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DISCORSO DI PAOLO VI
AI PARTECIPANTI ALL'VIII CONGRESSO NAZIONALE
DELL'ASSOCIAZIONE ITALIANA DEI MAESTRI CATTOLICI

Domenica, 19 settembre 1965

 

Salutiamo con molto piacere il più numeroso gruppo di questa sacra assemblea, e cioè i partecipanti all’ottavo Congresso Nazionale dell’Associazione Italiana dei Maestri Cattolici. Sappiamo che questa religiosa celebrazione vuole commemorare il ventennio della istituzione dell’Associazione medesima, e che perciò i ricordi d’un non breve e non inerte periodo della sua vita qua affluiscono per accrescere la pienezza spirituale di quest’ora; vengono alla memoria i primi passi della via dell’Associazione, e Ci piace rammentare la fortuna e l’onore che Noi pure, allora al servizio del grande Papa, amico, protettore e maestro del vostro sodalizio, Pio XII, avemmo di occuparci dei vostri statuti e delle vostre prime attività. Siamo lietissimi di accogliervi ora, dopo vent’anni, e di ritrovare in voi, sempre ardente e fedele, lo spirito delle vostre origini, e di riconoscere inoltre il grande e benefico lavoro compiuto, i meriti conseguiti e le promesse ancora fresche che distinguono le vostre file. Sta bene che insieme ringraziamo il Signore, che ha benedetto le vostre aspirazioni e sorretto le vostre fatiche, che vi ha dato il dono della perseveranza e vi dà ora l’energia del rinnovamento e della speranza. Vogliamo poi compiacerci con chi vi ha guidati lungo il non facile cammino, con tanta saggezza e con tanta dedizione; come vogliamo salutare voi, Maestri e Maestre qui presenti e quanti e quante qui rappresentate, per l’adesione che avete dato e che date alla vostra magnifica Associazione. Vogliamo qui dare un meritato riconoscimento a codesta Associazione.

Essa si attesta fra i migliori reparti organizzati della vita cattolica italiana; essa fa onore alla categoria dei Maestri Italiani, che hanno saputo unirsi in un organismo così sano, così intelligente, così provvido; e torna a vantaggio ed a prestigio della Scuola Italiana, la quale dispone di voi come di una forza ordinata, spontanea, appassionata della missione educatrice della scuola del popolo. Devono essere grati a voi quanti hanno a cuore l’incremento della formazione delle nuove generazioni, quanti pensano e desiderano uno sviluppo pedagogico e didattico conforme ai presenti e crescenti bisogni della società contemporanea, quanti hanno responsabilità nella guida, sia ideale che amministrativa, della nostra Scuola, e quanti, genitori ed educatori, sanno che alle vostre mani i figli della nostra gente sono egregiamente affidati, come quelle che li accolgono con la riverenza sacra dovuta al fanciullo e con l’affezione, la tenerezza, la sollecitudine proprie di chi, come voi, sa la responsabilità della delega a voi fatta dalle famiglie, e sa d’essere, insegnando ed educando, al delicatissimo e degnissimo servizio sia della società civile, che della comunità ecclesiale.

Noi dobbiamo pertanto riconoscere e incoraggiare l’opera alla quale principalmente vi impegnano i vostri Statuti: quella cioè della formazione culturale, morale, spirituale del Maestro. Non si può esercitare un ufficio, svolgere una missione, rispondere ad impegni responsabili senza una accurata, convinta, ideale preparazione e senza un’assidua e sempre ricorrente formazione. La funzione del Maestro lo esige. L’arte del Maestro lo reclama. Il travaglio della vita moderna lo impone. Un Maestro è una guida, un veggente; ha bisogno di avere l’occhio aperto e sperimentato lui stesso, se deve aprire il cammino alle schiere giovanili che gli sono affidate. Il Maestro dev’essere saturo di esperienza umana, non solo subita, ma riflessa e pensata alla luce di grandi principii, quali solo la concezione cristiana della vita può dare. Il Maestro dev’essere sempre vigile e sapiente; sempre capace non tanto di ripetere un ritornello didattico, o di far leggere un libro, quanto di cavare dal suo spirito, dallo stile vivo della sua interiore esperienza quel timbro, quella bontà, quell’autorità di parola e di esempio, che da un lato modellano e plasmano senza sforzo coercitivo il fanciullo e lo qualificano discepolo, cliente ed amico e figliuolo suo, e dall’altro fanno assurgere l’insegnante alla statura che lo qualifica e lo definisce: Maestro!

Perciò l’opera a cui si dedica soprattutto la vostra Associazione è degna d’encomio e riesce provvidenziale nel contesto delle esperienze a cui è soggetta la vostra professione: essa integra, essa approfondisce, essa ravviva la formazione propriamente culturale; essa ristora, essa rinfranca, essa allieta e conforta le forze morali che l’esercizio professionale facilmente logora e spesso avvilisce; essa infine rischiara e riscalda lo spirito del maestro ponendolo a contatto con le sorgenti della meditazione religiosa e dell’effusione della Grazia divina. È opera, ripetiamo, nobile e provvida, che da sé difficilmente un Insegnante saprebbe procurarsi o altrove cercherebbe.

Anzi Noi pensiamo che codesta formazione possa costituire l’apporto prezioso e originale che il Maestro cattolico può offrire oggi alla Scuola. Gran parlare oggi si fa del progresso scolastico; e saremo fra i primi ad auspicarlo, a promuoverlo ed a benedirlo. E proprio perché vediamo con piacere e con fiducia l’interessamento sia delle Autorità, che dell’opinione pubblica all’incremento della Scuola, Noi facciamo voti che esso non si limiti ad uno sviluppo puramente strumentale e assistenziale, ma che si estenda al campo pedagogico, alla funzione formativa propria della Scuola, all’addestramento alla vita morale e spirituale, senza di che i risultati veramente umani e civili dello sforzo scolastico potrebbero essere di dubbia efficacia e di dubbio valore. Ed ecco allora il merito peculiare del vostro contributo al progresso scolastico: voi offrite alla Scuola Maestri di alto valore morale e professionale; ed è ciò che più conta.

Maestri profondamente e sapientemente educati possono essere Maestri educatori. E ciò precisamente per il felice conseguimento dello scopo che avete prefisso allo studio del presente Congresso; quello cioè di rendere sempre più idonea la Scuola del popolo a preparare una gioventù imbevuta di vero senso sociale e di virtù democratiche, cioè veramente civili, comunitarie, sociali, rispettose non meno della libertà, che dell’ordine spontaneo e cosciente, quale si conviene alla società moderna e fondata sulla concezione cristiana della vita.

Vi auguriamo perciò ogni bene: per le vostre persone, che hanno scelto la sublime missione di servire la Scuola; per le vostre Scuole, che speriamo sempre irradiate dai sereni ed incomparabili ideali del cattolicesimo; per i vostri Colleghi e Colleghe, a cui pure mandiamo il Nostro rispettoso é cordiale saluto; per la vostra Associazione infine, per la quale facciamo voti di sempre nuovi sviluppi, e alla quale, con i suoi Dirigenti e Soci, presenti ed assenti, di cuore benediciamo.

                                              



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