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 UDIENZA GENERALE DI PAOLO VI

Mercoledì, 25 marzo 1964

 

L'udienza, che abbiamo il piacere di aprire, in questo mercoledì santo, Ci fa incontrare una grande folla di pellegrini e di visitatori, tra i quali i gruppi di Studenti sono i più numerosi e certamente i più fervorosi. Agli Studenti pertanto, venuti a questo incontro, rivolgiamo specialmente il Nostro saluto. Siate i benvenuti, figli carissimi, e sappiate tutti, sappia ognuno, che il Papa accoglie gli Studenti delle varie Scuole, qui rappresentate, con paterna predilezione. La Nostra affettuosa accoglienza si rivolge anche ai loro rispettivi Direttori e Insegnanti, la cui missione educativa e scolastica valutiamo alla luce di Dio come altissima e degnissima d’ogni migliore incoraggiamento. Naturalmente il Nostro saluto si estende con eguale affetto anche a tutti gli altri gruppi, ai presenti tutti, qua venuti in attesa di qualche spirituale conforto: siate tutti, diletti Figli e Figlie, e voi pure visitatori, viaggiatori e turisti di passaggio, cordialmente salutati e benedetti.

Ci sentiamo obbligati a fare speciale menzione della schiera dei cinquecento Studenti di Mondovì, guidati dal loro venerato e zelante Arcivescovo-Vescovo Monsignore Carlo Maccari, al quale porgiamo l’espressione della Nostra compiacenza per questa sua prima visita a Roma dopo il suo ingresso nella bella diocesi piemontese, e Ci piace assicurarlo che a Roma, dove egli ha tanto operato, la sua memoria è sempre viva ed onorata, e dove la sua predilezione per l’apostolato studentesco diede tali prove da indurre a credere che dura tuttora e trova nel presente pellegrinaggio una sua fedele e promettente conferma. Facciamo voti che tale provvido ministero, tanto conforme alla missione del Pastore e del Maestro, e sempre guidato dalla luce saggia ed amorosa della pedagogia cattolica, valga ad ottenere a lui, come a quanti si dedicano alla assistenza alla gioventù studiosa, le più grandi e consolanti soddisfazioni, e valga a meritare agli Studenti e alla Scuola nostra la fortuna delle più alte e delle più sincere espressioni della vita giovanile, buona, sana, intelligente e cristiana.

Vorremmo profittare di questo breve momento per fissare negli animi di quanti sono presenti un ricordo spirituale benefico e, anche in futuro, operante.

Ebbene, altro non può riguardare questo pensiero di ricordo che la Pasqua imminente. Noi vorremmo esortare voi tutti a profittare della vostra presenza a Roma durante questa massima festa cristiana per meglio penetrare nello spirito della grande celebrazione liturgica e per meglio partecipare ai sentimenti, ai riti, alle grazie dei misteri della nostra Redenzione. Non vi sia distrazione, ma istruzione ed attrazione l’interesse del viaggio; non si fermi il vostro sguardo sulla scena esteriore delle cose nuove, belle e grandi che vedete; ma cerchi il vostro animo di far concorrere la visione di Roma, le meraviglie e le emozioni del suo volto singolare e misterioso, ad una più intima comprensione della Pasqua cattolica. Da turisti, diventate pellegrini; e da pellegrini, fedeli attenti e devoti. Roma; che vi conduce al Papa, vi faccia anche arrivare a Cristo. È il Papa che a Lui vi dirige! Pensate che la nostra religione ebbe qui, a Roma, l’espressione del rito che noi da secoli pratichiamo, e che è il più diffuso nel mondo: il rito romano. Qui si può meglio intendere non solo l’origine, ma lo spirito della liturgia. Se, ad esempio, andate a visitare il battistero di S. Giovanni in Laterano, che risale a Costantino e che fu costruito, un secolo dopo, da Papa Sisto III, potrete leggere sull’architrave dell’edificio ottagonale la famosa iscrizione sulla teologia del battesimo, nella quale, tra l’altro, si dice: «Questo è il fonte della vita, che scorre per tutto il mondo, e che trae la sua sorgente dalla passione di Cristo» (cfr. Duchesne, Liber Pont., 1, 236).

Vi auguriamo cioè che la Pasqua romana vi sia propizia per alti pensieri e per grandi propositi; essa vi faccia accostare i sacramenti pasquali con maggiore adesione alla loro santificante e beatificante efficacia; e sigilli in voi la memoria di sante e confortanti impressioni di fede e di pietà.

Vi daremo a questo fine il Nostro paterno augurio di buona Pasqua, e lo muniremo della Nostra Apostolica Benedizione.

 



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