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DISCORSO DI PAOLO VI
ALLE RAPPRESENTANTI DELL’«OPERA IMPIEGATE»

Sabato, 20 marzo 1965

 

Salutiamo ora con particolare espressione di considerazione e di affetto le rappresentanti dell’Opera Impiegate di Roma, Milano e Napoli, riunite in questi giorni in un incontro sereno di anime in questo centro della cattolicità.

Dilette figlie. Vi accogliamo con profondo compiacimento, lietissimi che la vostra venuta Ci offra l’occasione di intrattenerci con voi, e di continuare uno spirituale, amichevole, stimolante colloquio con la vostra benemerita istituzione, a Noi tanto cara, e conosciuta ormai da lunghi anni. Avete infatti voluto amabilmente richiamarci a un corso di Esercizi Spirituali in preparazione alla Pasqua, che tenemmo qui a Roma nel lontano 1929 alla Sezione Impiegate della Gioventù Femminile Cattolica Italiana presso le Religiose del Cenacolo, in via della Stamperia; e bene ancora ricordiamo con commossa consolazione la rispondenza che trovammo in quelle vostre Colleghe di allora, nei primi anni di attività della vostra Opera. Ci ritrovammo poi a Milano nella sede di quella Sezione così attiva, e fervida, e sensibilmente aperta a tutti i vostri problemi; e Ci è caro attestarvi che abbiamo seguito da vicino, con interesse e incoraggiamento per le vostre belle iniziative, quanto la Fondazione milanese compiva di buono, di utile, di interessante per le sue associate.

Ed ora vi abbiamo presenti a questa udienza, dilette Impiegate di Roma, di Milano e di Napoli, accomunate, pur nella notevole diversità di provenienza, in una sola identità di interessi, di aspirazioni, di propositi. L’esiguità del tempo a disposizione non Ci consente di intrattenerci a lungo con voi, come pur tanto vorremmo; ma accogliete queste Nostre parole, seppur brevi e limitate, come espressione di paterna e singolarissima e immutata benevolenza.

Amiamo lasciarvi, a ricordo di questa udienza, come una consegna e un’esortazione: siate unite, spiritualmente fuse e docili e volonterose nell’assecondare le preziose indicazioni dell’Opera, tanto opportune per la vostra vita individuale, intellettuale, spirituale; siate unite nel favorirne le comuni attività, intese all’arricchimento culturale e religioso della vostra anima, all’avvaloramento della vostra professione, al sostegno fraterno dell’amicizia e della simpatia reciproche, come difesa e antidoto di fronte alle asperità della vita, alle difficoltà di un mondo spesso arido e indifferente.

L’omogeneità dell’Associazione, che riunisce le Impiegate delle grandi città, favorisce di per sé questa fusione dei cuori, pur nelle diversità psicologiche e ambientali, che il lavoro di ciascuno può presentare. Partendo da questa base comune, rendete sempre più profondi i vostri legami di stima, di collaborazione e di amicizia, nella stessa felice comunanza di gusti e di interessi; ma soprattutto fondateli, codesti vincoli, in uno sforzo di vera pietà, di partecipazione cosciente all’esaltante vita della Chiesa, di genuina spiritualità liturgica ed eucaristica, che si irradii poi in una solidarietà concreta di amore per quanti, tra di voi, possono aver bisogno di una buona parola, di un consiglio, di un aiuto e, in un raggio ancora più largo, in una testimonianza di operosa carità per chi soffre nello spirito e nel corpo.

L’essere organizzate, come voi siete, può offrire stimoli incessanti alla vostra intelligenza, al vostro buon gusto, alla vostra generosità: sappiateli accogliere, nella docilità alla voce del Maestro interiore, che parla soavemente a chi sa ascoltare nella fedeltà e nell’amore. La Nostra Benedizione vi conforti in questo impegno, e si estenda alle vostre dilette famiglie, agli orizzonti del vostro lavoro, alle sollecitudini della vostra Opera.

                              



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