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PAOLO VI

UDIENZA GENERALE

Mercoledì, 29 settembre 1965

 

Le prerogative del popolo di Dio

Diletti Figli e Figlie!

Quando noi abbiamo la fortuna di accogliere queste udienze, sempre così numerose e così variamente composte, Ci ricordiamo d’una bella espressione, che oggi l’esegesi biblica, lo studio teologico, la spiritualità fervorosa hanno messo in più larga circolazione, e che il Concilio ecumenico ha grandemente onorato, dedicandole espressamente il capo secondo della Costituzione sulla Chiesa; e l’espressione è questa: Popolo di Dio.

Il vostro numero, la diversità delle vostre origini, delle vostre età, delle vostre condizioni sociali, e nello stesso tempo l’identità della fede e dei sentimenti, che qui vi riunisce, Ci dànno un’immagine visiva, quasi un campione, di quell’immensa comunità spirituale e sociale, a cui compete questo titolo glorioso: Popolo di Dio. Voi siete Popolo di Dio. Vengono alla mente le parole del re Salomone a Dio: «Ho visto con grande letizia il tuo popolo qui radunato» (1 Par. 29, 17).

Non è che questo titolo sia di recente invenzione. Esso ha una storia; anzi sua è la storia sacra, la storia della salvezza, perché l’uso di questo appellativo risale all’antico Testamento, e ci attesta il disegno di Dio sull’umanità. Dio salva gli uomini svolgendo un piano storico e collettivo; dapprima facendo d’una frazione della moltitudine umana un popolo, il suo popolo, una comunità nazionale, tenuta insieme da due coefficienti: la discendenza etnica, cioè il sangue, e l’obbedienza religiosa al patto instaurato fra Dio e quella comunità. Poi Gesù Cristo instaura un nuovo patto, trasferendo il titolo di Popolo di Dio alla comunità da Lui fondata, la Chiesa, che ha il suo principio d’unità non più in un vincolo razziale, ma in un vincolo spirituale e soprannaturale, costituito dalla fede in Cristo vivificata dalla grazia, dalla carità. Soltanto il rapporto religioso con Cristo è costitutivo della società, che da Lui deriva ed in cui Egli vive.

Che cosa risulta da questa grande innovazione portata da Gestì Cristo rispetto al Popolo di Dio? Risultano due conseguenze: che il principio unitivo del Popolo di Dio è squisitamente e solamente religioso; vitale però, ed operante una misteriosa simbiosi, che fa della moltitudine un solo corpo; l’unità è la definizione essenziale del Popolo di Dio; è la perfezione a cui deve continuamente aspirare. «Tutti i fedeli: uno in Gesù Cristo, scrive Bossuet; e mediante Gesù Cristo: uno fra di loro; e questa unità è la gloria di Dio mediante Gesù Cristo, e il frutto del suo sacrificio. Gesù Cristo è uno con la Chiesa, portando i suoi peccati; la Chiesa è una con Gesù Cristo, portando la sua croce» (Lettre IV, Œuvres, XI, p. 114, Paris 1846).

L’altra conseguenza è la varietà di coloro, persone o nazioni, che sono chiamati a far parte del Popolo di Dio. Nessuno è escluso; tutti sono chiamati, a parità di trattamento. Ricordate San Paolo: «Chiunque infatti di voi è stato battezzato in Cristo, si è rivestito di Cristo. Non importa se sia Giudeo o Greco, né se sia schiavo o libero, né se sia uomo o donna. Perché tutti voi siete una cosa sola in Cristo Gesù» (Gal. 3, 28). E fate attenzione: questa diversità naturale dei cittadini del Popolo di Dio, cioè della Chiesa, non è soppressa dall’eguaglianza e dalla comunità che compongono i cittadini in unità nella Chiesa medesima; entrando nella Chiesa ciascuno conserva i propri caratteri personali e naturali; non sono abolite le peculiarità nazionali, psicologiche, culturali e sociali. Il che significa che il Popolo di Dio è composto di tanti tipi umani quanti sono quelli che accettano di appartenervi e di abbracciare la sua legge fondamentale di universale fratellanza. E diciamo inoltre: l’unità del Popolo di Dio non solo non significa uniformità, ma significa rispetto e sviluppo delle note caratteristiche di chi lo compone, mediante un meraviglioso sistema morale psicologico (degno di studio a parte), che bene sa combinare l’ordine comunitario con la giusta libertà dello spirito.

Sarebbe qui da accennare alle prerogative del Popolo di Dio in quanto tale, prerogative sacre ed eccelse, che spesso sono ricordate con le parole famose della prima lettera di S. Pietro: «Voi siete una stirpe eletta, un sacerdozio regale, una gente santa, un popolo redento . . .» (2, 9). E sarebbero anche da ricordare le funzioni e i doveri del Popolo di Dio, quali l’adesione e la testimonianza alla sua fede; e tante altre cose, che, conosciute, meditate e vissute, gioverebbero a formare nella comunità cristiana la coscienza della sua elezione, della sua consistenza, della sua missione e del suo finale destino.

Ma basti l’aver ora riconosciuto in voi, cari Figli e Figlie, dei veri cittadini del Popolo di Dio, perché ne gustiate la fortuna, la dignità, la responsabilità e perché la Nostra Benedizione conforti in voi il proposito d’essere sempre di tale Popolo di Dio, che è la Chiesa, membri coscienti, santi e fedeli.

                                         



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