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DISCORSO DI PAOLO VI
AI PARTECIPANTI ALL'XI SETTIMANA MEDICA DEGLI OSPEDALI

Sabato, 2 aprile 1966

 

UNA REALTÀ SOMMAMENTE DEGNA D'ESSERE RICONOSCIUTA E CELEBRATA

Illustri Signori!

Le visite di persone impegnate nelle professioni più alte e più qualificate, rispetto alla vita dell’uomo, come la vostra, Signori Medici, e di persone, nello stesso tempo impegnate negli studi scientifici e negli insegnamenti accademici, suscitano nel Nostro animo un duplice sentimento: di riverenza, di stima, di ammirazione, il primo, che Ci rende quasi timidi ed incerti dinanzi a nomi famosi, a uomini benemeriti, a cultori d’un sapere, a cui Ci sentiamo estranei e tributari insieme; di compiacenza, di interesse, e quasi di curiosità il secondo, per l’occasione rara e felice, che Ci è data, di avvicinare persone tanto sagge e distinte e di allungare uno sguardo sopra un settore della cultura e della vita, che non può non costituire anche per Noi oggetto di appassionata attenzione; è una realtà, quella di cui la vostra scienza e la vostra arte si occupano, sommamente degna d’essere riconosciuta e celebrata anche da chi, come Noi, rivolge la propria attività ad altri aspetti della realtà: voi studiate, voi curate l’uomo, nella sua espressione fondamentale e primigenia, la vita fisica, con tutte le implicazioni ch’essa comporta.

L’uno e l’altro sentimento Ci obbligano ad accogliere la vostra visita come un’occasione fortunata: per conoscervi, per esprimervi la Nostra devozione, per lodare la vostra attività, per godere un istante della vostra presenza e della vostra conversazione, per assicurarvi della Nostra solidarietà nello sforzo comune, sebbene tanto diverso, di procurare il bene d’ogni singolo uomo e della intera società; e poi per dire anche a voi alcune di quelle parole, che dal Nostro osservatorio religioso e morale, non Ci mancano mai per qualsiasi manifestazione dell’essere umano, che venga in Nostro contatto: «Spiritualis autem judicat omnia, l’uomo spirituale giudica ogni cosa» (1 Cor. 2, 15); non foss’altro che il collaudo morale ai vostri intenti ed ai vostri meriti, quale vi può dare un amico pensoso e disinteressato, un pastore di uomini, un vicario di quel Cristo, che per tutti rimane sempre l’archetipo della umanità, il «Figlio dell’uomo», «l’Uomo dei dolori ed esperto del soffrire» (Is. 53, 3). E forse non andiamo lungi dal vero supponendo che proprio la devota e nobile ambizione d’aver da Noi questo corroborante suffragio ha suggerito ai promotori della vostra Settimana Medica degli Ospedali di farci questa graditissima visita e d’inserire nella serietà e nella varietà del vostro programma questo singolare incontro. Ve ne siamo molto riconoscenti, e volentieri vi concediamo ciò che da Noi attendete: il Nostro plauso, il Nostro incoraggiamento, la Nostra Benedizione.

ENCOMIABILI FORME DI PERFEZIONAMENTO COLLETTIVO

Abbiamo qualche altro motivo per esprimervi la Nostra compiacenza per l’omaggio che voi Ci rendete. E primo è quello di fare la conoscenza con la istituzione che vi riunisce e che promuove la vostra Settimana, vogliamo dire l’«Ente Settimana Medica degli Ospedali», presieduto dall’esimio Professore Cesare Frugoni. Ci piace infatti rilevare il fatto associativo che riunisce i migliori e più volonterosi Medici dei nostri Ospedali in un vincolo non tanto esteriore, quanto interiore di conoscenza, di amicizia, di discussione e di studio, procurando così ai Sanitari Ospedalieri Italiani: medici, chirurghi, patologi, pediatri, analisti, radiologi, uno stimolo ed un confronto nell’esercizio, spesso estenuante e monotono della loro provvida attività. Noi abbiamo fiducia in codeste forme di perfezionamento collettivo, di circolazione culturale, di collaborazione scientifica, di emulazione professionale; e vediamo volentieri nel moltiplicarsi di codesti convegni di studio e di discussione un segno di vitalità della cultura ed un fermento di progresso sia scientifico che pratico. Non possiamo perciò a questo riguardo non rilevare che la vostra Settimana è ormai l’undecima, indetta dal vostro Ente; una fedeltà si afferma, una tradizione si delinea, un progresso si compie. Come non potremmo aggiungere ai vostri sforzi il Nostro incoraggiamento e il Nostro augurio di sempre futuri incrementi?

