appunto questa è la novità, perché nel corso dei secoli i papi sono stati elevati agli onori degli altari da soli o, in anni recenti, insieme ad altri pontefici.

È anche storicamente noto che, da quando alla fine del Cinquecento la sede romana ha scelto di centralizzare e governare i processi per il riconoscimento formale della santità, pochissimi sono i papi canonizzati o beatificati. La maggior parte dei successori di Pietro venerati tradizionalmente come santi appartiene infatti ai primi sei secoli, cioè fino a Gregorio Magno, autore della Regula pastoralis e modello indiscusso di governo episcopale, in una idealizzazione agiografica che considera martiri tutti quelli prima dell’età costantiniana.

Mezzo millennio più tardi, intorno al 1075, Gregorio VII nel Dictatus papae afferma che «il romano pontefice, se sia stato ordinato canonicamente, per i meriti del beato Pietro senza dubbio diviene santo». A questa rinnovata visione del papa a cui è stata legata la riforma della Chiesa, che appunto da Gregorio vii prende il nome, si ispira la celebrazione dei suoi immediati successori negli affreschi dello scomparso oratorio lateranense di San Nicola, in un accostamento trasparente tra le grandi figure della tradizione romana, Leone e Gregorio, e i pontefici riformatori tra i secoli XI e XII.

La santità papale riappare, non a caso dopo la perdita del potere temporale e in qualche modo per compensarla, grazie al riconoscimento formale del culto di una serie di pontefici medievali. Ma a rilanciarla è soprattutto Pio XII, che nell’arco di cinque anni beatifica e canonizza Pio X, predecessore da lui servito personalmente, e proclama beato Innocenzo XI.

Tutto cambia nel decennio successivo quando, opponendosi alle polarizzazioni all’interno della Chiesa acutizzatesi al tempo del Vaticano II, Paolo VI decide per i suoi due immediati predecessori l’avvio simultaneo e per via normale delle cause di canonizzazione, come dichiara apertamente in concilio il 18 novembre 1965: sarà così «evitato che alcun altro motivo, che non sia il culto della vera santità e cioè la gloria di Dio e l’edificazione della sua Chiesa, ricomponga le loro autentiche e care figure per la nostra venerazione» dice Montini.

Con il nuovo secolo si succedono dunque la beatificazione di Pio IX e di Giovanni XXIII il 3 settembre 2000, la beatificazione rapidissima di Giovanni Paolo II il primo maggio 2011, la canonizzazione di Roncalli e Wojtyła il 24 aprile 2014 e, sei mesi più tardi, il 19 ottobre, durante un’assemblea sinodale, la beatificazione di Montini. Ora, per la prima volta, un cristiano divenuto papa verrà proclamato santo insieme ad altre figure esemplari. «Per essere santi non è necessario essere vescovi, sacerdoti, religiose o religiosi» ha ribadito nell’ultima esortazione apostolica il suo attuale successore. E con la decisione annunciata oggi in concistoro Bergoglio sottolinea che la radice della santità è la stessa in ogni donna e ogni uomo testimoni di Cristo.

g.m.v.

(© L'Osservatore Romano, 20 maggio 2018)