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PAOLO VI

ANGELUS 

Domenica, 4 marzo 1973 

  

Come vi parleremo, figli carissimi, se in questo tempo il frastuono che sale dalla nostra società non ci consente di ascoltare le voci buone, che pure tante in essa risuonano? Sono voci tristi e cattive, ed anche tragiche quelle che attirano l'attenzione del pubblico. Vedete la stampa, ascoltate i mezzi di comunicazione sociale. Oggi il terrorismo riempie l'opinione pubblica di timore e di orrore. Poi è il mondo economico che sussulta. Ancora quello politico ci fa trepidare. Le lotte sociali non si placano. E per noi, come certamente per voi, popolo buono, e per le persone di buon senso, ciò che ci fa maggiormente soffrire è la diffusa decadenza morale. Chi non avverte la marea della delinquenza che sale? Chi non si sente indignato dalla pornografia che oscenamente si esibisce, dal vizio che invade come libero commercio? Chi non soffre per un distacco d'una gioventù sedotta dalla frivolezza e dalla licenza di costumi irresponsabili? Chi non sente scosso tutto l'edificio sacro, etico e civile della società dalle minacce che assalgono la stabilità, l'onestà, la felicità della famiglia?

Compatite e comprendete il nostro dolore!

Ciò che lo rende più acuto sono le bugie su cui le sue cause si fondano: si vuole, ad esempio, che la maturità dell'uomo consenta ogni degradante esperienza; si vuole che la conquista della libertà abolisca ogni riguardo esteriore e interiore; si vuole che l'arte permetta allo pseudo-artista la decadenza della sua propria dignità e l'oltraggio all'altrui rispetto; si vuole chiamare amore l'offesa al pudore e la leggerezza che subito svuota i più alti e vitali sentimenti, e così via. Sepolcri imbiancati. Sotto l'involucro di nobili parole si copre la corruzione d'un grande ferito: il dovere. Il dovere, che staccato dalla legge di Dio e dalle sacre idealità umane e civili, lascia la coscienza, vera cella della moralità, confondersi e spegnersi in se stessa, e cedere alla pressione degli istinti sensuali e passionali, e degli interessi temporali inferiori.

Figli e fratelli, procuriamo di ristabilire in noi la scala dei valori e dei doveri, coraggiosamente. Ritorni il senso di Dio a ridare luce e vigore alla nostra coscienza. Ritorni la stima del pudore ad associarsi a quella della bellezza e della innocenza; ritorni il ricordo della nostra vocazione cristiana ad elevarci al regno dello spirito ed a trasfigurare anche quanto in noi è di corporale e di materiale nella vera vita, che è destinata alla nostra pienezza e alla nostra felicità.

L'avvenimento ecclesiastico di questa settimana, il Concistoro, ci riempie di gioia e di speranza, perché vi si manifesta la perenne vitalità della Chiesa. Poi la quaresima ci richiamerà tutti alla conversione e all'energia e alla fiducia della preghiera.

Coraggio dunque! Ci sia sempre presente col suo esempio e col suo aiuto la benedetta Madre di Cristo e della Chiesa. 

 



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