Vorremmo anche notare come codesta attività culturale, che si può dire certamente scientifica, fiorisca nel grande campo ospedaliero, il campo cioè di per sé destinato all’esercizio della medicina, piuttosto che allo studio e all’indagine speculativa. Voi dimostrate così che la pratica della vostra professione non vi rende estranei ai grandi studi, sempre in sviluppo ed in progresso, della scienza medica, non vi lascia paghi dell’empirismo consuetudinario, che può, subentrare in ogni attività, specialmente quando questa è stretta dall’intensità del suo esercizio e obbligata alla ripetizione dei suoi interventi; sì bene tale pratica tiene desta in voi l’attitudine dell’osservazione sistematica, del confronto sperimentale; della verifica scientifica. L’arte diventa scienza. E la scienza sorregge l’arte per le sue migliori e progredienti esplicazioni. Il medico ospedaliero non si contenta di curare, ma ambisce anche studiare, traendo dalla ricchezza delle sue esperienze i dati e le prove per paralleli o successivi raffronti scientifici. Noi pensiamo che anche questa sia via buona per l’onore dei Medici ospedalieri, per la collaborazione fra coloro che insegnano e coloro che esercitano la medicina, per il progresso generale delle virtù sanitarie dell’intera nazione.

DEDIZIONE TOTALE PER LENIRE LE SOFFERENZE

Ci sembra poter trovare conferma a questa Nostra osservazione nel tema, che voi avete scelto per la presente Settimana medica, e cioè la diagnosi. Lungi da Noi la pretesa d’entrare nel merito del tema stesso; ma esso è di natura sua di così elementare e fondamentale importanza che ogni modesto osservatore, anche non medico, ma cliente della medicina, può apprezzare ch’esso sia trattato in sede ospedaliera, come quella che della diagnosi ha costante ed universale bisogno ed alla diagnosi può offrire sempre nuova materia d’indagine e di esperimento. Noi, poi, sempre ponendoci nella posizione di osservatori, possiamo ricordare come specialmente nella fase diagnostica della terapia il medico palesa al paziente ed a chi lo assiste non soltanto la sua abilità professionale, il suo talento clinico, la sua capacità intuitiva della malattia, ma altresì le sue qualità specifiche di professionista votato al suo dovere e la sua sensibilità umana nell’avvicinare la sofferenza altrui. Quando mai la figura del medico a noi profani appare più alta nella sua funzione e più degna del nostro sacro e riconoscente rispetto, se non quando vediamo con quale assorta e sempre nuova attenzione il medico si curva sul suo malato, ripete con sempre scrupolosa esattezza i gesti della sua indagine, dimostra la sua paziente attenzione nella valutazione d’ogni sintomo che gli sia accennato, compie cioè con meticolosa premura il suo esame, e quindi, quando il caso lo meriti, mostra quale riflessione razionale egli faccia seguire all’esame sperimentale? Superfluo per voi, temerario per Noi discorrere dei molteplici e novissimi mezzi di cui oggi la diagnosi dispone; se ne comprende l’immenso interesse scientifico e metodologico; a Noi basta questo accenno all’aspetto morale ed umano dell’arte diagnostica per dirvi quanto stimiamo i vostri studi e quanto plaudiamo ad ogni vostro perfezionamento sia tecnico che professionale nel campo prescelto per tema della vostra Settimana.

SPECIALI VOTI DI EFFICIENTE ASSISTENZA OSPEDALIERA

Non possiamo infine prendere commiato da voi senza confidarvi con quanto rispetto e con quanta vigilante considerazione Noi seguiamo le questioni che oggi riguardano la promozione dell’assistenza ospedaliera, ne comprendiamo l’immensa complessità, ne apprezziamo la grande importanza e ne auspichiamo le più felici e pacifiche soluzioni, lieti Noi stessi se l’organizzazione sanitaria ne riuscirà migliorata e se la professione del medico risulterà tutelata in ogni suo legittimo interesse. Abbiamo poi fiducia che le istituzioni ospedaliere tradizionali, eredi d’un nobilissimo costume cristiano e civile, saranno, nelle riforme legislative che si prospettano, debitamente riconosciute e sorrette; tanto oggi si fa, e meritamente, per la difesa e la conservazione delle opere d’arte, gloria della nazione e patrimonio del popolo: Noi vogliamo sperare che non si farà da meno per tenere in onore, secondo il loro genio umano e spirituale, tante stupende istituzioni di assistenza e di cura, che i secoli hanno tramandato alla presente generazione, indice e fonte d’un’incomparabile dote della nostra gente: la bontà, che la libertà favorisce ed autentica e lo spirito cristiano gentilmente e generosamente vivifica. Voi Medici, forse, ne potete essere buoni testimoni; così ne siate beneficiari e tutori.

E questo è quanto dire quale selva di’ altri problemi avvolge il terreno della vostra attività; alla quale ora fermiamo il Nostro sguardo ammirato, il Nostro augurio affettuoso ed il Nostro benedicente saluto.

                                                       



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