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PAOLO VI

REGINA COELI

Domenica, 23 aprile 1972

 

Oggi la nostra voce è una chiamata; voce al vento che si fa Spirito; voce alla Chiesa che comprende come l’essere suo dipenda da un ministero qualificato portatore di fede e di grazia; voce ad animi coraggiosi e liberi che possono intendere l’economia del sacrificio per la propria e per l’altrui salvezza. Oggi è la giornata dedicata al problema delle vocazioni. Il regno di Cristo ha bisogno non solo di fedeli, ma di ministri; ha bisogno di chi vi consacra tutto: il pensiero, il cuore, l’azione, la vita.

Ecco lo schema logico della salvezza, secondo San Paolo: Chi invocherà il nome del Signore sarà salvo. Come lo invocheranno se prima non hanno creduto? E come crederanno in Uno di cui non hanno sentito dir nulla? E come ne sentiranno parlare senza chi lo possa annunciare? E come vi sarà chi lo annunzi se questi non sia mandato? La fede nasce dall’aver ascoltato la parola di Cristo . . . (Cfr. Rom. 10, 14-17).

L’umanità ha bisogno di Cristo. Cristo ha bisogno di apostoli.

Il problema è estremamente importante e complesso. È problema sociologico: la diffusione del Vangelo richiede sacerdoti, missionari, ministri, religiosi e religiose, che vi dedicano l’esistenza; e se la carità ispira e domina questo dono, esso richiede tutta l’esistenza, in ogni sua dimensione, di forze e di anni.

È un problema psicologico, spontaneo, cioè, ma dominato da un segreto impulso dello Spirito: sì, un carisma personale è necessario: «nessuno può assumere tanto onore, se non è chiamato da Dio» (Hebr. 5, 4). Stupendo gioco di libertà cosciente e tesa al più alto grado, e di soverchiante impero dell’Amore per la risposta, per la scelta suprema «ecco io vengo per compiere, o Dio, la Tua volontà» (Hebr. 10, 7-9).

È un problema pedagogico: il più delicato, il più bello. Una scuola d’ascetismo, una palestra per atleti dello spirito (Cfr. Matth. 4, 20; 19, 29; 1 Cor. 9, 27).

È problema ecclesiologico. Dopo il Concilio, specialmente, che ci ha ricordato essere «dovere di tutta la comunità cristiana dare incremento alle vocazioni» (Optatam totius, 2).

Pensiamoci, pensiamoci tutti, fratelli e figli, se davvero amiamo Cristo e la Chiesa. E assolviamo il primo dovere, insegnatoci da Cristo stesso, quello di pregare affinché il Signore «mandi operai nella sua messe» (Matth. 9, 38).

Sono presenti molti gruppi di fedeli a questa nostra preghiera meridiana: li salutiamo tutti; e con menzione speciale tre che si sono annunciati con particolare preavviso:

1) quello d’una Scuola Media di Messina, venuta a Roma con il suo Preside, i suoi Professori ed Alunni in gita scolastica come premio;

2) quello dei campanari di S. Anastasia, di Verona, con altri colleghi di Mantova;

3) e un gruppo di spastici di Torino.

Bravi, bravi, auguri e Benedizioni per ognuno di voi, per i vostri cari e per i vostri luoghi di provenienza.

                           



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