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PAOLO VI

UDIENZA GENERALE

Mercoledì, 22 settembre 1976

 

Il rapporto basilare tra evangelizzazione e promozione umana

Si parla tra noi d’un prossimo convegno, a carattere nazionale italiano, ma d’interesse generale per la Chiesa, sul tema, ormai tanto discusso, di «Evangelizzazione e promozione umana». Di che cosa si tratta? Si tratta del confronto di due parti fondamentali: dell’attività della Chiesa da una parte; del miglioramento delle condizioni nella società contemporanea dall’altra. È il confronto, che il Concilio, nella sua ampia Costituzione pastorale, nota ormai dalle parole con cui si apre «Gaudium et Spes», ha presentato, fra l’annuncio del messaggio evangelico nel mondo odierno; ed è un confronto così radicale (esso rivela subito, dalla sua enunciazione, un dualismo oggi accentuato: Chiesa e mondo), così esteso, così grave ed incalzante, da mettere subito in evidenza un’enorme quantità di problemi, che coinvolgono tutta la vita della Chiesa, di cui noi ora soltanto ci occupiamo, anche se essa non è considerata direttamente in se stessa, ma nel modo col quale si rivolge all’umanità, in mezzo alla quale e per la quale essa, segno e strumento di salvezza, si trova a vivere. Fra le quattro note, che caratterizzano la Chiesa e ne lasciano intravedere le proprietà essenziali: unità, santità, cattolicità, apostolicità, quest’ultima nota è presa particolarmente in esame, l’apostolicità; ed anche questa considerata più che nella struttura, nella sua funzione operativa e dinamica, quella di annunciare e diffondere il vangelo, calato dal cielo, e introdotto nella storia umana da Gesù Cristo, quella cioè della «evangelizzazione»; possiamo dire con significazione generica, quella della diffusione della fede.

La fede, cioè intesa come la religione cattolica, in quale modo si comunica all’umanità? E imbevuti come siamo di «antropocentrismo», cioè di tendenza a dare all’uomo il primo posto, e per molti l’unico posto nella scala dei nostri interessi, subito ci domandiamo: a che cosa serve la fede? la religione? giova all’uomo, e in quale misura? l’uomo ha ancora immensi bisogni, immensi diritti: la fede, la religione gli è utile, o no? la «promozione umana», come oggi si dice, trae vantaggio dall’evangelizzazione? e quale? e come? Legittimo, doveroso anzi questo utilitarismo, che domina praticamente la filosofia e la politica contemporanea; l’uomo è al centro dei nostri pensieri; ma come considerato? nelle sue necessità della vita temporale soltanto, ovvero nella visione globale e superiore delle sue profonde e specifiche aspirazioni? qual è la vera salvezza dell’uomo? la sua vera felicità? il suo predominante destino? La scienza circa l’uomo, la vera scienza su la nostra vita così si affianca al messaggio del Vangelo, e lo interpella: che cosa mi dài? L’economia, la scienza del benessere ch’è come protagonista nella casa umana, nella cucina specialmente, domanda: dammi del pane; io ho fame!

Quanta forza persuasiva in questa elementare e universale questione! Cristo l’ha ben compresa Lui stesso quando ha moltiplicato, due volte, il pane per la folla digiuna; Egli ha avuto l’intelligenza dei bisogni umani: «chi avrà dato, Egli disse, anche solo un bicchier d’acqua fresca ad uno dei miei piccoli, . . . in verità vi dico non perderà la sua ricompensa» (Matth. 10, 42). E il giudizio finale preannunciato da Lui non si svolgerà forse sulla risposta che noi avremo data alle esigenze delle miserie umane? (Ibid. 25, 21 ss.) Anche la Madonna non ha provocato a Cana il compimento del primo miracolo del suo divino Figliolo con una implorante osservazione di domestica necessità? «non hanno più vino» (Io. 2, 3).

Ma facciamo attenzione: per nostro Signore, che spalanca sopra l’orizzonte temporale il regno dei cieli, i bisogni dell’uomo non sono soltanto economici, né terrestri. Chi disconosce questa superiore destinazione dell’uomo ad un alimento trascendente, la Parola di Dio, ad un regno di Dio, disconosce la sua vera statura, la umilia al livello temporale e materiale e alla fine pregiudica la sua vera salvezza: «Non di solo pane vive l’uomo . . .» (Matth. 4, 4); «cercate prima il regno di Dio e la sua giustizia . . .» (Ibid. 6, 33), ha detto il Signore.

