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LETTERA DI PAOLO VI
A MONSIGNOR FRANCO COSTA

 

Al venerabile Fratello Monsignor Franco Costa Arcivescovo titolare di Emmaus.

Le siamo vicini con particolare affetto in quest’ora della sua vita, in cui Ella, con esemplare «sensus Ecclesiae», lascia a più giovani energie l’incarico di Assistente Generale dell’Azione Cattolica Italiana, dopo lungo tempo e grande lavoro spesi in questo campo di vasta responsabilità.

Noi L’abbiamo seguita sempre con particolare benevolenza, fin da quando, per l’indimenticabile ministero che svolgevamo nella Federazione degli Universitari Cattolici Italiani, ci incontrammo con Lei, giovane militante laico di quella associazione nella sua nativa Genova; abbiamo visto il fiorire della sua vocazione sacerdotale, e gioito per la fecondità del suo ministero, che si esplicò principalmente a beneficio della menzionata Federazione, prima come Assistente diocesano, quindi come Vice Assistente Centrale, più volte riconfermato dal Nostro Venerato Predecessore Pio XII, e da Lui nominato quindi Assistente Centrale: e abbiamo perciò associato abitualmente la sua immagine a quella, tanto a noi diletta e a noi strettamente legata, di quelle schiere giovanili, chiamate ad una ferma e gioiosa testimonianza di fede e di apostolato negli Atenei, e poi nel mondo della cultura e dei vari campi professionali. A giusta ragione Papa Giovanni XXIII di v. m. volle darle un’alta prova della sua stima, chiamandola a reggere la diocesi di Crema. E noi, dovendo affidare a mani esperte e fide la cura spirituale dell’Azione Cattolica Italiana, pensammo all’antico amico e collaboratore, al sacerdote zelante, al vescovo illuminato, che da molto tempo apprezzavamo.

Troppo bene, pertanto, La conosciamo per doverci dilungare in questa occasione, che richiama all’anima l’onda dei ricordi.

Le diciamo unicamente, «in nomine Domini» e con tutto il cuore : Grazie! Grazie per aver cooperato con noi, e con la sacra Gerarchia in Italia, nel guidare l’apostolato dei laici sulle difficili vie della disponibilità, della generosità, della collaborazione franca e responsabile, secondo le linee tracciate dal Concilio Ecumenico Vaticano II; grazie per aver dedicato le migliori energie della sua vita, in tappe di crescente onere e difficoltà, a sensibilizzare sempre di più il laicato cattolico italiano nei suoi vari impegni nella società, nella patria e nella Chiesa; grazie per l’assiduo servizio prestato in tale settore, che ci sta tanto a cuore, e per aver condotto avanti sempre bene i compiti a Lei affidati. Il Signore ricompensi con l’abbondanza dei suoi doni i meriti acquisiti in questi anni di continua donazione alle necessità delle anime nell’ora presente, senza mai pensare a se stesso; e sia a Lei di conforto la coscienza del dovere fedelmente compiuto.

Sappiamo di poter contare ancora su di Lei, perché Ella continuerà, sia pure in altra sede, a mettere a disposizione dell’Episcopato italiano i suoi talenti e la sua esperienza, per lo studio dei sempre nuovi problemi in campo sociale; Ella darà il suo contributo prezioso, come finora, anche alla Santa Sede, nei Dicasteri della Curia Romana, di cui fa parte; e la sua opera instancabile non subirà perciò soste.

In questo nuovo periodo, che si apre alla sua esistenza sacerdotale, noi L’accompagniamo con la nostra preghiera, e siamo lieti d’impartirle la nostra Benedizione.

Dal Vaticano, 17 ottobre 1972, decimo del nostro Pontificato.

PAULUS PP. VI

 



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