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PAOLO VI

REGINA COELI

Domenica, 14 maggio 1972

 

Ancora una «Giornata»; quest’oggi abbiamo la «Giornata delle Comunicazioni Sociali».

Questo ripetersi di «Giornate», cioè di proposte, quanto mai autorevoli, di singoli temi di grande interesse all’attenzione dell’opinione pubblica è un fenomeno che caratterizza il nostro tempo, e fa emergere una specie di calendario di nuove celebrazioni, fra il sacro e il profano, di aspetti della vita moderna, degni di primeggiare nella stima e nel favore di tutti.

Le «comunicazioni sociali», cioè la circolazione delle notizie, delle conoscenze destinate al pubblico, della cultura, del pensiero, della parola, assurgono oggi a tale potenza e a tale importanza da costituire oggetto di questa speciale e comune considerazione.

La celebrazione di questa «Giornata delle comunicazioni sociali» noi la dobbiamo al Concilio, che l’ha espressamente voluta (Cfr. Inter mirifica, 18), tanta è la considerazione che la Chiesa rivolge alla diffusione delle idee e alla formazione dell’opinione pubblica; e si capisce perché: primo, perché è l’opinione pubblica, in fondo, la regina anonima che domina il mondo, la storia, la civiltà (Cfr. PASCAL, Pensées, 303, 311) e che guida, quasi inconsciamente, gli uomini all’unità; e secondo: perché la Chiesa stessa, che si dice apostolica e missionaria, vive per questo, per comunicare la Parola di verità e di salvezza, e per fare col suo annuncio, il Vangelo, buoni e saggi e fraterni gli uomini. Dovere suo, diritto suo, della Chiesa quindi d’occuparsi del problema generale delle comunicazioni.

Vedete quale immensa meditazione ci è proposta!

Riduciamola ora a due punti. La meditazione dapprima su gli strumenti: stampa, cinema, radio, televisione, con tutte le loro sempre crescenti ramificazioni. Bisogna fermarsi un momento, ed ammirare. Dica la meraviglia ciò che a parole non si può esprimere. Rendiamo omaggio a tutti gli operatori di questo regno meraviglioso. Questo sentimento di stupore e di riconoscenza deve improntare la nostra mentalità e generare il nostro interesse per la strumentazione di cui dispone oggi il pensiero per esprimersi, per diffondersi, per socializzarsi, a raggio sconfinato.

Il senso di responsabilità, elevato a superiore potenza, è il secondo punto di questa meditazione senza fine; responsabilità circa l’uso di quei mezzi prodigiosi per il bene e per il male; circa il contenuto cioè delle comunicazioni ch’essi diffondono; responsabilità in chi diffonde, responsabilità in chi riceve. È un problema morale di somma importanza, è chiaro. Sotto diversi aspetti riguarda ognuno di noi: circa la selezione, innanzi tutto, di ciò che è diffuso, e circa l’aiuto, il sostegno dovuto ai buoni mezzi di comunicazione sociale, alla stampa nostra, ad esempio. V’è di che riflettere, agire e pregare.

                                            



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