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PAOLO VI

UDIENZA GENERALE

Mercoledì, 8 settembre 1965

 

Auspice Maria, capire il Concilio come l'ora di Dio. Nuovo pressante appello per la vera pace nel mondo

Diletti Figli e Figlie!

La vostra venuta coincide oggi con una festa cara alla Chiesa e alla pietà mariana: la natività di Maria Santissima. Questa coincidenza Ci obbliga a raccomandare a voi, che desiderate avere da questo incontro qualche impulso spirituale conforme al pensiero della Chiesa nel momento presente, di onorare la Madonna con le vostre preghiere durante questi giorni precedenti alla ripresa finale del Concilio ecumenico, e poi anche durante lo svolgimento del Concilio stesso. Il perché è chiaro. Abbiamo esortato tutti a pregare per tale scopo; e siamo abituati, noi cattolici, a inserire sempre nelle nostre implorazioni un ricorso all’intercessione di Maria, come quella che, nella sua umanissima bontà e nella sua incomparabile prossimità a Cristo mediatore d’ogni grazia, meglio le può per noi interpretare e meglio avvalorare. Quando poi la nostra orazione intende chiedere i favori divini per la santa Chiesa e per il Concilio, ragioni speciali ci spingono all’esercizio della fiducia nella Madonna, e proprio nella festa della sua natività.

La liturgia infatti di questa celebrazione c’invita a vedere non tanto il fatto della nascita della Vergine, quanto il significato e l’importanza che tale fatto riveste nel disegno divino della nostra salvezza: «La tua nascita - dice l’antifona del Magnificat -, o Vergine Genitrice di Dio, è stata un annuncio di gaudio per il mondo intero». Maria è l’annuncio, Maria è il preludio, Maria è l’aurora, Maria è la vigilia, Maria è la preparazione immediata, che corona e mette termine al secolare svolgimento del piano divino della redenzione; è il traguardo della profezia, è la chiave d’intelligenza dei misteriosi messaggi messianici, è il punto d’arrivo del pensiero di Dio, «termine fisso d’eterno consiglio», come Dante si esprime. L’apparizione di Maria nella storia del mondo è come l’accensione d’una luce in un ambiente oscuro; una luce del mattino, ancora pallida e indiretta, ma soavissima, ma bellissima: la luce del mondo, Cristo, sta per arrivare; il destino felice dell’umanità, la sua possibile salvezza, è ormai sicuro; Maria lo reca con sé.

Ora il Concilio, che è senza dubbio un grande episodio nella storia della Chiesa e della salvezza del mondo, ha bisogno di tale prefazione mariana. Ha bisogno appunto d’essere compreso e valutato come un avvenimento collegato con la nostra salvezza e con quella del mondo moderno, un avvenimento provvidenziale, un avvenimento innestato nella trama messianica ed escatologica della storia dell’umanità. Va preso sul serio. Va meditato con sapienza. Va vissuto con umiltà e con devozione. Va celebrato con profonda presenza di spirito. Va considerato come una grazia, di cui non dobbiamo perdere il beneficio. Ecco allora la nostra invocazione alla Madonna; la dobbiamo pregare affinché ci sia data la grazia di capire il Concilio come l’ora di Dio. Fu ora di Dio, ora unica e determinante tutta la redenzione la nascita di Maria; preghiamola che questa nuova ora, in cui quella di lei si continua e si riflette, apporti a noi di nuovo Cristo salvatore, ci ottenga una vera rigenerazione.

E perché ciò sia possibile, più facile almeno, domanderemo alla Madonna che le sue virtù, la sua impareggiabile figura morale, la sua immacolata purezza; la sua dolcezza, la sua umiltà, la sua primigenia verità umana, siano in nuova misura concesse alla Chiesa in Concilio. Così infatti, dentro e fuori dell’aula conciliare, deve essere vissuta l’ora di Dio, in un rinnovato sforzo, di evangelica santità, in una ricerca interiore e in una professione esteriore di quei sentimenti, di quello stile morale e spirituale, che caratterizzano in grado sublime, la forte, l’umile, la dolce, la regale profetessa del Magnificat.

Se così pensiamo, se così preghiamo, otterremo, noi speriamo, due effetti importantissimi: quello di meritare al Concilio una ricchezza di grazie, di luce, di virtù, di carismi, quale è, nei comuni desideri della Chiesa e nei nostri; e quello, non ultimo, anzi non meno degli altri prezioso, di rianimare con saggezza e con fervore il nostro culto a Maria Santissima, come già il Concilio ha insegnato, con profondo senso cristologico ed ecclesiologico: comincerà da ciò, in grande parte, la perfetta rinnovazione della nostra vita cristiana.

Salutiamo dunque con filiale affezione il genetliaco della nostra Madre celeste, e chiediamo di far sua per voi la benedizione che Noi ora vi diamo.

* * *

Diletti Figli e Figlie!

Noi dobbiamo aggiungere un altro invito alla vostra preghiera.

Quello per la Pace, come abbiamo fatto tante volte; ma ora con accento più pressante e più accorato. Conoscete le notizie di questi giorni circa un nuovo conflitto fra due Popoli asiatici. È molto penoso osservare che l’umanità ritorna, a quando a quando in quest’ultimo tempo, ad azioni armate, a fatti di guerra. Ora il conflitto sembra assumere aspetti di particolare gravità. Ne siamo anche Noi particolarmente afflitti e impensieriti. Totalmente estranei alla vertenza, non Ci asterremo tuttavia di fare anche Noi quanto è in Nostro potere e in Nostra competenza perché subito cessi l’impiego delle armi e opportune trattative abbiano a risolvere la lotta in corso e a comporre equamente gli interessi contrastanti.

È ciò che auguriamo di cuore per il bene stesso delle Nazioni impegnate, verso le quali Noi abbiamo stima- e affezione, e alle quali auguriamo il pronto ritorno alla concordia e alla pace.

                                       



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