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UDIENZA DI PAOLO VI
AI PARROCI E AI PREDICATORI QUARESIMALISTI DI ROMA

Lunedì, 5 febbraio 1967

 

Salute a voi, cari e venerati Sacerdoti! Salute a voi, ministri della Parola di Dio nella prossima Quaresima! (Quanti siete rimasti? La forma tradizionale della predicazione quaresimale è quasi scomparsa, ma ciò che ne resta è sempre degno d’onore; e ciò che vi succede - predicazioni settimanali, come quella da Noi promossa a S. Maria Maggiore, esercizi spirituali e ritiri pasquali, predicazioni per varie categorie di persone - riprende con efficacia il ministero quaresimale della Parola di Dio, e merita il Nostro pieno incoraggiamento). E poi salute a voi, Parroci e Coadiutori della Nostra diocesi di Roma, ai quali Ci piace rivolgere il Nostro ringraziamento per la vostra opera pastorale e la Nostra esortazione per le cresciute fatiche che il periodo quaresimale e la preparazione pasquale impongono al vostro già grave ministero.

UN INCONTRO MOLTO CARO PER IL VESCOVO DI ROMA

Questo incontro, l’unico in questa forma collettiva che Ci è dato d’avere con voi nel corso dell’anno, è a Noi molto caro. Vorremmo dirvi molte cose; vorremmo ascoltarne qualcuna da voi; ma le troppe cure che incombono sul Nostro ufficio apostolico - voi lo comprendete - non Ce lo consentono. Desideriamo in ogni modo che voi siate, una volta di più, assicurati della Nostra affezione, del Nostro interesse per l’opera vostra, e della Nostra spirituale comunione, quale al vostro Vescovo, al Papa, si addice con i Sacerdoti, a lui collaboratori, con lui solidali nell’assistenza pastorale e spirituale alla diocesi. Per Nostra fortuna, vi è chi Ci rappresenta e Ci sostituisce in questi rapporti col Clero Romano e con i Fedeli dell’Urbe, il Nostro Cardinale Vicario; e Noi sappiamo con quanta sua dedizione, con quanta esperienza e con quanta amabilità egli eserciti tale difficile e delicata funzione; gliene siamo molto riconoscenti; e mentre benediciamo la sua indefessa attività pastorale, a voi la segnaliamo e raccomandiamo, affinché la vogliate apprezzare e assecondare.

I NUOVI ORDINAMENTI DIOCESANI E I RESTAURI AL LATERANO

Dovremmo commentare, a questo punto, il nuovo ordinamento organizzativo dato alla diocesi e al Vicariato; ma sarebbe lungo il farlo, e forse superfluo per voi che già conoscete queste recenti disposizioni. Ci limitiamo a salutare rispettosamente e cordialmente col Cardinale Vicario e Monsignor Vice-Gerente, i Vescovi Ausiliari, a ciascuno dei quali è stata affidata una zona determinata della Città, augurando che a sentire i vantaggi di questa distribuzione di compiti siano primi i Parroci ed i Coadiutori, ai quali, Noi speriamo, sarà più facile l’incontro, il colloquio, la confidenza con il Vescovo della zona, e quindi con l’autorità centrale della Diocesi, nello spirito di maggiore carità ecclesiale e comunitaria, che il Concilio ha inteso promuovere. Al Clero giovane va, a questo proposito, in modo particolare il Nostro pensiero.

Né Ci sembra circostanza da trascurare il prossimo trasferimento di tutti gli uffici del Vicariato nel Palazzo Pontificio del Laterano, restaurato da cima a fondo, con immenso studio e onerosa spesa, in modo tale ch’esso possa ritornare, per quanto riguarda la vita religiosa dell’Urbe, ciò che fu per secoli, prima di Avignone; la sede del governo pastorale di Roma, il Patriarchio dei Papi; e possa così conservare nel Clero e nei Fedeli di Roma vigile ed operante la coscienza della genuina tradizione cattolica e della loro vocazione alla fedeltà, all’esemplarità, al servizio della loro Chiesa, che Cristo volle fosse, per il ministero di Pietro, «omnium Ecclesiarum mater et caput». Riapriremo, anch’esso rigorosamente riparato, il Battistero di S. Giovanni in Laterano; e Noi speriamo, a Dio piacendo, d’amministrarvi per primi il sacramento della fede e della rinascita cristiana. Abbiate caro, fin d’ora, venerati Sacerdoti del Clero Romano, questo complesso meraviglioso di sacri edifici, felicemente rinnovato; e fate che sia il centro, il cuore del continuo rinnovamento della animazione spirituale di Roma cattolica.

LO SPIRITO E LE FINALITÀ DELLA VISITA PASTORALE DI ROMA

Un altro fatto dobbiamo-prevedere parlando del rinnovamento spirituale di Roma; ed è la Visita Pastorale, della quale Noi abbiamo fatto cenno nel discorso tenuto al Sacro Collegio e alla Prelatura Romana, prima di Natale. Sì, la Visita Pastorale: è un avvenimento che riguarda direttamente e principalmente voi, cari e reverendi Parroci, e poi tutto il resto del Clero e della compagine ecclesiastica romana; ecco perché qui ne facciamo menzione.

