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PAOLO VI

ANGELUS DOMINI

Domenica, 25 gennaio 1976

 

Dobbiamo ancora pensare all’unità nel campo religioso. Ci riporta a questo tema il fatto che oggi, 25 gennaio, si conclude l’annuale settimana per l’unità dei Cristiani, e si concentrano riflessioni, preghiere e speranze intorno a San Paolo, della cui conversione sulla via di Damasco, la Chiesa celebra l’avvenimento prodigioso e decisivo per la espansione unitaria e cattolica, cioè universale, del cristianesimo. Il tema dell’unità è ormai nella coscienza anche civile del mondo, anche se per paradossale e spesso tragico gioco della storia, cieca sul suo vero destino, l’unità spesso si contraddice proprio nella sua controversa affermazione. Tuttavia la stessa tendenza all’unità temporale della civiltà attesta la necessità che gli uomini siano uniti nella pace e nella giustizia; e l’unità spirituale religiosa si dimostra, al suo livello superiore, sempre più logica e desiderabile, quasi radice e corona d’una sempre più autentica fratellanza umana.

E ciò in una triplice espressione: noi dobbiamo, noi cattolici, che abbiamo la fortuna di possedere quell’unità, voluta da Cristo per i suoi seguaci, «affinché siano perfetti e il mondo sappia» (Io. 17, 23), noi dobbiamo cercare e promuovere con ogni buona volontà l’unità «nella» Chiesa, quella concordia, cioè profondità nell’amore, nel mutuo servizio, nella docile solidarietà, che ci deve qualificare come veri discepoli del Maestro divino (Ibid. 13, 34-35). In questo, ha detto Gesù, tutti conosceranno la nostra autenticità di suoi seguaci. Unità interiore nella Chiesa. Poi unità «della» Chiesa, quella ecumenica, che andiamo invocando e favorendo per quanti sono cristiani, ma non ancora « consumati in unum P; attestati, sì, in una identità essenziale con Cristo mediante il battesimo e la fede nella sua parola, distinti tuttavia, separati anzi molti di essi dalla comunione dell’unico e organico corpo mistico, storico e visibile, ch’è la Chiesa, animata dallo Spirito Santo.

Noi non dovremo dimenticare lo sforzo morale a noi richiesto per agevolare ai Fratelli dissidenti la loro integrazione nella pienezza di un’unica fede, d’un’unica carità, d’un’unica Chiesa. È questo l’ecumenismo « in fieri » al quale noi dobbiamo riverenza ed aiuto, lieti di vedere in esso una tensione piena di promessa, augurando che essa sia non mai a scapito delle intrinseche esigenze di verità e di fedeltà alla originaria idea evangelica di Cristo Signore e della Tradizione coerente e autorizzata. E infine « unità con » le altre espressioni religiose e civili per la mutua edificazione naturale, e per gli scopi umanitari e sociali del nostro mondo storico. Per la pace specialmente. Maria, la Madre di Cristo, ci sia a tutti propizia.

  



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