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PAOLO VI

ANGELUS DOMINI

Domenica, 11 agosto 1974

 

Parliamo, col cuore sulle labbra, pensando specialmente ai giovani, ai giovanissimi che abbiamo visto comparire fra i sospettati protagonisti di fatti molto tristi, e vili per giunta, della delinquenza di questi ultimi tempi. Noi, noi tutti crediamo, siamo ancora turbati dal recente trauma morale e sociale provocato dal misfatto criminale e micidiale contro il treno «Italicus», e siamo inoltre scossi dalla diffusione di episodi di terrorismo e di rapina, perpetrati con astuzia premeditata e spregiudicata, un po’ dappertutto nel mondo, così detto civile.
Osserviamo, quasi esterrefatti, le reazioni; quella delle lacrime per le vittime innocenti e vediamo il popolo che compiange con animo pieno di senso umano e religioso; e noi siamo con lui. Vediamo la vigilanza e l’energia delle Autorità, che cercano di scoprire e di porre rimedio a situazioni così gravi e impreviste, e sappiamo che l’opinione pubblica sana è con loro, per la difesa e per l’ordine di una società libera e moderna.

Notiamo in certi settori esplodere l’indignazione con propositi e con forme di odio, di vendetta, di rappresaglia; e ci sembra che codesta non porti alla giusta riparazione ed alla concordia da ristabilire.
Poi ci sembra di vedere una grande folla di gente avvilita, sfiduciata, indifferente e quasi rassegnata al pessimismo morale e sociale di un mondo senza principii superiori e tonificanti.
E tutto questo spiega come la gioventù, certa gioventù, si abbandoni ad imprese folli e audaci, antisociali e antistoriche; essa cerca ideali forti ed alti, e non li ha trovati nella pedagogia agnostica del pensiero contemporaneo, e si è data ai surrogati delle velleità sovversive. Il rischio ha sostituito l’eroismo; il successo è stato valutato come vittoria; l’interesse economico ha preso il posto della grandezza morale; l’edonismo della passione e del piacere ha contraffatto l’amore; una qualche formula teorica di moda si è arrogata la funzione della verità e la dignità della fede. L’amore sociale s’è così assopito e degradato.

Giovani! Avete ascoltato la voce che viene dalla tradizione autentica della nostra terra e della nostra civiltà, la voce ambrosiana, quella del Pastore di Milano? Egli ha parlato sopra i tetti, noi crediamo, quando, giorni fa, in una sua autorevole notificazione, egli ha condannato la violenza ed ha dimostrato che è follia pretendere dai semi dell’odio frutti di giustizia e fraternità. «Il vero e duraturo rinnovamento della società, ha detto il successore del Cardinal Ferrari, il Cardinale Giovanni Colombo, incomincia dalla formazione e dalla educazione della coscienza, a cui bisognerà ridare quei valori fondamentali, autenticamente umani e cristiani, da cui si è lasciata spesso spogliare da ideologie e da costumi perversi».
Giovani! Non sentite dallo smarrimento di quest’ora decadente e minacciosa sorgere nel vostro spirito un potente, prepotente, ma semplice e lieto invito alla bontà, all’amicizia, all’onestà, alla Fede? Da voi può scaturire la ripresa ideale e morale del nostro popolo.
Per lui noi a voi la chiediamo, ed in nome di Cristo la promettiamo.

                                     



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