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Vicina al popolo

La sfida per la Chiesa? È quella di sempre: continuare ad accompagnare il popolo nella crescita, nelle gioie e nelle difficoltà. Così Papa Francesco ha risposto durante la conferenza stampa sul volo di ritorno che ha concluso il suo terzo viaggio americano, a Cuba e negli Stati Uniti. Vicina al popolo, dunque, è la Chiesa che il Pontefice ha incontrato a Washington, New York e Philadelphia. Una comunità cattolica che ha accolto Bergoglio con accenti diversi — «molto espressiva» ha definito la metropoli newyorkese — ma in ogni caso con affetto e calore evidenti, smentendo previsioni e analisi forse interessate, comunque senza fondamento nella realtà.

Della Chiesa statunitense il Papa ha detto di aver visto la vitalità, radicata nella preghiera, e a Philadelphia ha indicato la necessità di valorizzare ancor più il contributo dei laici, in particolare delle donne. E anche ai giornalisti ha voluto ripetere l’aperto elogio che aveva riservato alle religiose a New York, perché — ha detto — le suore negli Stati Uniti hanno fatto meraviglie e di conseguenza la gente le ama. Altrettanto trasparente è stato il sostegno ai vescovi veri pastori, e tanto accorate quanto ferme sono state le parole del Pontefice per la vergogna degli abusi su minori commessi da membri del clero.

Nell’ultima tappa del viaggio, a Philadelphia, il Papa è tornato sul nodo cruciale della libertà religiosa: che ha collegato con la necessità sempre più urgente — contro ogni intolleranza — di un fronte comune tra donne e uomini di diverse fedi «per la pace e il rispetto dei diritti di tutti» e con il nodo epocale delle migrazioni. Temi su cui è tornato parlando poi con i giornalisti. Con nettezza Bergoglio ha detto a proposito della libertà religiosa che l’obiezione di coscienza fa parte dei diritti umani. Ragionando poi sulla crisi migratoria — definita davanti al Congresso statunitense la più grave dalla fine della seconda guerra mondiale — che i muri innalzati sono destinati a crollare: presto o tardi, ma crolleranno e lasceranno solo odio, ha concluso con amarezza.

La conclusione del viaggio papale è coincisa a Philadelphia con quella dell’incontro mondiale delle famiglie, alla vigilia ormai del sinodo che sarà dedicato a questo tema cruciale. E mentre qua e là si levano con insistenza voci di profeti di sventura, non di rado enfatizzate sui media, il Pontefice ha mostrato uno sguardo ben diverso: la famiglia — ha detto infatti — non è per i cattolici principalmente una fonte di preoccupazione, ma «il luogo fondamentale dell’alleanza della Chiesa con la creazione di Dio». Anche se questo non significa chiudere gli occhi di fronte alle trasformazioni della società.

Per descrivere questa nuova situazione Papa Francesco ha fatto ricorso a un’immagine efficacissima. In un mondo infatti dove i negozi di quartiere a misura umana spariscono e vengono imposti supermercati spersonalizzanti che inducono solo a consumare, il consumismo riguarda anche le relazioni umane e dunque la famiglia. Ed è questa la realtà di cui anche la Chiesa deve tenere conto, senza nostalgie inutili o contrapposizioni sterili, ma testimoniando che la tenacia per formare e portare avanti una famiglia «trasforma il mondo e la storia».

g.m.v.

(© L'Osservatore Romano 28-29 settembre 2015)