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Nel primo giorno di primavera

 

Non poteva cominciare meglio la primavera a Napoli, città bellissima e appassionata che a Papa Francesco ha riservato un’accoglienza piena di calore e di affetto unici, come il Pontefice stesso ha voluto sottolineare rientrato in Vaticano. In una decina di ore, nel primo giorno di primavera, Bergoglio ha potuto infatti letteralmente toccare con mano le realtà diverse della città, dall’ingresso nella tormentata Scampia sino all’incontro sul lungomare Caracciolo illuminato dai colori tenui del tramonto.

            E a loro volta i napoletani hanno saputo dimostrare la gratitudine per una visita che certo porterà frutti di rinnovamento. E lo hanno fatto con gesti spontanei e toccanti: quelli dei detenuti di Poggioreale, con i quali il Pontefice ha pranzato, di tanti malati incontrati al Gesù Nuovo dopo la preghiera davanti alla tomba di Giuseppe Moscati, il santo medico, sino all’impresa del pizzaiolo che è riuscito acrobaticamente a offrire una pizza margherita al Papa ormai in partenza.

            Ma negli incontri con il popolo napoletano Bergoglio ha di nuovo trovato il modo di parlare con semplice efficacia a tutti, inserendo larghi tratti a braccio nei discorsi preparati o addirittura improvvisando del tutto. Per testimoniare e predicare il Vangelo come costantemente ha fatto «nell’altra diocesi» — così il Papa ama ricordare il suo episcopato a Buenos Aires — e come ora fa da due anni, ascoltato nel mondo intero con un interesse che certo non diminuisce.

            Al centro di tutto c’è Gesù, ha detto il Pontefice al clero e ai religiosi riuniti nel duomo, ricordando la loro testimonianza di persone «sempre in cammino». Ma come essere sicuri di questa indispensabile centralità di Gesù? «C’è sua madre che porta a lui» e, come nelle icone, «è lei che ha fatto scendere Gesù da noi; è lei che ci dà Gesù» ha risposto il Papa. E dal Signore derivano le altre testimonianze: lo spirito di povertà e la misericordia con le sue opere, corporali e spirituali, spesso dimenticate ma «che praticano le vecchiette e la gente semplice nei quartieri, nelle parrocchie, perché seguire Gesù, andare dietro a Gesù è semplice».

            È continuamente in cammino, a Napoli e ovunque nel mondo, chi vuole seguire il Signore, e per questo è necessario «convertirci un po’ tutti di più» ha concluso il Pontefice la sua riflessione. E dopo aver benedetto i fedeli con le reliquie di san Gennaro, ha lasciato a clero e religiosi tre raccomandazioni: l’adorazione a Dio, di cui si è perso il senso, l’amore alla Chiesa e la missionarietà, concetto centrale — ha detto — perché spinge a uscire da se stessi per testimoniare il Vangelo ma anche per adorare.

            E nell’incontro conclusivo con il popolo di Napoli il Papa ha di nuovo ascoltato le speranze e le preoccupazioni delle donne e degli uomini di oggi, e di nuovo ha trovato parole che hanno toccato il cuore di tanti. Meditando su Dio che parla, agisce, tace, e riflettendo sulle tendenze culturali dominanti che condizionano la società e colonizzano ideologicamente la famiglia. Ma guardando con fiducia al futuro, «giovani e anziani insieme», nel primo giorno di primavera.           

g.m.v.

(© L'Osservatore Romano 23-24 marzo 2015)