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DISCORSO DI PAOLO VI
AI LAVORATORI E AI GIOVANI DELLA «PACE» DI BRESCIA

Domenica, 15 settembre 1963

 

LE MOLTEPLICI ATTIVITÀ DI UN GENIALE SACERDOTE

Anche quest'oggi - incomincia Sua Santità - una udienza molto numerosa e composta. Non è più possibile, proprio per difetto di tempo, distinguere l’uno dagli altri gruppi, mentre sarebbe anche per il Papa un grande piacere poter dare tempo e conversazione a ciascuno dei gruppi che intervengono. Piacerebbe anzi a Lui poter sostare con ogni persona, con ogni anima, con ogni cuore; poter dire a tutti, chiamandoli per nome, il suo affetto, e dare a ciascuno la benedizione. Ma, se si mettono insieme le persone e i gruppi, non è certo per diluire o dimenticare la dignità e personalità dei singoli, bensì per aumentare la carità. Sarà così per tutti un vero conforto il sentirsi circondati da altri, che non ci si aspettava di incontrare se non qui, punto di incontro da tutti gli angoli della terra.

Ed ecco una particolare menzione per quei gruppi che sono stati segnalati.

Il primo è caratteristico. Perché? Intanto esso ha, come capo, Padre Ottorino Marcolini, della Congregazione dell’Oratorio, molto noto per il gran bene ed apostolato da anni svolto. I cari uditori non devono credere che il Santo Padre indulga alla amicizia esistente, ormai da quarant’anni, con questo Sacerdote. È suo coetaneo, ha studiato qualche tempo insieme con lui, ed entrambi hanno frequentato le stesse istituzioni di buona attività; infine hanno percorso i sentieri della assistenza agli studenti. Padre Marcolini ha frequentato le università di Padova e di Milano. Dopo aver conseguito la laurea in ingegneria ed architettura, è divenuto sacerdote: e così la consuetudine con il futuro Papa divenne sempre più intensa, sino a trasformarsi in salda amicizia.

Orbene, il religioso conduce oggi dinanzi al Santo Padre una composizione di attività degne di lui: non per nulla è architetto, e questa professione, si sa, raggiunge le migliori combinazioni. E dapprima un gruppo delle Istituzioni dei Padri Filippini di Brescia, intitolate alla Pace. Il più cordiale saluto di Sua Santità a questa fiorente e benemerita Famiglia Filippina, e a tutti i giovani e le opere che vi fanno capo, e ne ricevono tanta animazione cristiana.

Poi vi sono le B.I.M. Che cosa sarebbero? La sigla si traduce, letteralmente . . .: «bande irregolari Marcolini». Ma questo titolo peggiorativo - vuole subito spiegare il Santo Padre - dice invece che chi compone questo sodalizio, come chi lo ha promosso, sono bravissima gente. Si tratta di ottime compagini di operai e di maestranze che, dall’inizio del dopoguerra, fanno campeggi sulle Alpi, ed affermano la loro amicizia in belle giornate di svago, di preghiera, di spiritualità. Adunque è più che giustificato il particolare saluto del Pastore Supremo.

V’è poi il gruppo notevole di ottime rappresentanze delle Officine Meccaniche di Brescia, della O.M. Anche a questa cospicua famiglia di industrie bresciane, collegate con tutta la rete della produzione automobilistica italiana, il Santo Padre si sente legato da molteplici ricordi, sin dall’origine dell’azienda. Pertanto il Suo più cordiale benvenuto.

E finalmente un altro gruppo, sempre fra le categorie del Padre Marcolini. Si tratta dei volenterosi costruttori di villaggi per famiglie del popolo. L’iniziativa venne dallo stesso sacerdote ingegnere, e si è così bene affermata da essere ormai giunta a una settantina di gruppi di costruzioni, sorte presso centri abitati intorno a Brescia. Cinque o sei furono proprio costruite con le mani e col cuore del promotore: per le altre venne la generosità di altre persone meritevolissime, che hanno così contribuito a dare una casa a chi ne ha maggiore bisogno: il che vuol dire assicurare il riposo, l’ordine, la visione serena della vita civile e anche della vita spirituale. Di qui tutta la compiacenza e il vivo incoraggiamento del Padre delle anime.