Perché la Visita Pastorale? Perché è prescritta dalla legge della Chiesa (cfr. can. 343-346); perché non poco tempo è passato dalla Visita Pastorale indetta e fatta eseguire dal Nostro Predecessore di venerata memoria Pio XI; perché nel frattempo molte cose a Roma sono cambiate, a cominciare dalla sua estensione enormemente cresciuta, e dalla sua fisionomia demografica, sociale e morale molto diversa da quella d’un tempo; e perché il Concilio ecumenico introduce nella vita della Chiesa tanti cambiamenti, che esigono questo. atto di presenza di chi ha la responsabilità generale della cura d’anime nel territorio diocesano. Ci proponiamo d’indire ufficialmente la Visita Pastorale dopo Pasqua, in data da stabilirsi, nella Basilica Lateranense, e di affidare l’incarico dell’esecuzione al Nostro Cardinale Vicario, debitamente assistito dai Vescovi, che con lui condividono il ministero pastorale della Città e da altri ecclesiastici debitamente incaricati. Faremo Noi pure talvolta qualche intervento personale, se forze e tempo a ciò basteranno. Noi desideriamo che siano compresi, da voi specialmente, fin d’ora lo spirito e le finalità. Lo spirito è quello della carità pastorale; le finalità sono quelle relative al buon andamento delle comunità e delle istituzioni ecclesiastiche. E perciò la Visita Pastorale non vuole aggravare la fatica di chi è al lavoro nella vigna del Signore, ma piuttosto riconoscerla, sostenerla, uniformarla, incoraggiarla, benedirla; saranno date istruzioni, che non devono mettere alcuno in apprensioni ingiustificate, ma vi confermeranno le linee maestre della vita religiosa, che oggi la Chiesa intende promuovere, e che voi già conoscete, ma che non sono mai abbastanza richiamate e seguite: il culto liturgico, l’istruzione religiosa, la coesione comunitaria, alimentata specialmente dall’incremento delle associazioni cattoliche e dall’esercizio delle opere di carità. Nulla di nuovo, nulla di strano, nulla di difficile; o meglio tutta la novità, l’originalità, la difficoltà della vita ecclesiale, richiamata alle sue forme essenziali e perenni, secondo le prescrizioni direttive del Concilio, sono gli scopi di questa straordinaria impresa della Nostra diocesi.

ASSECONDARE CON SLANCIO L'OPERA DI RINNOVAMENTO DELLA CHIESA

Venerati Parroci e Sacerdoti, sia diocesani che religiosi del Clero Romano: Noi vi esortiamo, nel nome del nostro Signore Gesù, ad entrare nelle intenzioni rinnovatrici della Santa Chiesa, tante volte enunciate in questo periodo postconciliare, con la saggezza e con la generosità che a ciò si richiedono. Non vi lasciate abbagliare dalla ricerca di novità, quasi fine a se stessa, non derivata per logica interna e per consenso e stimolo dell’autorità responsabile dal fondo dottrinale e dalla prassi tradizionale della Chiesa, ma promossa invece per gusto di. eccentricità e di conformismo alla moda di pensiero non ortodosso e di forme profanatrici, penetrata qua e là anche nel recinto ecclesiale; ma nemmeno opponete preconcetta e pigra riserva all’immenso tesoro di insegnamenti e di precetti, che il Concilio presenta all’intelligenza e al fervore della Chiesa; ma studiate piuttosto di comprendere la dottrina, ch’essa ci offre, di assecondare l’opera di rinnovamento ch’essa intraprende. Da voi, Sacerdoti, dipende in gran parte il frutto positivo e benefico del Concilio.

E qui, dove finisce, dovrebbe in realtà cominciare il Nostro discorso, rivolto alle vostre anime piuttosto che alle vostre cose, in una circostanza come questa, nella quale siamo invitati principalmente ad un ripensamento sopra noi stessi. Ma sappiamo di parlare a chi tale ripensamento ha già seriamente compiuto, in occasione dei convegni spirituali per voi tanto opportunamente organizzati, e sempre sta compiendo; e perciò possiamo subito venire alla ben nota conclusione, che possiamo formulare, non già con parole Nostre, ma con quelle sommamente autorevoli del Concilio, quelle che ci ricordano essere la santità per noi Sacerdoti doppiamente obbligatoria, e cioè per la perfezione, a cui lo stato sacerdotale ci richiama e per l’efficacia che dalla santità del ministro deriva al suo ministero. Ecco, fra le tante possibili, una citazione: «. . . questo sacrosanto Sinodo, per il raggiungimento dei suoi fini pastorali di rinnovamento interno della Chiesa, di diffusione del Vangelo in tutto il mondo e di dialogo col mondo moderno, esorta tutti i Sacerdoti ad impiegare i mezzi efficaci che la Chiesa ha raccomandato, in modo da tendere a quella santità sempre maggiore, che consentirà loro di divenire strumenti ogni giorno più validi al servizio di tutto il Popolo di Dio» (Presbyterorum ordinis, n. 12).

Ecco, Figli e collaboratori carissimi, il consueto richiamo alla santità; alla santità propria di chi è rivestito della dignità sacerdotale e deputato alla cura pastorale. Ve lo ripetiamo così semplicemente; forse dovremo riprendere il discorso su tema di così fondamentale importanza. Ma per ora vi basti sapere che in esso si compendia ogni Nostra raccomandazione, ogni Nostro voto, ogni Nostra benedizione.

                                        



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