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PAOLO VI

ANGELUS DOMINI

Domenica, 15 novembre 1970

 

Una delle impressioni raccolte dai vari avvenimenti che caratterizzano la vita della Chiesa in questi ultimi tempi, riguarda il duplice aspetto drammatico in cui tale vita si svolge, il quale aspetto sembra definito dalle sempre vere parole di San Paolo: «lotte al di fuori, apprensioni al di dentro» (2 Cor. 7, 5). Noi crediamo che tutti i buoni figli della Chiesa se ne avvedano. Pare infatti che la situazione generale della religione, e delle istituzioni in cui essa si esprime, sia abbastanza tranquilla e rispettata, esteriormente. Quale sia invece la realtà, che ad essa si riferisce, pur troppo è facile vedere, quando un legalismo oppressore in tanti Paesi, un secolarismo anticlericale in altri, un ateismo pacifico, se volete, ma radicale nel pensiero e nel costume un po’ dappertutto tentano di soffocare il pensiero cristiano e le istituzioni che ad esso si ispirano. Tutto dev’essere laico, tutto aconfessionale, tutto privo di principi religiosi onestamente professati.
La Chiesa resiste, soffre, lotta, come può. Sopravvive perché Dio l’assiste, e perché alcuni suoi figli sono forti, ma forse sono questi i giorni preannunciati da Cristo: «Per il moltiplicarsi delle iniquità si raffredderà la carità di molti» (Matth. 24. 12).
E che diremo delle condizioni interne della Chiesa? Vi sono certamente segni meravigliosi di vitalità, di spiritualità, di santità. Ma non è forse per tutti motivo di stupore, di dolore, di scandalo vedere che proprio dal di dentro della Chiesa nascono inquietudini e infedeltà, e spesso da parte di chi dovrebbe, per impegno professato e per carisma ricevuto, essere più aderente e più esemplare?
L’affrancamento dall’autorità della Chiesa, custode della sua unità e promotrice della sua carità, sembra a taluni liberazione, ed è spesso invece, come scriveva San Pietro, schermo ipocrita di cattivo volere (1 Petr. 2. 16). Talvolta perciò la sofferenza interiore della Chiesa, per certe aberrazioni dottrinali, per certi scandali morali, per certe spregiudicatezze disciplinari, provenienti dai suoi figli, è più acerba che non quella delle difficoltà esteriori.
Le Nostre parole risentono il tono della liturgia escatologica di queste settimane. Ma le ricordiamo anche qui perché abbiamo bisogno di voi, fiducia in voi e nel Popolo di Dio: i buoni devono essere più fortemente buoni; i fedeli più strenuamente fedeli. Così, con l’aiuto di Maria, la fedelissima.

  



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