PROVVIDA E CONFORTANTE INIZIATIVA

La rassegna si arricchisce: sono qui ben milleduecento studenti del Concorso «Veritas».

Carissimi, - riportiamo le parole del Santo Padre come le abbiamo potute raccogliere - questa vostra presenza e gli applausi e la vivacità con cui vi esprimete, mi toccano profondamente. Anzitutto perché mi conferma la gioia che io provavo tutti gli anni nell’incontrarmi con i vincitori del Concorso «Veritas» della Diocesi di Milano, in una delle più belle adunanze che il sacro ministero mi poneva davanti. Ricordo la sala del Conservatorio gremita di duemila studenti, vincitori delle gare, sui centomila che in tutta l’arcidiocesi, partecipavano alla splendida competizione. Ora la gioia si rinnova e si accresce.

Sono veramente lieto di poter dire una parola a chi ha promosso una iniziativa tanto provvida e benedetta. Fu una ispirazione bellissima, che ha fatto fiducia alla gioventù italiana, poiché propone ai gruppi delle nostre scuole uno studio supplementare di Religione: studio volontario, con esami, concorsi e con una ripetizione annuale: il che costituisce qualche cosa di veramente straordinario. Sono molto grato verso coloro che promuovono un così alto bene, e vorrei che a tutti i sacerdoti, maestri, professori, presidi, che favoriscono il Concorso «Veritas» giungesse la mia parola di plauso, di ringraziamento e di benedizione.

Ma poi ai diletti giovani, in modo speciale, l’elogio paterno.

Quando si parla con i giovani c’è quasi sempre una specie di timore: saremo capiti? quale eco si avrà da essi?

UNA TESTIMONIANZA MERAVIGLIOSA

Voi siete magnifici, perché avete corrisposto in una maniera forse superiore a quanto si poteva aspettare. Voi date una testimonianza meravigliosa della gioventù italiana, delle nostre scuole, sia di quelle statali, sia di quelle dipendenti dalla autorità ecclesiastica. Voi mostrate una sapienza, un’intelligenza, un intuito, che veramente fanno onore. Cioè: voi capite, quasi per divinazione propria della vostra età, l’importanza incalcolabile della scienza religiosa. Comprendete che questa è una disciplina differente dalle altre. Si può ignorare questo o quel ramo dello scibile e restare uomini, bravi, onesti; e restare capaci di vivere bene. Non si può, al contrario, ignorare la Religione, volendosi mantenere realmente al livello segnato dalla statura umana, dalla prerogativa cristiana.

Voi avete compreso tutto ciò: e la nota che vi fa maggiormente onore è che spontaneamente, volontariamente, date rispondenza all’invito di questo Concorso.

Bisogna davvero saper leggere nel cuore della gioventù italiana, che possiede questa capacità e spontaneità. Forse talvolta gli educatori, gli insegnanti, i sacerdoti, gli stessi genitori non fanno abbastanza credito alla capacità di comprensione, dono, generosità, portata anche fino all’eroismo, che la gioventù italiana ha ancora nell’animo suo. Voi ne date, in questo vostro Concorso, un saggio meritevolissimo di ogni lode; e tanto di più vi spetta per il numero, la perseveranza e anche perché avete vinto una delle maggiori difficoltà della età studentesca, quella di fare un esame in più per rispondere alle regole del Concorso. Siate tutti, carissimi, ringraziati. Vorrei che voi, i migliori, i premiati, aveste la bontà di dire ai vostri condiscepoli e ai maestri la gratitudine, la compiacenza e la stima massima che il Papa ha di questa gara, e l’augurio Suo che essa possa sempre più estendersi a tutte le scuole italiane e costituire, proprio per la scuola italiana, una delle note caratteristiche, che deve essere patrimonio di popolo: quella, cioè, di procurare alla gioventù una formazione religiosa seria, competente, resistente; e non solo attaccata ai libri e alle ore scolastiche, ma soprattutto innestata nella vita presente e futura.

È per questo che l’augurio del Santo Padre si distende agli anni avvenire dei cari giovani: voglia Iddio, con la sua benedizione, rendere efficace il voto del suo Rappresentante sulla terra.

                                  



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