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SANTA MESSA NELLA BASILICA MARIANA DI TRASTEVERE

OMELIA DI PAOLO VI

Domenica, 15 luglio 1964

 

Il Santo Padre saluta i cari figli di Trastevere, tutti i Sacerdoti e i Religiosi, i confratelli; e ricorda loro di esser venuto per due motivi. Il primo e il più importante è quello di venerare la Madonna, in onore della quale essi celebrano una grande solennità, quella che chiamano «de noantri». Il Papa vuole unire il tributo della sua devozione e la sua preghiera alla loro in questa bellissima basilica, uno dei santuari della Madonna più antichi e celebri, più belli e degni di essere frequentati e di accogliere gli atti della devozione specialmente dei Romani, perché, non appena la Chiesa ha potuto lasciare le catacombe, ha abbellito questo tempio, che è poi divenuto così ricco di marmi, di affreschi e mosaici. In esso Gregorio IV eresse la Cappella del Presepio per onorare la Maternità della Madonna e dare una singolare caratteristica alle festività del Natale e del primo dell’anno, in questa parte di Roma.

Qui si custodisce una insigne Immagine Mariana dal bellissimo titolo: quello della Clemenza. Ora si è aggiunta la devozione, nel rione, alla Vergine Santissima del Carmelo, venerata da tutto il popolo, e ben giustamente, perché Maria appartiene come noi al genere umano; ma è l’Immacolata, l’Innocente, la Piena di Grazia.

Noi onoriamo in Lei la Madre di Gesù, e Madre nostra, perché in Gesù Cristo siamo tutti fratelli. E vogliamo rendere alla Madonna questo nostro tributo di amore, di devozione, di fedeltà, di culto, di suppliche, perché in Maria il Signore ha racchiuso tanti privilegi e misteri e l’ha legata alla storia della nostra salvezza e a tutta la vita cristiana rigenerata nel Signore, che in Lei ha la Madre, mentre tutti abbiamo in Maria il modello e la potentissima Interceditrice.

La seconda ragione della odierna visita del Papa è chiarissima. Egli è venuto per salutare i suoi figli, soprattutto quelli di Trastevere, per conoscerli da vicino, per benedirli e dir loro i motivi di questa predilezione. Ha voluto dare ad essi questa preferenza perché celebrano una festa tanto bella, alla quale desidera associarsi e perché sono popolo di Roma, e rappresentano la Città con qualche cosa di così genuino, tradizionale, che commuove e affeziona e obbliga ad onorare l’Urbe là dove si presenta più caratteristica e più fedele a se stessa.

Quanti, infatti, vengono a Roma dicono che per conoscerla bisogna passare per Trastevere. Il Papa, quindi, vuole onorare in coloro che ora lo circondano l’intero Popolo Romano; e perciò i Suoi saluti vanno anzitutto agli ecclesiastici: i Signori Cardinali, il Vicegerente, i Vescovi Ausiliari del Cardinale Vicario, gli Officiali del Vicariato, che è espressione del governo pastorale di Roma, ed al quale desidera tributare pubblicamente l’assicurazione della propria stima, del desiderio di renderlo sempre più onorando ed efficiente, di essere sempre vicino alle sue cure, fatiche, difficoltà; e, ringraziando per tutte le premure pastorali, invoca sulle persone che lo compongono e sui programmi di apostolato una particolare benedizione.

Trastevere è pure un giardino di comunità religiose e di istituzioni sacre, di scuole che anche il Papa ben conosce per aver celebrato in anni trascorsi, la Messa domenicale in piazza Mastai. A tutti i Sodalizi cattolici, dunque, un pensiero e una benedizione speciale. Egli, inoltre, vuole salutare le autorità civili, e gli altri enti. C’è nel rione il Ministero della Pubblica Istruzione - sul quale invoca l’assistenza dello Spirito Santo. Ringrazia, poi, i bambini per il loro saluto e benedice in essi tutti i loro coetanei di famiglia, di scuola, di speranza, tutta la gioventù di Trastevere.

Con la fanciullezza e la gioventù, i lavoratori che si guadagnano la vita con le proprie fatiche. Portino essi alle loro case questa benedizione, si sentano presenti al pensiero del Papa, che li ama, e formula fervidi auguri per la loro prosperità anche materiale e temporale. Il Santo Padre vorrebbe che tutta l’opera di bonifica che si sta facendo per le case fosse completata. Come sarebbe ancor più attraente Trastevere il giorno in cui le sue vie ponessero in evidenza i monumenti storici, di arte e di pietà, dei quali è ricco e che rendono questa zona preziosa, splendida e degna di chi studia la storia e la vita del popolo romano!

Tale restauro prosegua a comune vantaggio in modo da poter dare a tutti una delle cose più indispensabili e più provvide per la vita: la casa, dove la famiglia possa crescere unita, sana e onesta, nella comunione di sentimenti e di azione resa possibile da fiorenti centri di virtù domestiche.

Che cosa può augurare ancora il Papa? Che gli ascoltatori siano Romani, nell’accezione più alta del termine. Se alcuni di essi, forse molti, non lo sono, augura loro di diventarlo; sappiano cioè vivere le tradizioni grandi, gloriose, nobili, umane del Popolo Romano, anche nelle sue virtù naturali, e sappiano incarnare l’intera grandezza e maestà dell’Urbe.

Un romano, un vero romano non può non essere cristiano, cattolico, e il Papa augura che tutti abbiano la propria fede in grande considerazione, superando ogni difficoltà dei tempi. Raccomanda perciò ai carissimi figliuoli di conservare questo tesoro: il più prezioso e necessario alla vita.

Con un pensiero alla Madonna Santissima, esempio e modello anche per la vita di casa, di lavoro, e con l’esortazione ad imitarla nei dolori e nelle gioie per arrivare alla sua stessa mèta, poiché non è solo maestra, ma aiuto nostro, il Santo Padre conclude le sue parole benedicendo tutti i presenti.

                                                                      



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