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DISCORSO DI PAOLO VI
A GRUPPI DI PELLEGRINI

Venerdì, 2 giugno 1967

 

Non vogliamo, diletti Figli e Figlie, che vi manchi in questa occasione una Nostra parola di riflessione e di esortazione. Ed eccola, molto semplice e breve.

A Roma, voi venite a fare visita al Papa. Sapreste dire perché? Per semplice curiosità turistica? Non vogliamo credere che questa sia la ragione che qua vi conduce; voi siete pieni di altri sentimenti che non quelli di visitatori profani. E allora perché? Per la singolarità dell’incontro, che fa pensare a molte cose: alla storia, all’arte, alla posizione del Papa nel mondo, alla Chiesa universale? Noi immaginiamo che questi pensieri siano negli animi vostri; ma crediamo che non siano quelli che determinano e qualificano la vostra visita. Voi venite a visitarci per un interesse religioso, forse indeterminato, ma singolare e profondo. Andiamo a vedere il Papa, che rappresenta il Signore, cioè quel Gesù di cui parlano il Vangelo e tutti i credenti; vogliamo vederlo, e, forse aggiungete in Cuor vostro, vorremmo capirlo. Sì, Figli carissimi, cotesto, Noi crediamo, è il pensiero che qua vi conduce. Ebbene, sì; venendo a Noi, sappiate comprenderci. Perché è vero: il Signore Gesù, non certo per merito Nostro, ma per un suo libero e misterioso e misericordioso disegno, Ci ha messo qui per fare in qualche modo le sue veci. Tremenda cosa per Noi; ma stupenda cosa per voi. Pensate: se voi venite per avvicinare il Vicario di Cristo, voi qui non siete più forestieri, perché Cristo è venuto per tutti, e perché Egli tutti vuole attirare a Sé e tutti vuole istruire, consolare e salvare. Non si ridesta in questo momento la vostra coscienza religiosa? Non viene in evidenza nei vostri spiriti tutto il grande problema della vostra fede? Della vostra adesione a Cristo, alla sua parola, alla sua grazia, alla sua Chiesa?

Figli carissimi, siate davvero intelligenti in questo incontro, e comprendete come esso solleva dentro di voi il grande problema del vostro orientamento spirituale e del vostro destino vitale. Non sentite nascere nei vostri cuori questo impulso: «sì, bisogna essere cristiani; bisogna trovare modo di collegare la propria vita naturale e profana a qualche sentimento religioso e cristiano ben fisso»? Qui ciascuno di voi può afferrare dentro di sé questa verità: anch’io sono chiamato alla fede e alla salvezza di Cristo! E ciascuno di voi può ricordare ciò che ora Noi gli diciamo: non è difficile, non è discordante con la vita profana stabilire un rapporto sincero con Cristo! Cristo è così vicino! Cristo è così umano! Cristo è così mio amico!

Ecco, Figli carissimi: Noi vorremmo dare a voi l’impressione, da ricordare poi come collegata a questa Udienza, che una grande Bontà, un grande Amore è come sospeso sulle vostre teste, come se vegliasse e vi invitasse ad accettarlo ed a corrispondergli un poco, con animo semplice, con animo franco e virile. Siamo tutti chiamati alla scoperta e alla risposta dell’Amore di Cristo!

Ed il Papa che cosa fa? Cerimonie? Decreti? Discorsi? O che altro? Il Papa è qui per essere testimonio e araldo dell’Amore che Cristo ha avuto ed ha per noi. Il Papa vuol ricordare questa grande cosa - mistero nascosto per secoli, la dice San Paolo - che siamo tutti e ciascuno oggetto d’una immensa Bontà, che ha cercato le vie più singolari, le vie più drammatiche - quelle della Croce di Gesù - per avvicinarsi a noi e per liberarci dalle nostre pene e dai nostri peccati e per farci buoni e felici. Pensateci un po’. Anche dopo l’udienza. Per tutta la vita; e prova,te a dire a voi stessi: vi è qualcuno che mi vuol bene, un bene immenso; e questo qualcuno è Cristo. È il Cuore di Cristo. Noi Io solleviamo ora spiritualmente davanti a voi questo Cuore fiammante, come una luce sul sentiero della vostra vita. E se volete guardare al Papa, che siete venuti a visitare, vedetelo appunto in questo atteggiamento, di portatore della luce del Signore, la luce della ardente carità de1 Signore. Ed affinché ve ne resti il ricordo, il beneficio, Noi, a nome del Signore stesso, vi diamo ora Ia Nostra Benedizione Apostolica.

A un pellegrinaggio Brasiliano Sua Santità rivolge particolare saluto.

Queridos filhos do Brasil,

È com a alma cheia de profunda alegria que recebemos em Nossa casa a vossa visita. Sois peregrinos que viestes do Brasil para tomar parte em Fátima nas solenes celebrações do dia 13 de Maio e que agora passais pela Cidade Eterna para render homenagem de filial devoção ao Vigário de Cristo.

Também Nós estivemos na Cova da Iria, naquele inesquecível dia, pedindo ardentemente à excelsa Mãe de Deus e Mãe nossa o grande dom da paz. E lá, descortinando no meio daquela imensa multidão de peregrinos a bandeira da vossa Pátria, por ela erguemos a Nossa súplica para que Nossa Senhora de Fátima proteja o Brasil, principalmente nesta hora em que êle se envereda com tanto entusiasmo pela estrada do progresso.

Ao voltar para a vossa Pátria contai aos vossos parentes e amigos o que vistes e ouvistes em Fátima e dizei-lhes que o Papa os abençõa de todo o coração.

                                         



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