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PAOLO VI

ANGELUS DOMINI

Domenica, 30 gennaio 1972

 

Voi sapete, Figli carissimi, che durante la scorsa settimana si è pregato, dovunque nel mondo si trovino credenti in Cristo, per l’unificazione di tutti i Cristiani in un’unica Chiesa di fede e di carità. Noi, qui a Roma, abbiamo avuto la visita del Metropolita Melitone, mandato dal venerando Patriarca ortodosso Atenagora di Costantinopoli; una volta di più abbiamo avuto la gioia di sperimentare, come dice il salmo, «quanto è bello e quanto è lieto che i fratelli si trovino insieme» (Ps. 132, 1).

Questo fatto dell’unità fra gli uomini appare con sempre migliore evidenza, con sempre maggiore esigenza una necessità storica, sociale e spirituale, tanto a livello civile, quanto, e soprattutto, a livello cristiano, dove l’unità s’impone come un principio costitutivo inderogabile; i cristiani devono essere una cosa sola, l’ha detto Cristo stesso, proclamando l’unità come il vertice convergente dell’umanità che crede in Lui e che accetta la sua legge del duplice amore di Dio e del prossimo; l’unità così diventa mistero, che si affonda infinitamente nella vita stessa di Dio, Uno e Trino. È meraviglioso.

Non dobbiamo stancarci di pregare e di operare per la integrazione di tutti gli uomini, e, almeno per ora, di tutti i Cristiani in quella sola comunione, che si chiama la Chiesa.

Ma osserviamo spesso che quanto più ci sentiamo attratti a questo ideale tanto più avvertiamo la difficoltà ch’esso diventi reale. Nel campo civile, lo vediamo; e anche nel nostro campo cattolico. Perché fra le tante difficoltà ne incontriamo una molto grave, che era inattesa specialmente dopo il Concilio: la disunione dei membri componenti la Chiesa cattolica fra di loro. Si notano fenomeni disgregatori della compagine ecclesiastica, dovuti a piccole minoranze, ma audaci e fortemente dissolvitrici; così che è vano sperare che i fratelli separati si ricongiungano con noi, se noi siamo in discordia, e non abbiamo noi stessi stima e fedeltà per l’unità che abbiamo la fortuna di possedere e il dovere di vivere e di testimoniare.

Perciò, figli e fratelli nostri, noi vi esortiamo a crescere nello spirito dell’unità non acquisita con l’indifferenza per l’integrità della fede ma esercitata piuttosto con la carità, specialmente verso la comunità ecclesiale, membri dell’unica Chiesa, a cui praticamente appartenete, la parrocchia in primo luogo, la vostra parrocchia, vera famiglia di fratelli, scuola della Parola di Dio e della fede, coro di una sola voce inneggiante ed orante, mensa d’unico Pane, palestra della carità e delle virtù cristiane, e prima e vera esperienza dell’unità religiosa.

Maria, come la Madre di casa, così ci educhi e così a Cristo ci unisca.

                                         



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