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LETTERA DEL SANTO PADRE  PAOLO VI,
FIRMATA DAL CARDINALE VILLOT,
AL CARDINALE SEBASTIANO BAGGIO,
PRESIDENTE DELLA PONTIFICIA COMMISSIONE
PER LE MIGRAZIONI E IL TURISMO

 

Signor Cardinale,

Il Santo Padre ha appreso con soddisfazione le notizie riguardanti l'importante Convegno sull'«Educazione al Turismo» - organizzato dal competente Ufficio della Conferenza Episcopale Italiana -, il quale ben dimostra il valore delle esigenze spirituali e delle istanze culturali in ordine ad una sana fruizione del turismo. È questo, come si suol dire, un fenomeno «di massa», e rappresenta certo una delle principali componenti del tempo libero che, specialmente nel mondo occidentale, è in continuo aumento.

Altra ragione di compiacimento deriva dal fatto che, con questo stesso Convegno, si conferma la disponibilità dei partecipanti nei confronti della Gerarchia Ecclesiastica, la quale li ha scelti come Delegati Nazionali per assolvere, sotto la sua responsabilità, i compiti previsti dal Motu Proprio Ecclesiae Sanctae (Ecclesiae Sanctae, 9), onde favorire l'animazione, l'aggiornamento ed il coordinamento della Pastorale del Turismo da parte delle varie Conferenze Episcopali (Cfr. Direttorio, Peregrinans in terra, 15). E poiché il menzionato fenomeno assume ormai dimensioni «quasi planetarie», come Sua Santità accennò al Congresso Mondiale su «I lavori spirituali del Turismo» (Cfr. AAS 59, 1967, p. 429), appare davvero opportuna e necessaria l'attiva presenza, nel Convegno stesso, della Pontificia Commissione per la Pastorale delle Migrazioni e del Turismo: Organismo che il Santo Padre ha istituito presso la S. Congregazione per i Vescovi, mosso dalla sollecitudine per i nuovi e gravi problemi emergenti dallo sviluppo dell'emigrazione e del turismo, ed al fine di assicurare, a quanti non possono godere della normale cura di anime, l'adeguata formazione ed assistenza spirituale (Cfr. Apostolicae Caritatis: AAS 62, 1970, pp. 193.197) cui, come battezzati, hanno diritto.

Sua Santità desidera pertanto rivolgere ai convenuti alcune paterne raccomandazioni, nella certezza che esse troveranno piena e meditata rispondenza nella loro attività di Delegati. Se ogni Vescovo è garante della fede nella sua Chiesa particolare nella misura in cui, in comunione col Corpo Episcopale, è unito al Successore di Pietro, si può dire - per legittima analogia - che i Delegati delle Conferenze Episcopali debbono costantemente ricercare ed offrire una collaborazione premurosa e fedele alla Commissione Pontificia. Questa, infatti, ha una specifica missione di servizio che, lungi dal diminuire le funzioni dei singoli, tende a rafforzare e confortare, in concordia di intenti e sulla base di più vaste e valide esperienze pastorali, il lavoro di ciascuno, favorendo un impegno comunitario e specializzato. Sono molti, d'altra parte, gli Europei che, come turisti o operatori turistici, si recano in altri Continenti: di qui l'importanza di un'illuminata e prudente coordinazione pastorale che la Commissione può assicurare, grazie alla visione generale che essa ha non solo del fenomeno turistico e delle sue incidenze religiose e morali, ma anche e soprattutto della Chiesa e delle diverse situazioni nei vari Paesi.

Da questo punto di vista, cotesto «Symposium» sarà veramente tempestivo, se favorirà una più efficace attuazione dell'ufficio di Delegati nell'ambito delle rispettive Conferenze Episcopali, al servizio dei Vescovi e per il bene del Popolo di Dio, ad essi affidato. Ciascuna Diocesi, infatti, non può non dedicare la sua cura al fenomeno sociale in questione, perché esso investe e profondamente modifica la mentalità e il costume degli uomini di oggi, sicché la pastorale del turismo non è che «una componente ordinaria della pastorale diocesana» (Cfr. Direttorio, 18), sia nelle Chiese da cui le persone partono, sia nelle Chiese ove esse soggiornano, o lavorano o transitano: nelle prime prevarrà il compito di formare spiritualmente turisti ed operatori turistici, affinché dappertutto sappiano presentarsi quali «araldi itineranti del Cristo» (Apostolicam Actuositatem, 1 4); nelle altre prevarrà l'aspetto della funzionalità delle parrocchie, e soprattutto l'educazione a quell'«attiva ospitalità», che il Concilio Vaticano II ha raccomandato (Ibid. 11). Il Sommo Pontefice confida che, grazie all'impegno generoso dei partecipanti al Convegno e grazie altresì alle proficue discussioni, svoltesi in questi giorni, le norme conciliari e le direttive, che la Sede Apostolica ha a più riprese indicato, troveranno nelle Chiese particolari la più diligente e concreta applicazione, sì da rispondere alle attese dei sacri Pastori.

A tal fine gioverà non poco il carattere squisitamente spirituale che il Convegno stesso riveste: si è voluto infatti, con esso, celebrare insieme l'Anno Santo per lucrare insieme il dono dell'Indulgenza giubilare. È questo un evento ecclesiale che ben si intreccia con l'argomento stesso del Convegno: c'è una forma di turismo religioso che si è sviluppata e continua in questo «tempo di salvezza». Tale coincidenza suggerisce, perciò, un sincero augurio: che il lavoro compiuto possa uscire intimamente arricchito dalla salutare esperienza, personale e comunitaria, fatta in questi giorni, e fruttifichi per il bene della Chiesa e dell'intera famiglia umana.

Con tali sentimenti e voti il Vicario di Cristo imparte di gran cuore la propiziatrice Benedizione Apostolica.

Mi valgo volentieri della circostanza per confermarmi con sensi di profonda venerazione

dell'Eminenza Vostra Reverendissima
Dev.mo in Domino

GIOVANNI
Card. VILLOT
Segretario di Stato



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