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UDIENZA GENERALE DI PAOLO VI

Mercoledì, 13 maggio 1964

 

Il pensiero spirituale, che vogliamo lasciare a questa udienza, non può dimenticare che la Chiesa si prepara in questa novena, precedente la festa di Pentecoste, a celebrare la discesa dello Spirito Santo sopra gli Apostoli, avvenimento da cui ha preso principio la piena vita della Chiesa.

E il pensiero è questo, a voi già noto, ma degno di riflessione per dare a quest’udienza un titolo a particolare memoria; e cioè: voi sapete che Cristo, prima di salire al Cielo e di scomparire dalla scena visibile di questo mondo, promise di mandare ai suoi Apostoli ed a quelli che con loro facevano comunità lo Spirito Santo, il Quale avrebbe loro dato il potere di perpetuare la missione di Cristo, di formare la Chiesa. Questa effusione dello Spirito Santo conferisce ai seguaci di Gesù un principio nuovo e soprannaturale di vita, che chiamiamo la grazia, la carità creata nelle anime dalla Carità increata stessa, ch’è appunto lo Spirito Santo. Sono da ricordare a questo proposito, come un’espressione dottrinale mirabilmente sintetica e scultorea, le parole del Nostro grande Predecessore Leone XIII, il quale, nell’Enciclica che si apre con il titolo «Divinum illud», afferma che «come Cristo è il Capo della Chiesa, lo Spirito Santo ne è l’anima» (A.S.S., 29, 650). La Chiesa di Cristo vive dello Spirito di Cristo. Lo Spirito Santo è l’anima del Corpo mistico; è una corrente viva di luce e di amore che lo percorre, lo vivifica, lo abilita a compiere atti soprannaturali e meritori per la vita eterna, lo santifica, in un certo senso lo divinizza. È questo il grande mistero del cristianesimo, il quale non è solo una dottrina, una società umana, una religione come le altre, un fenomeno storico; è una vita; una partecipazione alla vita di Cristo, e, mediante questa inserzione, diventa una comunione vitale con Dio. È il centro del nostro messaggio evangelico; è il cuore del nostro catechismo.

Ora: come si effonde, in via ordinaria, ma sicura, lo Spirito Santo nelle anime, dalla Pentecoste in poi? Si effonde per via sacramentale. Lo sappiamo: è questo il grande veicolo di salute istituito da Cristo. E chi ha ricevuto da Cristo il potere di amministrare i Sacramenti? Possiamo dire, in un senso generale, che tale meraviglioso potere è stato dato al sacerdozio cristiano, al ministero di salvezza del fratello verso il fratello, agli Apostoli per primi, che hanno avuto per successori i Vescovi, e che avevano per capo San Pietro, a cui succede il Papa. Il mandato, conferito dal Signore a San Pietro ed agli Apostoli, e perciò alla Gerarchia pastorale che ne continua la missione, non riguarda solo la potestà di guidare e governare i fedeli, ma contiene e conferisce altresì la potestà di santificarli; è una potestà che proviene essa stessa dallo Spirito Santo, che investe uomini scelti e li abilita a trasmettere la grazia: «Ricevete lo Spirito Santo, ha detto Gesù ai suoi discepoli la sera della risurrezione, a chi rimetterete i peccati saranno rimessi» (Io. 20, 23). Gesù risorto dava loro il potere di risuscitare la vita divina nelle anime; il che avviene specialmente mediante il ministero sacramentale, fonte della grazia, infusione dello Spirito Santo.

Esiste perciò una relazione provvidenziale fra la grazia divina ed il ministero che la dispensa; fra la causa formale e finale della nostra santificazione, e la causa strumentale propria della Chiesa cattolica, che la distribuisce e la attribuisce alle anime; e questa relazione ci fa vedere come Cristo sia presente nella persona di chi egli ha associato al suo Sacerdozio. Non vi è perciò distacco, né opposizione fra il mistero interiore della grazia e il ministero esteriore che la dispensa; ed onorare il sacerdozio vuol dire onorare Cristo che opera in lui, e vuol dire aspirare a quello Spirito Santo, la cui infusione ci fa santi e vivi in Cristo.

La vostra visita al Papa, che altri non è se non colui che rappresenta Cristo nel più alto grado e agisce più d’ogni Sacerdote in suo nome, vuol essere pertanto rivolta, alla fine, alla ricerca di quella comunione con lo Spirito di Cristo, ch’è al termine della nostra vita religiosa. Si va alla fontana, che è il ministero apostolico, per attingere l’acqua della salute, che è la grazia vivificante del sommo Amore, lo Spirito Santo.

Sappiate perciò mettere al di sopra d’ogni culto, d’ogni devozione, d’ogni desiderio quello dello Spirito vivificante di Cristo e della sua grazia, e siate sempre avveduti e fedeli di ricercarne il dono magnifico da chi lo può dispensare, dal Sacerdozio della Chiesa Cattolica.

 



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