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 DISCORSO DI PAOLO VI
ALL'ASSOCIAZIONE NAZIONALE
CARABINIERI IN CONGEDO

Sabato, 13 giugno 1964

   

Salutiamo Sua Eccellenza il Generale di Corpo d’Armata Giovanni de Lorenzo; Comandante Generale dell’Arma dei Carabinieri; salutiamo Sua Eccellenza il Generale di Divisione con rango di Corpo d’Armata Amedeo Branca, Presidente della Associazione Nazionale dei Carabinieri; e con loro salutiamo le Autorità civili, a cui l’Arma si collega; come pure i Signori Ufficiali, Sottufficiali, i Militari tanto del Corpo, quanto dell’Associazione dei Carabinieri; salutiamo voi tutti, qui presenti, che, riuniti a Roma per celebrare il 150° anniversario della fondazione della vostra Arma, avete voluto renderCi visita, offrirCi lo spettacolo di così numeroso e fervoroso Raduno, ed esprimerCi sentimenti di omaggio, che Ci dicono la nobiltà dei vostri animi non solo verso la Nostra persona, ma altresì verso la religione, e verso il vostro stesso dovere, che da essa prende splendore ideale e virile vigore. Noi vi ringraziamo di una visita che altamente Ci onora e che Ci offre l’occasione per meglio conoscervi, per dirvi la Nostra stima e la Nostra ammirazione, per incoraggiarvi nel compimento del vostro servizio, per dire anche a voi, come a quanti Ci sono figli e fratelli, la Nostra affezione. Vorremmo che di questa foste poi voi stessi forieri ai vostri compagni d’Arma, e specialmente alle vostre rispettive famiglie: dica ciascuno ai propri Cari che il Papa, per mezzo vostro, li saluta e li benedice.

Noi, che militari non siamo e che siamo estranei ad una professione che fonda, come la vostra, nella forza armata la sua caratteristica qualifica, Noi Ci chiediamo la ragione di questa Nostra stima e di questa Nostra affezione, che fanno propria la simpatia e la fiducia, di cui la Nazione vi circonda; e non duriamo fatica a scoprire tale ragione nelle virtù, che in particolare modo distinguono la vostra milizia, come il senso dell’onore, e ancor più quello del dovere, l’obbedienza, la fedeltà, il coraggio, la bontà anche e il sacrificio soprattutto. Esempi, come quelli di Salvo D’Aquisto, non ci sono ignoti, e Ci dicono a quale grado d’eroismo sappia giungere la vostra dedizione all’altrui servizio e all’altrui protezione. Virtù grandi, virtù magnanime, virtù che affondano le loro radici nella più nobile ed umana tradizione romana e nella più connaturata e generosa educazione cristiana, e assurgono in mirabili esempi a dire ancor oggi qual è e quale dev’essere il cuore del nostro popolo.

La vostra milizia ancor prima d’impugnare le armi della forza fisica, si addestra alla conquista e all’impiego delle armi della forza morale; ed è per questo che Noi ammiriamo nel vostro Corpo una scuola di energia personale e collettiva offerta al servizio della società. Ed è questo il secondo aspetto della vostra Arma che Ci piace rilevare ed elogiare; e cioè sia il modo e sia il fine d’impiego della forza interiore ed esteriore che vi caratterizza. Voi usate di questa forza non per l’offesa, ma per la difesa altrui. Voi date prestigio ed efficacia non all’arbitrio particolare, ma alla legge eguale per tutti, voi siete i tutori dell’ordine pubblico, voi i difensori della giustizia, i protettori del cittadino e del popolo, lo scudo e l’appoggio di chi ha bisogno di sostegno e di soccorso. Voi, ancor più che per reprimere e punire disordini e delitti, siete in mezzo alla popolazione per prevenire ogni infrazione all’equilibrio civile e per educare la gente al rispetto della norma comune e alla convivenza ordinata e pacifica. Ebbene, cotesto è ottimo metodo che educa a civica onestà e dà alla vita pubblica una sua dignità e una sua consistenza. Ancor più che il timore, diffonde la fiducia; ed ancor prima di costringere il trasgressore al rispetto del diritto stabilito, agevola a chi lo osserva il beneficio della sicurezza e della legittima azione. Ed è ottimo servizio: quanto più in una società ordinata è garantito il rigoroso rispetto alla legge, e tanto più è salva la libertà e difeso l’onore del cittadino, e quanto più è diffusa la persuasione nel pubblico della vostra presenza e della prevalenza della vostra legittima funzione, e tanto meno si esige ch’essa apparisca e faccia uso di mezzi coercitivi e repressivi.

Così che Noi pure che desideriamo solida e libera la convivenza sociale e alto e forte l’onore del Paese, Ci compiacciamo del pubblico servizio, che voi rendete alla comunità nazionale; e ravvisando in esso l’attuazione nobile e giusta di quella legittima autorità che, come c’insegna la divina parola, viene da Dio, Noi stessi le tributiamo il Nostro rispetto e le imploriamo la divina assistenza.

Sia segno e suggello di questi sentimenti e di questi voti la Nostra Apostolica Benedizione.

    



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