E a questo punto le due finalità dell’uomo, quella spirituale e cristiana e quella secolare ed areligiosa sembrano attestarsi su contrastanti posizioni, che spesso nella storia hanno motivato gravi opposizioni, talora con espressioni oppressive e persecutrici da parte di quella armata di potere e di forza contro quella difesa soltanto da posizioni spirituali e da ragioni soprannaturali. Nella convivenza d’una stessa società (Cfr. Epistola ad Diognetum, V) due concezioni di vita si sono pronunciate, sotto certi aspetti irriducibili, ma provvidenzialmente distinte («date a Cesare . . . date a Dio») (Cfr. Matth. 22, 21), ma difficilmente equanimi e concordi. Una discussione secolare è derivata da questo dualismo, per sé liberatore per ambedue le tesi (Cfr. FORNARI, Vita di Gesù Cristo, vol. II, c. X, pp. 501 ss.), ma di non facile osservanza nei suoi debiti termini. Facendo la storia di questo instabile equilibrio fra Vangelo e mondo, fra Chiesa e Stato, se ne dovrà forse riparlare (Cfr. PAPAE GELASII Epistola Famuli nostrae pietatis ad Imperatorem Anasthasium, a. 494: DENZ.-SCHÖN., 347; S. AUGUSTINI De Civitate Dei, 19, c. 7; LEONIS XIII Immortale Dei: DENZ.- SCHÖN., 3168 ss.; etc.).

Quello che in questo fuggevole cenno importa notare è la tesi basilare della Costituzione Pastorale citata «Gaudium et Spes», in ordine al tema che ora ci interessa, e cioè il rapporto fra l’Evangelizzazione e la promozione umana; tale tesi riguarda non l’opposizione radicale, ma piuttosto la complementarità fra queste due forme fondamentali della nostra attività, e cioè la funzione civilizzatrice dell’evangelizzazione, la quale parimente può essere favorita dalla promozione civile, senza che né l’una né l’altra diventi strumento finalizzato a proprio prevalente vantaggio.

Questioni grandi, questioni vive. Prepariamoci a meglio conoscerle, per sapervi dedurre luce e risolverne la problematica nella nostra vita cristiana. Con la nostra Apostolica Benedizione.

Al gruppo di studiosi partecipanti alla XXIV Settimana Biblica Nazionale

Un saluto paterno e affettuoso a voi, Professori e studiosi di Sacra Scrittura d’Italia, che con fedele appuntamento siete ritornati a Roma a celebrare la vostra XXIV settimana biblica nazionale.

Quanto vorremmo intrattenerci con voi per dirvi tutto l’interesse e l’apprezzamento che nutriamo per il servizio che rendete con lo studio e con l’insegnamento alla Chiesa, e più ancora per meditare insieme sul tema della vostra settimana di studio: «Evangelizare pauperibus». Argomento ricco e stimolante che coinvolge aspetti essenziali della missione di Gesù e della Chiesa, dirigendo l’attenzione sia ai destinatari del Vangelo (i «poveri» con tutta la gamma di significati e di esigenze che tale parola contiene nelle Sacre Scritture), sia all’annuncio stesso che viene offerto «non in parole soltanto ma con potenza e Spirito Santo e pienezza grande» (1 Thess. 1, 5), sia al modo di trasmetterlo e comunicarlo in maniera «degna di Dio che ci chiama al suo regno e alla sua gloria» (Cfr. Ibid. 2, 12).

Nella scelta di questo argomento avete guardato opportunamente alla coscienza odierna della Chiesa e, ubbidendo alle istanze dell’ora, unite la vostra voce qualificata a quelle che a tanti livelli oggi s’interrogano sul significato e sui contenuti dell’evangelizzazione e sui nessi che la uniscono con la promozione umana e con «la speranza di cieli nuovi e di terra nuova» (Cfr. 2 Petr. 3, 13; Apoc. 21, 1).

