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PAOLO VI

REGINA COELI

Domenica, 9 maggio 1976

 

Precipitano anche sopra di noi le disastrose notizie del terremoto del Friuli, come quelle d’una rovina comune. Sentiamoci uniti a quanti sono nella sventura, nel dolore, nell’indigenza, nella necessità.

Questa tragica calamità non ci fa dimenticare le altre, che sono nel mondo e che impegnano la nostra compassione e il nostro soccorso, come quelle del Libano, del Guatemala, dell’Estremo Oriente, dell’Etiopia e di tanti altri punti della terra sofferente. Il nostro cuore è come un sismografo, nel quale si ripercuotono tutte le vibrazioni dell’umana passione.

Ma questa della nostra Carnia ci è ora più vicina, e perciò più sensibile; è il nostro «prossimo», che piange. Ebbene piangiamo insieme!

Cominciamo così a scoprire qualche bene, e non mediocre, sia anche nel male che ci colpisce. Il primo bene è la solidarietà; il dolore si fa comunitario, e nel nostro abituale disinteresse, e nelle nostre contese egoiste ci fa sperimentare uno sconosciuto amore. Ci sentiamo fratelli, diventiamo cristiani, comprendiamo gli altri, esprimiamo finalmente l’amore disinteressato, solidale e sociale.

E poi impariamo a «vincere il male nel bene» (Rom. 12, 21), cioè a far scaturire energie positive di bene dalla stessa sventura che ci affligge: «quando sono infermo», diceva l’Apostolo, «allora divento forte» (2 Cor. 12, 10). Parola degna per quella gente forte e buona, ora percossa dall’immane sciagura micidiale e devastatrice del terremoto; e degna altresì del nostro Popolo e della nostra civiltà cristiana, della nostra Gioventù specialmente, che conosce la prodigiosa fecondità del sacrificio, l’austera bellezza del dolore idealizzato.

Oh! noi non vogliamo dire di più davanti ai lutti e alle rovine dalle dimensioni tragiche, che sembrano superare ogni misura e rifiutare ogni conforto. Vogliamo comprendere e raccogliere in silenzio riverente il grido ineffabile di questa acerbissima pena. Ma una parola non possiamo tacere per i cuori forti, per gli animi buoni: niente disperazione! niente cecità del fato! la nostra incapacità a dare una spiegazione, che rientri negli schemi abituali della nostra breve e miope logica, non annulla la nostra superiore fiducia nella misteriosa, ma sempre provvida e paterna presenza della bontà divina, che sa risolvere a nostro vantaggio anche le più gravi e incomprensibili sciagure. La Madonna rimetta col suo fiat, la pazienza, la speranza e anche l’Alleluia pasquale sulle nostre labbra e nei nostri cuori.

                      



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