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MESSAGGIO DI SUA SANTITÀ PAOLO VI
AI PARTECIPANTI ALLA III CONFERENZA
DELLE NAZIONI UNITE SUL COMMERCIO E LO SVILUPPO*

 

Nel momento in cui si apre a Santiago del Cile la terza conferenza delle Nazioni Unite per il Commercio e lo sviluppo desideriamo esprimerle il nostro augurio sincero perché i lavori di questa importante assemblea abbiano esito favorevole e rispondano alle speranze che essi hanno legittimamente suscitato.

Noi sappiamo che a tale auspicio condiviso dagli uomini e dai popoli del mondo intero si unisce la trepidazione per la complessità e vastità dei problemi compresi nel loro ordine del giorno ed anche per la diversità e, talora, la divergenza delle presenti posizioni. Da parte nostra, Noi vogliamo con Lei fare anzitutto affidamento sull’aspirazione alla giustizia e sul senso di fraternità, inscritti nel cuore dell’uomo: due elementi, ai quali codesta Conferenza nel settore che le è proprio, vuole dare occasione di esprimersi con autorità, con maturità e con efficacia.

Certo, la Conferenza, come già a Nuova Delhi nel 1968, si svolge in un contesto internazionale che vede in crisi la moneta, gli scambi ed anche la collaborazione in vista dello sviluppo. Le resistenze, che nascono dagli interessi nazionali, sembrano essere ulteriormente aumentate. Numerose strutture economiche di dominio non sono state corrette dall’accesso dei popoli all’indipendenza politica: la disuguaglianza dei redditi e delle condizioni sociali tende ad accrescersi tanto in mezzo ai popoli, quanto all’interno di certi Paesi.

La vostra Conferenza è consapevole, ad un tempo, dell’importanza e dei limiti degli obiettivi che essa nobilmente persegue. Ella ed i suoi collaboratori sanno bene che né la riforma del commercio internazionale, né il miglioramento dell’aiuto e della cooperazione sono capaci, da soli, di assicurare uno sviluppo più solidale e più umano tra i popoli. In molti casi; le strutture stesse del potere e della decisione debbono essere cambiate in modo da realizzare dappertutto, a livello sia economico e politico, sia sociale e culturale, una più adeguata ripartizione delle responsabilità. Non è forse un’esigenza della giustizia che tutti i popoli, qualunque sia il loro grado di potenza economica, possano effettivamente partecipare a tutti i negoziati di interesse mondiale?

E’ normale che il peso delle grandi Potenze e delle Comunità multinazionali susciti un attesa più viva nei Paesi, che meno partecipano alla ricchezza del mondo. Ma la preoccupazione di codesta conferenza è quella di offrire un punto di incontro, in cui tutte le voci possano farsi sentire nella ricerca della solidarietà tra le nazioni, delle soluzioni realistiche da adottare, e dell’equità nella divisione dei beni della terra.. Non ci è sfuggito che il vostro programma rivolge una speciale attenzione alla sorte dei Paesi meno favoriti tra quelli che sono in via di sviluppo. In realtà è da auspicare che l’UNCTAD si adoperi per abolire i sistemi per i quali avviene che i privilegiati siano sempre più privilegiati, che i più ricchi sviluppino i loro commerci sempre più tra di loro e che l’aiuto internazionale non giovi, spesse volte, che in maniera molto imperfetta alle popolazioni più povere.

A questo proposito, Noi vorremmo che fosse ascoltata la voce dei più indifesi, dei milioni e milioni di uomini, di donne e di bambini, che vivono ai margini dell’economia moderna e sono spesso colpiti dalla malattia, dalla denutrizione, dalle cattive condizioni di alloggio e di lavoro, dalla sotto-occupazione, dall’analfabetismo e da tutti gli altri mali, che impediscono loro di partecipare pienamente ad una vera condizione umana.

Nell’indirizzarLe questo messaggio, Signor Segretario Generale, Noi siamo coscienti delle nostre responsabilità come Capo di una Chiesa universale, che intende camminare con l’umanità e condividerne la sorte nel corso della storia. La Dichiarazione del recente Sinodo dei Vescovi conferma una tale preoccupazione e chiama tutti ad impegnarsi nel servizio per una maggiore giustizia, sia nell’ambito delle Comunità nazionali, sia sul piano internazionale. Voglia essere sicuro che tutti i Cattolici e tutti gli uomini, che condividono la nostra comune aspirazione verso un mondo più giusto, seguiranno i loro lavori, nella persuasione che oggi, in parte, la pace del mondo è nelle loro mani.

Mentre invochiamo su quanti si riuniranno a Santiago per partecipare alla Sessione dell’UNCTAD l’abbondanza delle benedizioni divine, preghiamo l’Onnipotente di assistere e di favorire i loro lavori a beneficio di tutta quanta l’umanità.

Dal Vaticano. 7 aprile 1972, nono del Nostro Pontificato.

PAULUS PP. VI


* L'Osservatore Romano 15.4.1972, p.1, 2.

 



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