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PAOLO VI

ANGELUS 

Domenica, 8 agosto 1965 

 

In questi giorni tutta la stampa mondiale ha ricordato il ventesimo anniversario dello scoppio della bomba atomica sopra Hiroshima. Il terrore, le rovine, la deprecazione, il dolore, la pietà di quel tremendo avvenimento sono stati ampiamente e giustamente commemorati. Abbiamo notato che le cerimonie ufficiali in quella infelicissima città, ora modernamente ricostruita, sono state volutamente e nobilmente prive di ogni carattere politico e polemico. 

Noi abbiamo fermato l'attenzione sopra l'immagine di un gruppo di gente che piange e che prega per rievocare e onorare la memoria delle innumerevoli vittime di quell'infernale eccidio, e per scongiurare l'umanità, per chiedere a Dio che tale scempio di vite umane, tale oltraggio alla civiltà non abbiano a ripetersi mai più. Questo è gesto pio, umano, commovente. 

E Noi, che tante volte e in vari modi abbiamo egualmente auspicato che siano messe al bando le armi atomiche, Ci uniremo adesso a quel pianto, a quella preghiera, a quella speranza, con questa Nostra umile preghiera domenicale. 

Preghiamo che non mai il mondo debba vedere un giorno sventurato simile a quello di Hiroshima. Preghiamo affinché gli uomini non mettano mai più la loro fiducia, il loro calcolo, il loro prestigio in armi così nefaste e così disonoranti. 

Preghiamo perché sia da tutti concordemente e lealmente proscritta la terribile arte che le sa fabbricare, moltiplicare, conservare per il terrore dei popoli. 

Preghiamo affinché quel micidiale ordigno non abbia ucciso, cercandola, anche la pace, non abbia ferito per sempre l'onore della scienza, e non abbia spento la serenità della vita sulla terra. Preghiamo affinché invece la fratellanza, la pace e l'amore siano concessi e assicurati al mondo; e ricordiamo che solo Cristo ci può garantire questi doni supremi; solo Lui, il nostro Salvatore, Colui che divenne nostro Fratello, quando Maria pronunciò quei fiat che ora, in suo onore, ripeteremo. 

 

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