Ebbene a voi studiosi ed esperti di Sacra Scrittura diciamo che il vostro contributo in questo campo è quanto mai importante: avete il compito di enunciare e spiegare con lucidità e rigore, sotto la guida del Magistero ecclesiastico, la parola dei testi sacri, tenendo lontano il verbo evangelico da storture ermeneutiche e da plessi ideologici estranei e fuorvianti, affinché il messaggio di Gesù sia presentato agli uomini in tutta purezza e fecondità. Siate servitori fedeli della Parola che vi è affidata, amministrandola «non quasi hominibus placentes sed Deo qui probat corda nostra» (Thess. 2. 4).

Queste brevi parole vi dicano con quale affetto e partecipazione guardiamo ai vostri lavori, o carissimi, mentre su voi e sul vostro lavoro con cuore paterno impartiamo l’Apostolica Benedizione.

Al pellegrinaggio della parrocchia romana di «S. Lino Papa» al Forte Braschi

Salutiamo ora la folta rappresentanza della Parrocchia romana intitolata a «San Lino Papa», al Forte Braschi. Diletti figli, ricorre domani il XIX Centenario della morte del santo Pontefice Lino, vostro Patrono. Questa fausta ricorrenza si collega con quella, ormai prossima, del ventennale di fondazione della vostra Parrocchia. Siamo certi che la duplice solenne ricorrenza offrirà al parroco, ai sacerdoti suoi collaboratori e a voi tutti, fedeli sensibili agli inviti dello Spirito, l’occasione propizia per opportune iniziative intese a stimolare un rinnovato fervore di operosa vita cristiana, in comunione di intenti col Papa, che è il fondamento perpetuo e visibile dell’unica Chiesa di Cristo. Conforti i vostri generosi propositi la Nostra paterna Benedizione.

Ai partecipanti al Congresso dell’Unione Internazionale dei Servizi Medici delle Ferrovie

Nous saluons avec joie les membres de l’«Union internationale des Services médicaux des Chemins de fer» réunis en Congrès à Rome. Le thème de vos réflexions, chers amis, «les handicapés et l’industrie ferroviaire», est un bon exemple du souci de l’humain qui devrait imprégner toutes les activités, même les plus techniques. Jamais, en effet, on ne peut sacrifier l’homme au rendement, à la productivité. Nous vous félicitons d’avoir le souci de ceux qui seraient facilement, laissés de côté, Nous souhaitons que vous trouviez dans cette ville de Rome qui abrite votre Congrès, en même temps une merveilleuse leçon de véritable humanisme, et aussi un approfondissement de votre foi, en réalisant mieux ce que les apôtres ont apporté au monde en lui donnant l’Evangile. De grand cœur, Nous vous encourageons, et Nous vous bénissons, vous et vos familles.

Ai pellegrini delle diocesi di Rouen e di Le Havre

Nous voulons adresser aussi un salut tout particulier aux pèlerins des diocèses de Rouen et du Havre, qui sont venus à l’occasion du cinquantième anniversaire de l’œuvre diocésaine du «Blé Eucharistique». Rappelez-vous, chers Fils et Filles, que, selon la parole de l’Evangile, «l’homme ne vit pas seulement de pain». Lorsque le fruit de votre travail devient le Corps du Christ, présent dans l’Eucharistie, demandez au Seigneur de vous donner le pain de l’âme, celui qui nourrit en nous la vie éternelle. De grand cœur Nous vous donnons, ainsi qu’à vos familles la Bénédiction Apostolique.

A gruppi provenienti da Glasgow, da Boston e dal Giappone

To the priests from the archdiocese of Glasgow we bid a warm welcome. We hope that your month of study in Rome Will be of benefit both to yourselves and to those in your pastoral tare. One cari never know enough about Christ and his message. May he enlighten and assist you.
Two of the American pilgrimages have in common a high proportion of members who suffer from physical handicaps: the Boston National Pilgrimage and the Pilgrimage of the Victim Missionaries. You are specially close to the heart of Jesus. The gospels show him devoting particular attention to all the sick. In his name we bless you with deep affection.
Our Franciscan visitors from Japan are a demonstration of the universality of the message of Saint Francis of Assisi. His message is universal precisely because of its endeavour to be a true reflection of the message of Christ. Be faithful to your founder, and you will be faithful to the Lord.

                                 



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